Preso l’assassino di Charlie Kirk. Trump dice: ‘Spero gli diano la pena di morte’

È finita la fuga dell’assassino di Charlie Kirk, il 31enne influencer fedelissimo di Trump ucciso giovedì mentre era impegnato in un incontro con gli studenti in un campus universitario dello Utah. L’Fbi lo ha catturato dopo una caccia all’uomo cui è stata chiamata tutta la popolazione e che ha visto anche l’apposizione di una taglia da 100mila dollari sulla sua testa: «Sappiamo come si chiama», era stato annunciato nelle ore precedenti l’arresto. A dare la notizia della cattura è stato lo stesso Donald Trump, colpito profondamente, anche sul piano umano, da questo brutale assassinio politico.

«Spero che venga condannato a morte», ha commentato Trump, dando la notizia dell’arresto nel corso a Fox and Friends. «Kirk era un’ottima persona e non meritava questo», ha aggiunto il presidente Usa, spiegando che «abbiamo la persona sospettata con un alto grado di certezza». «Tutti hanno fatto un ottimo lavoro», ha aggiunto.

«In pratica, qualcuno che gli era molto vicino lo ha denunciato. Qualcuno che gli è vicino riconosce anche una piccola inclinazione della testa, cosa che nessun altro farebbe», ha detto ancora Trump. L’assassino, secondo quanto emerso, è stato convinto a consegnarsi dal padre, «un uomo di fede» che lo ha trattenuto fino all’arresto dopo aver ottenuto una confessione. Il presidente ha inoltre precisato che dalle evidenze investigative attuali l’assassinio di Kirk appare come un «episodio isolato, non parte di una rete».

È stato poi il New York Times a riferire che l’arrestato è un giovane sui vent’anni e che sarebbe stato fermato a Saint George, città dello Utah di poco meno di 100mila abitanti, a circa 400 chilometri a sud-est dalla Utah Valley University, luogo dell’omicidio. È stata poi l’emittente Nbc News a rivelare che si tratterebbe di Tyler Robinson, 22 anni, un’informazione diffusa sulla base delle rivelazioni di cinque alti funzionari delle forze dell’ordine citati a condizione di anonimato, mentre ufficialmente le autorità federali mantenevano ancora il riserbo sul nome in attesa della fine delle perquisizioni e dell’acquisizione delle prove.

Fra i dettagli emersi nelle scorse ore ci sono le frasi che inneggiano all’ideologia transgender e all’antifascismo incise sui proiettili e la fisionomia del killer di cui sono state pubblicate le foto estratte da un video. Ora l’Fbi ha pubblicato  anche il filmato in cui si vede come l’uomo sia riuscito a fuggire calandosi dal tetto da cui ha sparato, a circa 200 metri dalla tenda sotto la quale Kirk stava conducendo il suo format di dialogo “Convincimi che ho torto”.

Agli atti poi c’è il terribile video del momento in cui il giovane esponente conservatore viene colpito al collo, che ha fatto il giro del mondo. Trump ha confessato di non averlo voluto vedere. «Era come un figlio per me, un ragazzo brillante. Non ho voluto guardarlo, ne ho sentito parlare, mi hanno detto che è orribile. Non ho voluto ricordare Charlie in quel modo», ha spiegato, tornando a parlare della stima e dell’affetto che provava nei confronti di Kirk. «Mi hanno chiesto di partecipare e penso di avere l’obbligo di farlo», ha detto Trump, che ieri ha anche annunciato la volontà di conferirgli la medaglia presidenziale della libertà alla memoria.

Kirk «era un sostenitore della nonviolenza, è così che vorrei che la gente reagisse», ha ricordato inoltre queste ore Trump, chiarendo che l’organizzazione “Turning Point Usa”, continuerà a lavorare anche dopo la morte del suo fondatore. «Era la sua passione. Ho parlato con sua moglie ieri. È devastata, ma in mezzo alla devastazione vuole continuare a mandare avanti Turning Point», ha spiegato il presidente, manifestando anche la sua personale volontà di «mantenere Turning Point in vita. Credono di potercela fare. Ha uno staff molto valido».

