Nasce in Francia il registro dei ‘non donatori’ di organi

Il primo gennaio di quest’anno è entrata in vigore in Francia la nuova legge in materia di donazione di organi. Il principio di base è quello del silenzio-assenso: tutti i francesi maggiorenni sono considerati  ‘donatori presunti’ e  chi non intende donare deve dichiararlo.

Il principio del silenzio-assenso è già in vigore in molti Paesi (fra cui Italia, Spagna, Portogallo, Svezia, Grecia, Finlandia), ed è riconosciuto come essenziale per aumentare la percentuale di donatori. Lo dimostrano due Paesi molto simili dal punto di vista sociale e culturale: Austria e Germania. In Germania, dove vale il principio del silenzio-diniego, solo il 12% della popolazione dà l’assenso alla donazione; in Austria, dove vige il silenzio-assenso, la percentuale sale al 99%.

In realtà la nuova legge francese riprende una vecchia norma del 1976, che già considerava i cittadini come donatori presunti. La principale novità è l’istituzione di un apposito registro in cui può iscriversi chi intende rifiutarsi di donare i propri organi dopo la morte. Il diniego è ovviamente revocabile in ogni momento e può riguardare anche solo determinati organi, a scelta del cittadino.

L’iscrizione al registro non è strettamente necessaria: il rifiuto, se esplicito, vale anche se è stato espresso oralmente. In questo caso saranno i familiari a doverlo testimoniare, firmando una dichiarazione in cui devono riportare i termini esatti del rifiuto formulato da parte del loro parente.

In Italia per esempio la Legge 1° aprile 1999, n. 91 stabilisce che ‘i cittadini sono tenuti a dichiarare la propria libera volontà in ordine alla donazione di organi e di tessuti del proprio corpo successivamente alla morte, e sono informati che la mancata dichiarazione di volontà è considerata quale assenso alla donazione’. Solo che, secondo il Centro nazionale trapianti, il ‘silenzio-assenso’ introdotto dagli artt. 4 e 5 della Legge 91/99 non ha mai trovato attuazione. Così se un cittadino italiano non ha espresso chiaramente in vita le sue intenzioni, il prelievo di organi per la donazione si può effettuare solo se non c’è l’opposizione dei parenti più stretti.

La richiesta di organi per trapianti è in grande crescita. Nel 2015 i pazienti francesi in attesa di un trapianto erano oltre 21.000: una cifra raddoppiata in 20 anni. Perciò, nonostante un aumento dei trapianti del 7% rispetto al 2014, 553 persone in lista d’attesa sono morte: l’obiettivo è diminuire il più possibile questa cifra.

Decidere di donare i propri organi e tessuti dopo la morte è un gesto di grande generosità. Così facendo si dona ad uno o più pazienti, in molti casi in fin di vita, la possibilità di guarire e riprendere una vita normale.

La donazione di organi e tessuti può avvenire soltanto in seguito a diagnosi di morte con criteri neurologici e se il defunto ha espresso in vita la volontà a diventare donatore. Può aver parlato con i famigliari, depositato la sua volontà presso gli sportelli Asl attivi per la registrazione delle dichiarazioni di volontà, oppure aver conservato tra i documenti che portava nel portafoglio una nota scritta.

Si può scrivere una qualsiasi nota  riportando: nome e cognome, dati anagrafici, manifestazione di volontà (voglio donare organi e tessuti, oppure non voglio), data e firma. Anche questa modalità è considerata valida ai fini della dichiarazione di volontà.

Vengono categoricamente esclusi da qualsiasi tipo di prelievo pazienti con: sieropositività da HIV1 o 2; positività contemporanea ad epatite B e D; tumori maligni in atto;  infezioni sistemiche sostenute da microorganismi per i quali non esistono opzioni terapeutiche praticabili.

Al momento attuale in assenza di espressione di volontà del defunto, sia scritta che orale, viene effettuato un colloquio con i familiari i quali possono, eventualmente, opporsi al prelievo.

Gli organi vengono assegnati ai pazienti in lista di attesa in base alle condizioni di urgenza ed alla compatibilità clinica ed immunologica del donatore con i pazienti in attesa di trapianto.

In Italia i costi del trapianto sono totalmente a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

Naomi Sally Santangelo

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