‘Vultus Artis’, con segni, forme, volumi e colori nella pittura, scultura e stilismo al Museo Crocetti di Roma fino al 16 dicembre

 

La mostra collettiva internazionale ‘Vultus Artis’ si tiene al Museo Crocetti di Roma  fino al 16 dicembre e ci accompagnerà verso le festività natalizie con le opere degli artisti che si accostano a questo tema percorrendo tutto quelle emozioni che l’arte  riesce a trasmettere attraverso diversi linguaggi che, spesso, diventano metafore del nostro vivere.

Il vernissage si è tenuto  sabato 2 dicembre,   alle ore 18.00 presso il museo Venanzo Crocetti,  via Cassia n. 492 di Roma,  a cura del critico d’arte Giorgio Palumbi con la collaborazione di Lavinia Carnir  e  Mauro

Silani  La manifestazione terminerà sabato 16 dicembre.

Partiamo da Giorgio Palumbi,  critico d’arte e curatore, molto affermato,  che privilegia nelle mostre d’arte che cura le opere che privilegiano nelle raffigurazioni le interiorità, espresse anche nel sogno e che derivano da condizioni collegate alla vita umana dell’artista,    ben  collegate al colore e alla  positività.

Libertà di espressione che riguardano i propri sentimenti personali al fine di condividerli con lo ‘spettatore’. Questo è un passaggio importantissimo perché l’interpretazione resta sempre  a chi osserva. Questo vale per quadri, per sculture, per romanzi o altro. Con la firma il libro, l’opera pittorica e la scultura  sono consegnate al pubblico. Tant’è!.

Negli ultimi anni Palumbo ha curato molti eventi espositivi, presentando l’opera di artisti italiani e stranieri, offrendo al pubblico la chiave d’accesso alle differenti poetiche. Se parliamo di chiave di accesso vogliamo dire che Palumbi nel presentare le opere chiarisce i percorsi artistici dell’autore, o dell’autrice, collegandoli alle capacità creativa,  alle esperienze di vita personale e di vita professionale, integrando il tutto con avveduta conoscenza delle tecniche usate per realizzarle.

‘Individualità, collettivismo e appartenenza a correnti o a movimenti diversi, rappresentano il medesimo album di famiglia dell’Arte da  cui  emanano le fragranze delle eco delle emozioni, delle suggestioni e dei ricordi, gioiosi e dolorosi, a risvegliare le reminiscenze delle sensazioni vissute dalla propria anima finalizzate ad un giusto rapporto tra loro e la cui condizione necessaria è rappresentata dal desiderio di fare crescere la propria qualità creativa sino ad arrivare ai confini della perfezione realizzativa, per far conoscere il divino attraverso il proprio fare ‘Arte’, è la sintetica e illuminante considerazione di Giorgio Palumbi.

In apertura Palumbi osserva che sono aumentate le opere artistiche provenienti da donne che si esprimono, dopo anni di silenzio, attraverso l’arte, compensando lo squilibrio che fino a poco fa lasciava questo ‘primato’ agli uomini.

Una leggera curiosità: il critico Palumbi, si dice,   non ama il ‘bianco e nero’.

Si apre la mostra con  le considerazioni di Palumbi sull’opera ‘Vultus Artis’ creazione di Maria Teresa Bernabei.La Bernabei nasce  a Roma e la passione per il disegno è grandissima fin da giovane.  Dopo aver concluso gli studi classici, spinti del desiderio di migliorarsi Maria Teresa consegue la licenza ed il diploma di pittura all’Accademia di Belle Arti e con costante e coltivato percorso di ricerca perfeziona il suo stile di ricerca cromatica e stilistica. Le numerose mostre, per lo più personali, che da allora l’hanno vista protagonista, si sono tenute in varie città di Italia e stimolando l’interesse dei collezionisti al di fuori dell’ambiente dell’artista.

Aumentano  i consensi della critica e gli interessi di galleristi e collezionisti, anche perchè la Bernabei sa uscire dalla monotonia che attanaglia parecchi pittori contemporanei, creando temi sempre nuovi e interpretando al meglio la propria spinta interiore che si riflette poi nei moduli espressivi densi di pregevoli linee e di vivacità cromatiche.

Osserviamo la tela esposta ‘Vultus Artis’    Colpisce l’accattivante cromatismo profuso attraverso contrasti tonali e sovrapposizioni timbriche tra le sfumature del rosso, del blu,  del verde e del rosa fissati fondendo le qualità cromatiche e luministiche. Un incanto di magici colori che trasmettono una meravigliosa espressione di ‘movimento’. Palumbi ricorda con affetto la lunga amicizia che la lega all’autrice ricordando a tutti che ha superato gli ottantesimi anni senza perdere nulla del suo talento e della sua capacità creativa. I suoi quadri, ricorda il critico, esprimono la sua interiorità.