“Il grande, e persino leggendario, Charlie Kirk è morto. Nessuno ha capito o posseduto il cuore della gioventù negli Stati Uniti d’America meglio di Charlie. Era amato e ammirato da tutti, soprattutto da me, e ora non è più tra noi. Le condoglianze mie e di Melania vanno alla sua splendida moglie Erika e alla sua famiglia. Charlie, ti amiamo!”, gli ha reso omaggio Trump su Truth. Il governatore dello Utah, Spencer Cox, grida all’ ‘assassinio politico’.

La morte dell’attivista conservatore americano 31enne Charlie Kirk ha sconvolto l’intero Occidente (con l’eccezione di una certa intelligentia di sinistra) non solo i sostenitori della destra americana. Aveva creato il proprio movimento politico nel 2012, all’età di 18 anni per promuovere il dibattito e il confronto nei campus e nelle scuole americane. L’aveva fatto per una ragione nobile, come ha spiegato in uno dei suoi video: “Quando le persone smettono di parlare, succedono cose brutte”.

Era solito regalare cappellini personalizzati quando finiva di confrontarsi con gli studenti, qualunque fosse la loro idea. Noto per le sue posizioni repubblicane e cristiane, Charlie si definiva un sostenitore di Donald Trump, che ha definito la sua morte “un momento per l’America” e attaccando l’estrema sinistra. Il giovane volto dei Maga, questo il nome dei sostenitori di The Donald, era sposato con Erika Lane Frantzve e aveva due figli, un femmina nata nel 2022 e un maschio venuto al mondo l’anno scorso. Spesso pubblicava sui social i momenti passati con la propria famiglia, a cui era molto affezionato. Un tradizionalista amato specialmente dai giovani conservatori, che accorrevano in massa per vederlo dibattere sui temi scottanti come l’ideologia woke, la vendita o l’utilizzo delle armi, le nuove guerre e il terrorismo nel format pubblico “Prove me wrong“.

La famiglia e l’orientamento politico non sono l’unico motivo per cui Charlie Kirk era amato dai suoi sostenitori, visto che si occupava spesso dei temi riguardanti la criminalità e la sicurezza dei cittadini. Prima di morire, aveva pubblicato sui propri profili web la foto di Iryna Zarutska, la ragazza ucraina accoltellata a morte da un afroamericano su un autobus a Charlotte, nella Carolina del nord. Nella descrizione c’era scritto “l’America non sarà più la stessa”. E a quanto pare aveva ragione, perché la spirale di violenza che si sta scatenando negli Usa è inquietante: dall’attentato a Donald Trump a luglio del 2024, passando per le sparatorie nelle scuole fino alla morte dello stesso Kirk.

Durante le elezioni presidenziali del 2024, Charlie ha promosso un tour di comizi intitolato “Ti stanno facendo il lavaggio del cervello”, con l’obiettivo di portare i ragazzi della “Generazione Z” ad interessarsi della politica e in particolar modo all’area conservatrice. Era riuscito nel tentativo di unire la cristianità alla politica, ma senza forzare troppo le due cose: aveva creato Turning Point faith per i credenti proprio per rinnovare l’impegno civico nelle chiese americane. La sua visione del mondo era simile a quella del codice Bushido dei samurai, dove ciò che è giusto coincide eticamente con la religione giapponese scintoista.

Sia Il Post che il Corriere della sera hanno scritto che Charlie Kirk fosse l’influencer di Donald Trump, ma non è affatto così. Il 31enne conservatore e originario dell’Illinois stimava il presidente americano, ma ha sempre sostenuto in primis la causa conservatrice. Era anche il conduttore di un programma radiofonico chiamato “The Charlie Kirk show”, a cui The Donald è andato più volte. Ma questo non basta per definirlo un influencer di The Donald, perché se così fosse, ogni personaggio famoso d’accordo con le politiche dell’amministrazione repubblicana dovrebbe essere considerato in questo modo.

