Elly Schlein, a Milano, per fare la paladina dei diritti dei “bambini” e sull’utero in affitto, al quale guarda con favore, ha già creato una frattura interna. Bonaccini ha ribadito più volte di essere assolutamente contrario. Sull’utero in affitto si pronuncia immediatamente Mara Carfagna: “Ho presentato una legge contro l’utero in affitto da punire anche se praticato all’estero, perché in Italia è già vietato. E voterei la proposta di Giorgia Meloni. I bambini non possono, né devono pagare le scelte dei genitori, lo dico da madre e da legislatore”. Parla la presidente di Azione ed esponente di spicco del Terzo Polo di Calenda e Renzi, in una intervista a Repubblica. A testimonianza di come le sensibilità dei moderati siano lontane anni luce dall’ala più radical del Pd di Elly Schlein.
La Carfagna ha presentato una proposta di legge sulla maternità surrogata. “È molto semplice: è composta da un solo articolo: estende la punibilità del reato di surrogazione di maternità, che già esiste, ai cittadini italiani che lo commettono all’estero”. E’ “molto simile” a quella di Fratelli d’Italia. “Voterei ogni proposta indirizzata a cancellare questa pratica, che peraltro in Italia trova ben pochi sostenitori: larga parte del movimento femminista è a favore di un bando universale e nessun partito ha mai presentato proposte per legalizzarla”.
I bambini di coppie omogenitoriali, continua la Carfagna, “hanno un genitore biologico registrato fin dalla nascita. L’altro, il partner, già oggi ha accesso all’adozione: bisogna semplificare quel meccanismo e renderlo più accessibile e più rapido”. “La registrazione deve essere collegata all’adozione da parte del genitore non-biologico”. Nel Terzo polo “siamo concordi sulla difesa dei diritti dei bambini e abbiamo un comune denominatore sui diritti civili. Ovvio che i temi etici interpellano le coscienze”.
Diversamente la Schlein ha affidato ad Alessandro Zan la campagna del partito sui “diritti” lasciando perplessi i cattolici di sinistra.
Nella partita a scacchi sulla quadra del Pd, Elly Schlein e Stefano Bonaccini sono gli sfidanti che preparano le mosse.
La prima spetta al presidente che riunisce in streaming i parlamentari che lo hanno sostenuto al congresso. Il principale nodo da sciogliere è quello dei capigruppo. Bonaccini e i suoi non digeriscono la strategia della segretaria: “E’ inaccettabile – dicono – che li voglia entrambi e per giunta si presenti con due nomi secchi”, Francesco Boccia al Senato e Chiara Braga alla Camera, “senza trattativa: prendere o lasciare”. Se questo è l’atteggiamento, dice Bonaccini, la gestione unitaria non ci può essere: martedì, quindi, quando senatori e deputati dovranno eleggere i capigruppo, si andrà alla conta.
E in quel caso, ricordano i sostenitori del governatore, Schlein dovrà fare i conti col fatto che al congresso la maggioranza dei parlamentari stava con Bonaccini. La rottura avrebbe conseguenze anche sulla segreteria, con la scelta dell’area Bonaccini di non entrare nella squadra di Schlein. Se invece il confronto venisse aperto, il ventaglio degli esiti possibili è ampio: ma il punto di partenza resta la richiesta del governatore di un capogruppo espressione della sua squadra.
La segretaria, come noto, è reduce dal viaggio a Bruxelles, dove ha incontrato i vertici dei partiti socialisti europei: “Si è registrata una gigantesca apertura di credito verso Elly Schlein e verso il Pd – ha riconosciuto la vicepresidente del parlamento europeo Pina Picierno (Pd), che ha corso in tandem con Bonaccini al congresso -.
Oggi Schlein riunirà deputati e senatori per il primo confronto con loro da segretaria, alla vigilia del voto sui capigruppo. “Il suo è un atteggiamento inclusivo – spiegava un parlamentare vicino alla segretaria – di disponibilità a discutere di tutto. Immagino che la segretaria farà le sue proposte e terrà conto di una visione unitaria”.