Interessante osservare, nel corso della serata,  la tela di Ernestina Zavarella  che espone ‘Donne e Eros, tra illusione e realtà’ che raffigura un percorso di liberazione che si esprime in tre fasi.  Partendo dal rannicchiarsi,  e attraverso  considerazioni personali ed intime, si  arriva alla liberazione raffigurata dall’afferrare un cuore in un elegante balzo.

Ernestina nasce a Roma e  sin da bambina manifesta una forte passione per le discipline artistiche: danza, musica, disegno,  privilegiando soprattutto la pittura. Negli anni sperimenta diverse tecniche: acquarello, pittura a olio, pittura acrilica, collage e tecniche miste. Nel frattempo, si laurea in Estetica con una tesi sull’immagine e il linguaggio. Affascinata dalla didattica creativa e dalla integrazione dei linguaggi espressivi, si dedica allo studio della musicoterapia e arteterapia, che applicherà conducendo per circa 20 anni laboratori per bambini, corsi di formazione per insegnanti nelle scuole, e presso Centri Olistici per il Benessere. È coautrice del volume di tecniche creative ‘Giochi per crescere insieme’, a cura di Sabina  Manes.

Intensificata l’attivita’ pittorica negli ultimi anni nel 2014 inizia a esporre le sue opere in Abruzzo  con una personale e diverse collettive, cui seguiranno mostre a Roma e sul territorio italiano.   Nel 2017 le sue ultime esposizioni sono state a Roma – mostra internazionale ‘Change Art’, presso la Domus Romana, e ‘La rigenerazione dell’arte’ presso il Mitreo Arte contemporanea.

Girovagando per l’esposizione è doveroso soffermarsi su una scultura di Patrizia Di Poce ‘Dialogho’ (tra i sassi   parlanti di Pat). (Patrizia Di Poce con l’opera esposta)   creata utilizzando il pregiato marmo di Carrara. ‘Il senso profondo dei miei sassi è , appunto, che parlano…un loro linguaggio arcaico che si ascolta col cuore ….’, osserva l’artista.

La Di Poce è un’artista poliedrica che spazia dalla pittura, alla ceramica, al legno che sceglie d’incoronare la sua evoluzione artistica con la scultura in marmo.

E’ un rapporto simbiotico quello di Patrizia con le sue creazioni che esprimono   una continua ricerca esistenziale e creativa dove  personalità e  arte si completano. L’artista è affermata con le sue opere a livello internazionale, come testimoniano diverse esposizioni sul territorio europeo.

Proseguendo Palumbi si sofferma sull’opera delle sorelle gemelle Anna e Donatella Giovannetti   ‘La genesi’  annotando il tratto rinascimentale dei cavalli raffigurati che comunicano attraverso gli occhi procedendo con forza e potenza, anche espressiva. Anna e Donatella realizzano spesso le opere a quattro mani; sorelle gemelle, lo scambio sensoriale e esperienze di vita diverse si amalgamano e si sovrappongono nei loro lavori. Trame delicate nelle decorazioni, soggetti classici mai banali, esplosioni di colori nelle rappresentazioni della natura.

Appassionate di equitazione, la raffigurazione dei loro cavalli evidenzia una conoscenza profonda dell’animale, della sua sensibilità e della sua forza.

 

Soffermarsi anche sul dipinto ‘accademico’ della bravissima Simona Battistelli  

che espone ‘Bocca di rosa’,  un dipinto realizzato  con olio su tela,  che ad occhi attenti rivela la capacità dell’autrice nel giocare con i chiaro scuri, che si rinvengono nel volto, e nelle capacità tecniche e  stilistiche espresse nel disegno a matita che precede il dipinto finale.  Passionale, impulsiva e impetuosa Simona esprime abitualmente  forti contrasti sul colore dove le tinte irrompono con la sua energia irrorando di colore le tele grezze. La Battistelli è laureata in Storia e Filosofia e in Storia dell’Arte.

Tornando alla scultura è indicativo soffermarsi con attenzione sull’opera esposta da Giampaleotti, che  non ha bisogno di preliminari,  ne tanto meno di didascalie o  aggettivazioni,   visto che si parla di ‘Arte spontanea’.   Paolo Paleotti, in arte Giampaleotti,   è nato  a Roma  e fin da bambino è predisposto verso la creatività e l’arte. La sua formazione non è accademica ed esprime un  racconto che mette l’osservatore ‘attento’ al centro di una storia personale, teatrale e coreografica.

Giampaleotti è uno spirito libero, autodidatta, e approccia i materiali di recupero del suo lavoro senza timori reverenziali,  culturali, o di genere che  sarebbero deleteri alla rappresentazione della sua visione artistica.

Proprio di una visione si tratta  e quindi è necessario seguire il percorso e  il discorso che ci propone il Giampaleotti, non necessariamente cronologico ma evolutivo: dall’Anima  alla Materia.

Alla mostra viene esposta ‘La parabola dell’esistenza’ tecnica mista misure 200cnhx140cm di diametro.

Roberto Cristiano

continua…

 

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