Lucia Annunziata demolisce Renzi sull’intervento militare in Libia

A Lucia Annunziata non convince la strategia di Matteo Renzi sulla Libia ed esprime sul suo blog tutte le perplessità sulla guerra che sta per iniziare. Anzi, che è già iniziata, e di cui i due tecnici uccisi dalle milizie islamiste vicino a Sabrata sono le prime vittime della ‘campagna italiana’. Il dato rilevante è che la Annunziata ora lo scriva anche sull’Unità, il quotidiano più di Renzi che del Pd. Segno che a sinistra i dubbi e le paure per le ricadute elettorali di un intervento militare sono fortissime. L’editoriale della Annunziata si conclude così: ‘Il successo di una guerra dipende molto più dall’appoggio del proprio elettorato che dalle vittorie contro i propri i nemici’. A Renzi viene contestata da Lucia Annunziata la mancanza di una ‘entry strategy’, dal momento che il suo primo piano per dire sì alla guerra, data dal governo di unità nazionale libico e guidata di una coalizione internazionale, è già fallito. Usa, Francia, Inghilterra ed Egitto stanno conducendo in ordine sparso i loro intervento senza attendere l’Italia, figurarsi la nomina del generale Serra come responsabile del coordinamento. I vertici militari italiani sono scontenti e molti a sinistra, a cominciare da Romano Prodi, sconsigliano al premier di intervenire: ‘È maturato il momento per Renzi di spiegare ai cittadini cosa esattamente intendiamo fare a questo punto.  Dirci quando o se interveniamo, quanti uomini ora e dopo intendiamo impiegare, se davvero crediamo di poter parlare di una coalizione o se ognuno degli alleati andrà per sé, come sempre’. La vera domanda a cui Palazzo Chigi finora non vuole, o non sa rispondere è: ‘A che scopo ci muoviamo per la Libia? Pensiamo davvero che possiamo portarvi una forma di pacificazione? O non si tratta più onestamente di ammettere che diamo il via a un intervento militare che ci porterà a una lunga forma di rioccupazione della nostra ex colonia’.  Restando in Libia passiamo alla vicenda che riguarda Gino Policardo e Stefano Calcagno che sono tornati liberi: ‘Stiamo bene ma psicologicamente devastati, vogliamo tornare a casa’. Pollicardo e Calcagno sono i tecnici della Bonatti rapiti otto mesi fa in Libia insieme con altri due colleghi, che invece sono rimasti uccisi mercoledì. Adesso sono al sicuro, in attesa di un rapido rimpatrio. Non è chiaro, invece, se i due si siano liberati da soli o se in seguito ad un blitz di milizie locali di Sabrata contro un gruppo jihadista. Numerosi sono i punti oscuri sulla dinamica che ha portato alla fine della loro prigionia, come anche alla tragica morte di Salvatore Failla e Fausto Piano. La notizia sulla liberazione di Pollicardo e Calcagno, diffusa dal quotidiano la Stampa, è stata confermata dalla Farnesina. I due, è stato spiegato, sono in buona salute e si trovano sotto tutela del Consiglio militare di Sabrata, città a ovest di Tripoli dove le milizie locali da giorni fronteggiano gruppi filo-Isis. A tranquillizzare i familiari ci pensano i due tecnici, in un video che li ritrae seduti uno accanto all’altro, visibilmente dimagriti: ‘Sono Gino Pollicardo e sono qui con il mio collega Filippo Calcagno. Siamo in un posto sicuro, in un posto di polizia qui in Libia. Stiamo bene e speriamo di tornare urgentemente in Italia perché abbiamo bisogno di ritrovare la nostra famiglia’. Su un biglietto, scrivono di stare bene fisicamente ma psicologicamente devastati. Riescono anche a parlare al telefono con i propri cari. Fonti di intelligence hanno poi reso noto che presto saranno trasferiti in una ‘zona sicura’ e presi in consegna da agenti italiani che li riporteranno in patria.

Cocis

 

Una foto tratta dal profilo Facebook di Sabratha Media Center.mostra Gino Pollicardo (D) e Filippo Calcagno (S) dopo la liberazione  +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

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