Sciopero a Milano, tra Susanna e Bandiera Rossa

Le piazze italiane bocciano il Jobs Act senza appello. Il leader Fiom, Maurizio Landini, e la numero uno della Cgil, Susanna Camusso, guidano insieme il corteo di Milano.  Fianco a fianco, lanciano un messaggio di unità con un ulteriore affondo alla riforma del governo Renzi. Neppure la mediazione raggiunta all’interno del Pd li convince. “Non ci pare che sia una risposta per mantenere la difesa dei diritti che noi facciamo”, afferma Susanna Camusso dalla testa del corteo Fiom di Milano. “La partita non è assolutamente chiusa.  L’abbiamo già detto e lo ripetiamo non è un voto di fiducia che cambierà il nostro orientamento e le nostre iniziative”. Rincara la dose il segretario Fiom Maurizio Landini, definendo l’intesa come “una presa in giro che serve solo ai parlamentari per conservare il loro posto”. Due orchestrali della Scala di Milano hanno accolto la Camusso sul palco suonando “Oh Susanna” il brano americano diventato negli anni la colonna sonora della corsa all’oro californiana. La Camusso non è stata compiaciuta di questo, diversamente dal classico “Bandiera Rossa” eseguito dai due musicisti successivamente e prima che lei prendesse la parola.  A Landini risponde il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei: ”accanirsi contro la riforma e’ un errore. Penso che lo sciopero vada ripensato”. Interviene anche il vice segretario Pd, Lorenzo Guerini: ”la piazza si rispetta,  ma ascoltiamo anche le sigle sindacali che non ci stanno’. Un concetto ripreso ed esteso anche dal renziano Roberto Giachetti, vice presidente della Camera: ”Rispetto per lo sciopero. Dite a Camusso che vantarsi di farlo per fermare il Paese non è geniale. Il Paese semmai va rimesso in moto”. A Milano i due leader sindacali guidano il serpentone di bandiere rosse che sfila da porta Venezia a Piazza del Duomo. Un corteo assai partecipato, aperto da un iPhone con tanto di gettone telefonico a grandezza d’uomo che fa il verso alla nota battuta del premier Matteo Renzi alla Leopolda. Lo stesso gettone viene indossato da numerosi manifestanti ‘sandwich’, mentre il corteo si snoda nelle vie del centro scortato da un robusto servizio d’ordine della Fiom, che impedisce infiltrazioni, evita disordini come quelli accaduti a Padova, ma ostacola anche il contatto dei giornalisti con i leader sindacali. Unico episodio di rilievo uno scontro in piazza Duomo mentre prende la parola Camusso per la conclusione: volano  un manganello ed una transenna, scoppia un fumogeno e si odono dei fischi, ma la piazza applaude e la leader prosegue indisturbata chiedendo una “patrimoniale” perché “non bisogna avere paura delle parole” e soprattutto “bisogna avere il coraggio di non colpire chi è debole ma chi i soldi ce li ha e non li investe per il Paese”. Arriva anche la eco delle tensioni e degli scontri che caratterizzano gli altri cortei: quello di Padova nel quale rimangono feriti alcuni poliziotti, quello di Roma dove i manifestanti lanciano uova e petardi contro il ministero dell’Economia. Landini lancia anche un ultimatum, con promessa di proseguire la battaglia: “non ci fermiamo ed andiamo avanti fino in fondo, finché non cambieranno le loro posizioni”. Lo si deve sapere,  aggiunge, che abbiamo la forza e l’intelligenza per farlo. Il segretario apre anche agli altri sindacati, che  non hanno scioperato, ed a chi è sceso in altre piazze. “Non scioperiamo contro le altre organizzazioni”, dice rivolto a Cisl e Uil. “Aprite gli occhi,  basta divisioni, andiamo avanti insieme”. Un invito esteso a sindacati di base, studenti ed movimento dei precari, la cui presenza in piazza è, secondo il leader Fiom, “un fatto nuovo”.

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