Riforma senato: bocciato emendamento Chiti

La commissione Affari costituzionali del Senato ha bocciato un emendamento alle riforme, presentato da Vannino Chiti, Mario Mauro e altri 35 senatori, che riattribuiva al futuro Senato molte competenze legislative, in modo da ripristinare quasi l’attuale bicameralismo. Il Movimento Cinque Stelle ha chiesto che fosse sospeso l’esame del decreto legge sulle riforme costituzionali, fin tanto che non verrà sciolto il nodo sull’elettività del Senato. La commissione ha però votato e bocciato la richiesta. Torna l’immunità parlamentare per i senatori. Si attende   giovedì per una risposta sul nodo spinoso del Senato elettivo ed il governo prova a serrare i tempi. E la maggioranza nella conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama fissa al 9 o al massimo al 10 luglio l’approdo in Aula del disegno di legge costituzionale che riforma il Senato e il titolo V. Resta dunque il ritardo rispetto alla data inizialmente prevista del 3 luglio, ma la decisione di far passare il testo anche davanti al disegno de legge sul lavoro dà un margine ampio per approvare la legge al Senato prima della fine del mese. E avviare finalmente in commissione, come chiede a gran voce FI, la seconda lettura della legge elettorale. Anche se è altamente improbabile, visto anche l’affollamento di decreti in scadenza, che il via libera definitivo in Aula all’Italicum arrivi prima della pausa estiva. Il partito di Silvio Berlusconi si riunirà giovedì per decidere la linea sul nodo più spinoso, il metodo di elezione dei senatori. L’incontro è molto atteso perché se il Cavaliere posizionerà gli azzurri sul sì all’elezione indiretta, come si attende il governo, perderà forza anche la fronda trasversale ai partiti della maggioranza e dell’opposizione, per l’elettività diretta dei senatori. Solo dopo giovedì, probabilmente all’inizio della prossima settimana, il tema della composizione ed elezione del Senato sarà votato in commissione. Ma intanto proseguono le votazioni sugli altri punti. In giornata passano un emendamento che prevede l’incompatibilità tra la carica di assessore regionale e quella di senatore, una norma che garantisce i diritti delle minoranze e un’altra che stabilisce il dovere dei parlamentari di partecipare ai lavori.

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