L’impressione, però, è che non intenda fare passi indietro dall’indicazione di Boccia e Braga come capigruppo: la scelta di due fedeli sarebbe funzionale anche a rassicurarla sul massimo allineamento fra la sua azione da segretaria e quella del partito con gli atti in Parlamento. Fra i sostenitori di Schlein, non sembra esserci nemmeno troppa preoccupazione per un eventuale conta sui capigruppo, martedì: i numeri sono in evoluzione, l’esito del congresso – è la riflessione – porta sempre a un fisiologico riequilibrio fra vincitore e sconfitto.
Infine, ennesima passerella, Schlein è andata a Bruxelles per fare ombra alla premier Meloni e raccattare qualche titolo di giornale. C’è riuscita, ma sulla sua strada ha trovato non solo i socialisti europei ma anche il segretario Nato Stoltenberg con il quale non può usare certo le ambiguità utilizzate in casa nostra sulla guerra in Ucraina.
Giorgia Meloni a Bruxelles ha posto sul tavolo questioni che hanno incontrato l’attenzione e sollecitato l’impegno di tutte le altre nazioni Ue. Sulla materia migratoria c’è stato “un cambio di passo impresso nello scorso Consiglio – ha detto Meloni nel punto stampa – ma adesso la migrazione rimane una priorità degli obiettivi dell’Ue”, con una “verifica dell’implementazione dei risultati nel prossimo Consiglio europeo. Questo dimostra che non si trattava di uno spot e di un’iniziativa singola”. “Lavoriamo alla concretezza dei risultati che mi sembrano buoni e dimostrano la buona fede nell’affrontare questa materia” per cui l’Italia può dirsi “soddisfatta”.
Ha quindi spiegato che con il presidente Macron c’è stato un incontro lungo e importante, con al centro il tema della bomba migratoria che potrebbe arrivare dalla Tunisia. Un giudizio confermato dallo stesso Macron: “Abbiamo avuto un’ottima discussione con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha permesso di chiarire molti argomenti e di definire le modalità con le quali possiamo andare avanti insieme a livello bilaterale ed europeo, come credo che sia nostra responsabilità”.
Ai giornalisti a Bruxelles che le chiedono se ci sia volontà di una maggiore collaborazione tra Italia e Francia, la premier risponde: “Penso assolutamente di sì, mi pare ci sia voglia di collaborare su materie che sono sicuramente di importanza strategica, penso alla questione migratoria, sulla quale registro una grande disponibilità ad affrontare la questione in modo strutturale da parte del presidente Macron, sulle materie industriali, su alcune cose sulle quali anche gli interessi nazionali della Francia e dell’Italia possono collimare”.
“Mi pare – sostiene ancora Meloni – che ci fosse un clima sicuramente molto produttivo e molto favorevole e questo credo possa essere utile per affrontare alcune sfide che sono comuni. Sono soddisfatta di questo bilaterale, come degli altri bilaterali, con il premier portoghese, con il primo ministro greco”. Il presidente del Consiglio rivendica “una centralità, un protagonismo dell’Italia del quale io vado fiera e che dimostra che possiamo sicuramente contare e far valere di più i nostri interessi, cercando le sintesi con quelli degli altri che sono più che legittimi come lo sono i nostri”.
Alla fine della fiera il gioco del libero arbitrio della propaganda lo ha Elly Schlein che sulla vicenda migranti finge di non cogliere che bisognerà attendere il prossimo vertice Ue di giugno per capire quanto realmente possano, e vogliano, fare le singole nazioni per intervenire nei Paesi di partenza e provenienza dei migranti. A cominciare dalla Tunisia dove è scoppiata una bomba razzista con la caccia agli africani arrivati dalla zona subsahariana. Anche sulla Tunisia non c’è oggi un’intesa tra i 27. Dal vertice di Bruxelles non ci sono atti concreti e potremo dirci soddisfatti nel momento in cui ci sarà una nuova politica dei rimpatri, ci saranno fondi veri sugli accordi bilaterali con i Paesi di partenza e transito e avremo affrontato il tema della migrazione nella sua dimensione esterna. Il resto non sono altro che pii desideri…