Inchiesta Liguria: interrogatorio di garanzia previsto per oggi. Entra in gioco Brunetta con il suo vino per Esselunga

Le indagini che hanno travolto la regione Liguria continuano, insieme scandalo di corruzione che ha portato agli arresti domiciliari il presidente Giovanni Toti e che ha coinvolto figure chiave come il Commissario del Porto di Genova, Paolo Piacenza. La situazione si aggrava con il crescente numero di indagati e le significative somme di denaro sequestrate.

L’interrogatorio di garanzia per Giovanni  era previsto per oggi,  10 maggio. Nel frattempo, l’inchiesta si allarga, coinvolgendo oltre 30 persone tra cui Aldo Spinelli, noto imprenditore ed ex presidente del Genoa, e Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Toti.

La Guardia di Finanza ha trovato 220.000 euro circa in contanti e valuta estera nella residenza di Spinelli, parte di un ammontare complessivo di 570.000 euro sequestrati su disposizione della giudice per le indagini preliminari, Paola Faggioni. Nello specifico si trattava di 215.000 euro, 20.000 dollari e 5.000 sterline. Queste somme potrebbero essere state utilizzate per influenzare decisioni riguardanti la gestione di spazi pubblici e concessioni portuali, secondo gli inquirenti.

Una conversazione telefonica tra Giovanni Toti e Spinelli ha incentivato ulteriori sospetti. I due sembrano discutere di somme di denaro associate a una barca, con Toti che esclama: “Festeggiamooo”. Questi dialoghi sono ora al centro delle indagini della procura, che cerca di determinare la natura esatta delle transazioni discusse.

Le accuse specifiche riguardano l’alterazione di due procedimenti. Uno mirava a trasformare una spiaggia pubblica di Celle Ligure in un resort di lusso, aumentandone il valore per la società di Spinelli.

L’altra concessione, riguardante il Terminal rinfuse al porto di Genova per un periodo di trent’anni, è sospettata di fungere da pretesto per ambizioni commerciali future che non sono state ancora chiarite. Sebbene ufficialmente la concessione sia destinata alla gestione di materiali sfusi, ci sono indizi che suggeriscono potrebbe essere utilizzata per sviluppi commerciali più remunerativi, come la trasformazione in un terminal per container, una volta completata la costruzione della diga foranea.

Un’altra figura centrale è Paolo Piacenza, Commissario straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, ora indagato per abuso d’ufficio. La sua abitazione è stata perquisita.

Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale e attualmente in carcere, è uno degli altri principali indagati, con una situazione particolarmente complicata per i numerosi vantaggi personali che avrebbe ricevuto da Spinelli.

L’avvocato di Toti, Stefano Savi, ha dichiarato che, nonostante le apparenze, le azioni del governatore non sono mai state illecite, sostenendo che si trattava di malintesi piuttosto che di veri e propri atti di corruzione. Il legale ha confermato che non ci sono piani di dimissioni in vista, sottolineando che “il processo è tutto da fare”.

Questa posizione è contrastata dal crescente coro di oppositori che chiedono dimissioni immediate e nuove elezioni, citando l’integrità della democrazia.

D’altra parte, Toti mantiene una posizione garantista e si rifiuta di considerare le dimissioni, preparandosi ad affrontare il processo che potrebbe definire il suo futuro politico e quello della regione. “Siamo tranquillissimi”, ha affermato Toti, rispondendo alle accuse di corruzione che hanno inviato onde di shock attraverso la politica ligure.

Le difese da parte di esponenti del centrodestra, tra cui Antonio Tajani e Matteo Salvini, evidenziano una divisione politica: sostengono la presunzione di innocenza di Toti e ritengono premature le richieste di dimissioni. Questa situazione riflette il delicato equilibrio della politica italiana, dove le accuse possono rapidamente trasformarsi in crisi politiche.

