Tra marce e summit, la pace come la moneta ha due facce

In Italia, con nel resto del mondo il conio del pacifismo ha due facce, proprio come una moneta di una qualsiasi valuta economica. Da un lato c’è chi marcia e manifesta per il raggiungimento della agognata pace in Medio Oriente e chi, invece, lavora di fino sul fronte diplomatico per raggiungere il tanto atteso obiettivo. Entrambe le cose concorrono alla determinazione dell’importante valore dei valori. Ma il rapporto non è certo biunivoco. Se da un lato, con le sole marce senza trattative non si raggiunge lo scopo, dall’altro, ovvero, con la mediazione politica, anche senza manifestazioni, la pace la si può raggiungere. Una pace, quella delle ultime ore, che Papa Leone XIV, ha invocato come “giusta”, per il momento assume il nome di tregua. Pace o tregua che la si voglia chiamare significa essenzialmente una sola cosa, ovvero la cessazione delle ostilità in quello scorcio di mondo dove per i credenti di tante religioni tutto nacque. Un appuntamento con la storia che tra poche ore verrà suggellato all’ombra delle Piramidi e sotto lo sguardo millenario delle Sfingi. La domanda, al momento, è una ed è quasi automatica. Sarà duratura come i simboli del Paese dei Faraoni? Del resto il territorio interessato sin dalla notte dei tempi, come dimostra la narrazione cinematografica del Kolossal Ben Hur, quando in quel lembo di terra convivevano i beduini mussulmani con gli ebrei farisei, sotto lo sguardo attento e di parte che allora si chiamava Impero Romano, oggi, invece, USA

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