Il testamento delle idee

“Semmai dovessi morire, un giorno, vorrei essere ricordato per il mio coraggio e la mia fede. Questa sarebbe la cosa più importante”. Così Charlie Kirk rispose qualche tempo fa alla domanda di un podcaster americano, che gli aveva chiesto quale impronta avrebbe voluto lasciare nella storia. Insomma, sembra quasi che l’attivista 31enne sapesse a cosa stava andando incontro, perché a volte gli odiatori dei social escono dallo schermo e connettono l’odio con la vita reale. Nonostante ciò, non ha mai rinunciato ad esporre i suoi punti di vista, ad attenderlo non c’era un grande cordone della sicurezza come avviene con i presidenti, ma soltanto una schiera di persone desiderose di confrontarsi con lui e qualche bodyguard. È vero, vinceva spesso i dibattiti lasciando attoniti i partecipanti, ma nessuno di loro si era mai permesso di trascendere fino a tentare di ucciderlo.

Kirk era rispettato nonostante le sue posizioni, tranne che dal suo assassino e da chi, sul web, ha festeggiato per la sua dipartita. Dopo la sua morte, alcune persone si sono radunate al college in cui è stato ucciso per pregare in una veglia funebre pubblica. A dimostrazione che a volte gli uomini muoiono, ma le loro idee continuano a camminare sulle gambe di chi li circonda, a volte in eterno.

Nemmeno davanti alla morte c’è chi riesce a placare il proprio odio. Durante il minuto di silenzio per la morte di Charlie Kirk, i democratici ha iniziato a urlare chiedendo un minuto di silenzio per i bambini morti in una sparatoria a scuola in Colorado. La deputata repubblicana Lauren Boebert ha poi spiegato che se i progressisti avessero atteso il proprio turno, l’attenzione si sarebbe concentrata anche sulle altre vittime. Ma così non è stato, visto che come al solito la sinistra americana ha scelto di applicare il sistema “figli e figliastri” persino in un momento di commemorazione funebre. Non c’è da stupirsi se sui social impazzano commenti disdicevoli su Kirk, con cui diverse persone cercano di giustificare la sua morte. Non è accaduto soltanto in America, ma anche in Italia.

A quanto pare i dem americani non sanno comportarsi, ma è ben noto che l’onestà intellettuale non sia il loro forte. Al di là di ciò, la deputata repubblicana Susie Lee ha provato a calmare le acque, spiegando ai democratici che “la violenza politica ci terrorizza tutti e questo modo di fare non è d’aiuto per nessuno”. A far precipitare la situazione è stato il rappresentante democratico Joe Morelle che, secondo quanto riporta Axios, ha minimizzato il momento di silenzio: “Non lo facciamo neanche per i politici caduti”. Un giudizio piuttosto classista, che guarda caso proviene dalla bocca di un uomo di sinistra. Giù la maschera, ancora una volta i democratici hanno dimostrato di non essere veramente dalla parte del popolo e degli oppressi. Non gli sarebbe costato nulla accettare qualche minuto di silenzio per Charlie Kirk, ma il rancore della sinistra, a quanto pare, non conosce alcun limite.

Una protesta ha avuto luogo nel Parlamento europeo, gli eurodeputati di Ecr, Patrioti ed Esn hanno sbattuto le mani sui banchi dopo che la vicepresidente tedesca Katarina Barley, ha spiegato che la presidenza dell’Eurcamera aveva rifiutato la loro richiesta di un minuto di silenzio per Charlie Kirk, l’influencer americano di estrema destra ucciso in un campo universitario dello Utah il 10 settembre.

Circa Roberto Cristiano

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