Il vice presidente Alessandro Piana ha preso le redini del governo regionale. Piana ha parlato con i giornalisti a Genova durante la partenza della quinta tappa del Giro d’Italia. Ha riferito che Toti è sereno ma anche ansioso di chiarire le circostanze che hanno portato al suo arresto, sottolineando la continuità amministrativa: “Non ci siamo fermati neanche un minuto, tutti noi ieri abbiamo mantenuto gli impegni presi in precedenza”.

Piana ha enfatizzato l’importanza di rimanere aperti e disponibili al dialogo con tutte le parti politiche, segnalando un atteggiamento di attesa rispetto alle decisioni future delle segreterie politiche. Ha dichiarato di continuare a interagire regolarmente con i segretari politici, i coordinatori, i consiglieri, i capigruppo e gli assessori.

In risposta alle richieste di dimissioni da parte delle opposizioni, Piana ha osservato che tali richieste fanno parte del “gioco delle parti” e ha sottolineato che anche la maggioranza avrebbe agito similmente se le posizioni fossero state invertite. Ha esortato a non scandalizzarsi né irrigidirsi di fronte a tali atteggiamenti, considerandoli una normale dinamica politica.

Ci sono il garantismo e c’è l’esperienza, perché già in passato è successo che amministratori e politici coinvolti in guai giudiziari ne uscissero assolti o addirittura archiviati, dunque prima ancora di arrivare a processo. All’indomani del terremoto che ha travolto la Regione Liguria con i domiciliari del governatore Giovanni Toti, a ricordarlo – insieme a un richiamo su quanto possa essere scivoloso un automatismo tra avviso di garanzia e massa al bando politica- non è solo il centrodestra. Che compatto si dice fiducioso che Toti sarà in grado di dimostrare la sua estraneità ai fatti che gli sono contestati. L’interrogatorio di garanzia di Toti è stato fissato dal gip per oggi. L’imprenditore della logistica Aldo Spinelli e il capo di gabinetto del governatore Matteo Cozzani verranno interrogati sabato.

“Vedremo esattamente cosa emerge, quali sono le accuse nei confronti del governatore della Regione. Lo vedremo nel dettaglio perché è tutto molto prematuro”, ha detto il deputato di FdI, Giovanni Donzelli, rispondendo ai cronisti a margine della presentazione di un evento di Ecr. “Sui tempi (dell’inchiesta, ndr) si sono già espresse numerose persone. Rimane la presunzione di innocenza”, ha aggiunto Donzelli, ricordando che “Toti ha dichiarato che riuscirà a spiegare la sua estraneità a qualsiasi accusa, ovviamente c’è fiducia anche nella giustizia italiana. Siccome ho fiducia sia in Toti che nella giustizia, Toti riuscirà a dimostrare all’interno del sistema giudiziario la sua estraneità a qualsiasi accusa”.

Donzelli, poi, a chi gli chiedeva di eventuali elezioni anticipate in Liguria ha ricordato che “abbiamo avuto in passato la nostra sindaca di Terracina arrestata, che scelse di dimettersi immediatamente; siamo ritornati al voto e poi non è stata nemmeno rinviata a giudizio, la stessa Procura ha detto che non c’era bisogno di approfondire”. Dunque, “prima di parlare di elezioni credo ci siano i tempi necessari”. FdI, ha proseguito il deputato, “da questo punto di vista è molto lineare: chiediamo la massima chiarezza in questo caso esattamente come l’abbiamo chiesta in Puglia e Piemonte”. “Massima attenzione, perché quando si parla della gestione della cosa pubblica deve esserci massima trasparenza. Ciò che cambia – ha poi sottolineato – è la vicenda politica: Toti dice che dimostrerà la sua estraneità da ogni accusa, Emiliano si è vantato da un palco di andare a parlare con famiglie dei boss mafiosi per poter consentire di fare politica. Se Toti avesse fatto questo, gli avrei chiesto le dimissioni oggi stesso”.

