Inglesi contrari al parto cesareo

Tra le tante reazioni positive alla ‘National Maternity Review’, la recente dichiarazione programmatica sulle politiche di assistenza al parto e alla maternità del governo inglese, c’è una voce fuori dal coro che è quella   della giornalista Clare Wilson del ‘New Scientis’ che si scontra con le convinzioni consolidate e ampiamente condivise.  Mentre le principali istituzioni mediche, a partire dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si affannano a denunciare l’abuso del parto cesareo nei paesi occidentali, la giornalista sostiene che l’Inghilterra sia afflitta dal problema opposto ed è ossessionata per il parto naturale a tutti i costi. La ‘National Maternity Review’ agli occhi della reporter del ‘New Scientist’ propone iniziative dalle pericolose conseguenze, come il ridurre la medicalizzazione del parto, incentivare esperienze non ospedaliere come le nascite in casa, o in strutture alternative, puntare sull’assistenza delle ostetriche più che su quella dei medici. Un piano d’azione accolto con entusiasmo dal Royal College of Midwives’, la storica organizzazione professionale delle ostetriche inglesi.  Ricorda la giornalista, che nel rapporto che ha messo fine all’inchiesta giudiziaria sui casi di morte degli 11 bambini e di una mamma nell’ospedale di Morecambe Bay, episodi che hanno avuto molta eco sulla stampa inglese, vengano incolpate proprio le ostetriche dell’ospedale per aver perseguito ostinatamente il ‘parto naturale a tutti i costi’. La ristrutturazione dell’assistenza sanitaria descritta nella ‘National Maternity Review’,   e voluta proprio per evitare nuovi casi del genere, secondo Clare Wilson, punta tutto sulla de-medicalizzazione del parto, rischiando addirittura di fare peggio.  Le nascite nelle strutture alternative e in casa sono più economiche ma incentivare queste scelte richiede particolare cautela perché l’evidenza della sicurezza è discutibile.  Anche il bonus di 3mila sterline, pari a 3.800 euro, destinato alle future mamme da spendere per assicurarsi gli aiuti necessari a partorire come preferiscono non è stato esente da critiche. Gli stessi timori si ritrovano in un articolo del Guardian che, citando i dati della  ‘National Perinatal Epidemiology Unit’, ricorda che partorire in casa può essere sicuro quanto le strutture ospedaliere solo per chi ha già avuto altri figli. Per le primipare invece è rischioso e la metà di loro è costretta, in pieno travaglio, a salire su un’ambulanza e correre a partorire in un presidio medico.  Spostandosi dal piano della sicurezza a quello dei diritti, c’è anche chi sostiene che l’avversità ideologica al cesareo impedisca alle donne di scegliere liberamente come partorire.  Come Milli Hill, fondatrice del ‘Positive Birth Movement’ che ha dichiarato sempre al Guardian: ‘Si tratta di un altro diritto che hanno le donne, e che deve essere assolutamente sostenuto’. 

Clementina Viscardi

 

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