Il candidato del centrosinistra alla regione Marche Luca Ceriscioli durante la fine della serata elettorale, Ancona, 1 giugno 2015. ANSA/BALLARINI

Marche: vince Ceriscioli

Luca Ceriscioli, candidato del Pd, è stato eletto governatore delle Marche, con il 41,1%. E’ il dato definitivo fornito dal sito della Regione. Luca Ceriscioli vince, seguito dal candidato del Movimento 5 Stelle Gianni Maggi e da quello di Fdi-An Francesco Acquaroli, mentre ‘crolla’ l’ex presidente Gian Mario Spacca, ex Pd, candidato per la terza volta dopo avere rotto con il centrosinistra, seguito a grande distanza dal candidato di Altre Marche-Sinistra Unita Edoardo Mentrasti. Così le Marche chiudono la lunghissima pagina di Spacca alla guida della Regione, presidente per due mandati dal 2005, assessore o vice presidente nei dieci anni precedenti. Cambia il presidente, non la coalizione, un centrosinistra formato da Pd e vari cespugli raccolti in due liste, una laica (Verdi, Psi, Idv, civiche), l’altra popolare (Udc-Popolari Marche). Ceriscioli, 49 anni, ex sindaco di Pesaro e insegnante di matematica che si definisce “un semi-professionista della politica”, coglie l’obiettivo e supera il 40% (a scrutinio quasi ultimato sfiora il 41%) che assicura alla sua coalizione il premio di maggioranza di 18 consiglieri sui 30 più lui del nuovo Consiglio regionale delle Marche.A seguire, con molto distacco, exploit del candidato del Movimento 5 Stelle Gianni Maggi con il 21,8% dei voti, tallonato da Francesco Acquaroli, il sindaco quarantenne di Potenza Picena, con il 19%. “La linea della chiarezza paga, e non quella del sostegno ai voltagabbana” commenta su twitter il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Spacca, alla testa di una coalizione formata da Marche 2020 Area Popolare, Forza Italia e Democrazia Cristiana, resta al palo, anche se i pronostici della vigilia lo vedevano testa a testa con Maggi come miglior perdente: è solo quarto con il 14,16% dei consensi, dopo una campagna elettorale in cui vari big nazionali come il ministro Maria Elena Boschi e lo stesso premier Matteo Renzi lo hanno accusato di avere “cambiato casacca” e di “essere attaccato alla poltrona”. In nottata, con un comunicato, prende atto del risultato delle urne. “Il dato elettorale indica che il nostro progetto per le Marche non è entrato nel cuore dei marchigiani, come avremmo sperato” dice. Eppure, quel progetto doveva essere un “modello da esportare in tutta Italia”, caldeggiato da Gaetano Quagliariello e da Ncd, l’approdo sul territorio di Area Popolare. Ma la formazione centrista di Spacca ha raccolto solo il 3,92% e Forza Italia il 9,43%. Dopo l’ex governatore viene Mentrasti, con una formazione che raccoglie Sel, Pdci, Rifondazione e altre sigle di sinistra, con il 3,97% dei voti. Rivoluzionato il Consiglio regionale marchigiano: i tre maggiori partiti saranno il Pd (che dovrebbe esprimere 15 consiglieri), M5s e Lega. Sullo sfondo, ma incombente, l’alto tasso di astensionismo: l’affluenza alle urne si è fermata al 49,7%, quasi 13 punti in meno rispetto alle regionali del 2010, in pratica un marchigiano su due non è andato a votare. Disaffezione verso la politica, stanchezza per i litigi tra i partiti o interni ai partiti e tra i candidati, certo, ma forse anche un crescente disinteresse o disincanto verso l’istituzione Regione.

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