Per Matteo Salvini “se è tranquillo come dice, se si ritiene un buon governatore, cosa di cui io sono convinto, lo dimostrerà. E quindi dal mio punto di vista non si deve dimettere”. “Dimettersi – ha chiarito il ministro – sarebbe una resa dal mio punto di vista perché domani qualunque inchiesta, qualunque avviso di garanzia o rinvio a giudizio porterebbe alle dimissioni di un sindaco o di un amministratore”. “In Italia e in tutti i Paesi civili qualcuno è colpevole se condannato in tre gradi di giudizio. Non basta un’inchiesta, lo invito a dimostrare che ha lavorato correttamente e spero che i giudici gli diano velocità la possibilità di farlo”, ha ribadito Salvini, non volendo invece soffermarsi sulla tempistica dell’inchiesta: “Non mi interessa. Sicuramente, se è durata quattro anni, avranno avuto i loro motivi per chiuderla adesso. Però – ha concluso – non commento”.

Per Forza Italia è stato Antonio Tajani a spiegare che “non c’è nessun imbarazzo nella maggioranza, sono garantista e convinto che Toti farà di tutto per dimostrare la propria estraneità ai fatti di cui è accusato”. Il presidente dei senatori azzurri, Maurizio Gasparri, poi, ha spiegato di ritenere che “ci siano vicende e vicende. Nel caso di Toti penso che uno che si vuole far corrompere non registra, ai sensi di legge, il contributo di un importante imprenditore nella raccolta fondi per la campagna elettorale”. Anche Gasparri ha poi richiamato alla memoria un precedente acquisito come lezione: “Io – ha raccontato – ho rafforzato il mio garantismo dopo che il senatore di Forza Italia, Siclari, venne accusato di voto di scambio e condannato in primo grado a 5 anni. Motivo per il quale, di comune accordo, non lo ricandidammo alle elezioni. Siclari poi venne assolto in appello, senza neanche un ricorso in Cassazione da parte di quei magistrati. Ora il senatore Siclari è completamente assolto ed innocente, ma non è più senatore perché non lo abbiamo ricandidato. Quindi a quelli che mozzano le teste direi di contare almeno fino a dieci”.

Ma, si diceva, voci di garantismo non si sono levate solo dal centrodestra. “Toti è stato un nostro avversario politico, Lella Paita lo sfidò alle regionali nel 2015. Non commentiamo le inchieste, né gli arresti o gli avvisi di garanzia. Certo, mi limito a constatare che dopo quattro anni di indagini, l’arresto avviene a un mese dalle elezioni europee”, ha detto Matteo Renzi in un’intervista al Messaggero. “La mia opinione è sempre la stessa: non può esistere un automatismo tra l’avviso di garanzia o la richiesta di arresto e le scelte del politico. Vorrebbe dire affermare che la durata delle istituzioni dipende non dal voto del popolo, ma dai provvedimenti del pm o del gip. O c’è un elemento di valutazione personale che porta alle dimissioni, oppure si aspetta una sentenza che passi in giudicato”.

“Senti Renato, io sono nelle mani di Giovanni per questi due supermercati qua. Per cui se vogliamo mettere il tuo vino devi parlare con Giovanni”. È la mattina del 17 marzo 2022 e Francesco Moncada, consigliere d’amministrazione di Esselunga e marito dell’ad Marina Caprotti, va a trovare Giovanni Toti nel suo ufficio al palazzo della Regione Liguria: nella stanza ci sono le cimici piazzate dalla Procura di Genova, che indaga entrambi per corruzione. Moncada mette il telefono in vivavoce e chiama l’attuale presidente del Cnel Renato Brunetta, allora ministro della Pubblica amministrazione nel governo Draghi, molto vicino politicamente a Toti (facevano parte della stessa corrente in Forza Italia). “Sono qui con un tuo amico“, dice. L’”amico” saluta e il manager spiega a Brunetta di aver bisogno del governatore per aprire due nuovi punti vendita nel capoluogo, dove è potuto sbarcare nel 2020 – dopo anni di dominio incontrastato della Coop – proprio grazie all’amministrazione di centrodestra. Come “leva” usa l’offerta di proporre il vino prodotto dalla Capizucchi, l’azienda agricola fondata dal ministro, negli scaffali Esselunga: “Se vogliamo mettere il tuo vino devi parlare con Giovanni”, dice. Il vino Capizucchi, in effetti, compare tuttora nei volantini promozionali della catena.

Il dialogo, riportato nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato ai domiciliari il presidente della Regione, si risolve in una sorta di sceneggiata, visto che “Giovanni” è lì e ascolta in diretta. Brunetta gli fa i complimenti: “Lui è bravo e serio”. “Lo so”, risponde Moncada (interdetto dall’esercizio della professione). Poi i due concordano un appuntamento al ministero. Dopo la chiamata, il dirigente di Esselunga discute con Toti e con il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani – anch’egli presente all’incontro, arrestato e ai domiciliari – dello sblocco della pratica per costruire un supermarket nel quartiere di Sestri Ponente. Infine, Cozzani invita Moncada a prendere un caffè alle 18 nel proprio ufficio per “chiudere il cerchio“: all’incontro partecipa anche un altro indagato, Maurizio Rossi, editore della tv ligure Primocanale, molto vicina alla giunta regionale (tanto da meritarsi l’appellativo di “TeleToti”). In quell’occasione viene concordato il finanziamento illecito con cui, secondo l’accusa, Esselunga corrompe Toti: l’azienda si impegna a rinunciare ad alcuni passaggi pubblicitari sul maxischermo in cima al grattacielo più alto di Genova (di proprietà dell’emittente) per “regalarli” alla lista del governatore in sostegno di Marco Bucci, sindaco ricandidato alle Comunali del 2022. “Non possiamo togliere qualche cosa a noi e mettere Bucci… però bisogna farlo bene… “, riassume Moncada. La scelta di usare il maxischermo invece della tv viene presa perché considerata più “sicura” da un punto di vista dei controlli: “Qui non ho nessun obbligo… quindi posso dire che gli do dieci passaggi al giorno per dire… poi gliene do cinquanta”, spiega Rossi. Che ha già pronto il capro espiatorio, un “programmatore stupido” a cui dare la colpa se l’imbroglio venisse scoperto: “Se qualcuno contesta gli dico: “No guardi che devono essere dieci passaggi al giorno e questo qua ne ha messi 15…””.

Il manager di Esselunga, consapevole del rischio, chiede che il tutto venga fatto in modo “pulito”: “Dobbiamo dormire tutti tra due cuscini“. E a quel punto, ricostruisce il gip, gli interlocutori decidono di disfarsi dei cellulari per paura che vi possa essere installato un trojan, il virus che li trasforma in registratori. “Una voce indistinguibile chiede di spegnere qualcosa (“allora spegniamo questo qui che… “) e Moncada subito dopo, afferma: “Questo qui io lo metto proprio via”. È evidente”, scrive la gip Paola Faggioni, “come si faccia riferimento all’opportunità di spegnere o mettere da parte gli smartphone per il timore che la conversazione possa essere oggetto di intercettazione”. All’affermazione di Moncada di voler mettere da parte il cellulare, Cozzani dice a lui e a Rossi: “Fate fate…venite da me… facciamo così…”. “Appare plausibile”, si legge, “che il capo di gabinetto abbia invitato i presenti a consegnare i propri telefoni per riporli in luogo sicuro, al fine di impedire o rendere difficoltose possibili intercettazioni”. Una precauzione inutile: nell’ufficio di Cozzani erano installate le ambientali. Terminato il vertice – ormai sono quasi le sette di sera – i tre tornano nell’ufficio di Toti per l’ultimo check: “Allora noi siamo tutti a posto giusto? Siamo a sistema”. “Yes, siamo allineati su tutto”, conferma il governatore arrestato.

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