Mattarella e Nordio al congresso dell’Anm: ‘L’ indipendenza della magistratura è principio non negoziabile’

Una vera standing ovation ha accolto Sergio Mattarella al 36esimo congresso dell’Anm. E l’omaggio fragoroso riservato dai magistrati  stipati in platea e nei palchi del Teatro Massimo di Palermo – tutti in piedi ad applaudirlo per lunghi minuti – è già un messaggio preciso lanciato dall’associazione dei magistrati. Innanzitutto, il riconoscimento al presidente della Repubblica del ruolo di garante, fondamentale in una fase complicatissima e di annunciati cambiamenti che – viene sottolineato – a partire dalla separazione delle carriere, rischiano di stravolgere i rapporti tra i poteri, con un “indebolimento del giudiziario”. Per questo i magistrati continueranno a dire la loro e non si faranno “espellere” dalla sfera pubblica. È un fatto per il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, che vi sia, spiega nel suo intervento, “una spinta alla ridefinizione in senso restrittivo dei confini entro cui la giurisdizione può esprimersi e può far uso degli strumenti propri del suo agire”.

“L’ indipendenza della magistratura giudicante e requirente è un principio non negoziabile. Una contiguità col potere esecutivo è inimmaginabile. Resta però il problema della separazione delle carriere”,  ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervenendo al 36esimo congresso dell’Associazione Nazionale Magistrati in corso a Palermo

Una presenza, quella di Nordio, da lui stesso annunciata al termine del G7 sulla Giustizia, che tenta di abbassare i toni di un dibattito che non è mai stato sereno. “Mai e poi mai sognerei di entrare in conflitto con la magistratura. Poiché però non siamo nel paese delle meraviglie è anche giusto dire quelli che sono i nostri programmi: definiti dal corpo elettorale che ci ha incaricato per fare delle riforme sulla giustizia. Anche qui bisogna essere chiari, se c’è un punto di incontro con il presidente Santalucia, è quello della assoluta indipendenza dei magistrati, sia giudicanti che requirenti”.

“Penso che saremo tutti d’accordo sul fatto che occorrano delle riforme che incentivino l’efficienza della giustizia. Per la prima volta abbiamo tre concorsi in via di definizione. Altri due sono stati appena definiti. Contiamo di colmare i vuoti della magistratura entro il 2026. Sono state diffuse voci false e tendenziosi su concorsi stranissimi, con addirittura magistrati nominati dal governo. Non è possibile nemmeno pensare che un ministro, che è stato magistrato, possa immaginare qualcosa del genere. Stiamo invece pensando di accelerare questi concorsi”, ha osservato Nordio.

“Nessuno ha mai pensato che un’eventuale riforma, come quella che gli elettori ci hanno incaricato di fare, possa vulnerare la democrazia né tantomeno l’indipendenza della magistratura requirente o giudicante. Questo non significa affatto che le cose sono già state scritte o irrimediabilmente decise. Noi, sempre nei limiti franche di leale collaborazione, senza retropensieri o riserve mentali, le cose che vorremmo fare le diciamo. Quelle che possiamo fare insieme cercheremo di farle”, ha ribadito il ministro. “Spero che non si parli più di conflitto tra politica e magistratura. Si potrà parlare di dialogo franco, di dialogo acceso, di idee opposte, di proposte che possono venire da parte vostra”.

“La mia presenza a Palermo è realmente una difficoltà anche logistica ma è una manifestazione di rispetto verso i rappresentanti della magistratura”, ha dichiarato il ministro. “Si era detto che non avrei partecipato, ma quando ho capito che la cosa era compatibile ho deciso di essere presente come forma di assoluto rispetto nei confronti dell’Anm e di scambio franco, leale e sincero”, ha spiegato Nordio. Di carne al fuoco, al congresso dal titolo “Magistratura e legge tra imparzialità e interpretazione”, ce ne è già tanta: riforme, separazione delle carriere, l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, il ruolo delle toghe nel dibattito sulla giustizia. Temi “caldi” come l’autonomia e l’indipendenza delle toghe affrontati alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, accolto con una standing ovation, del presidente del Senato Ignazio La Russa, del vicepresidente della Camera Giorgio Mulè del viceministro Francesco Paolo Sisto, del Governatore Renato Schifani e dei vertici dell’Associazione.

Ampio e complesso l’intervento  del presidente nazionale dell’Anm Giuseppe Santalucia, netto nell’esprimersi contro “il progetto di separazione delle carriere, portato avanti con ostinazione pur dopo che la separazione delle funzioni è stata dilatata all’estremo”. Un progetto che, per Santalucia, “reca con sé il germe dell’indebolimento della giurisdizione, almeno quella penale”. “Si mette mano alla Costituzione mostrando di non aver compreso il senso di massima garanzia per i diritti dei cittadini dell’attuale impianto, di un pubblico ministero appartenente al medesimo ordine del giudice e accomunato al giudice per formazione e per cultura della funzione”, ha detto. Il magistrato ha poi espresso un giudizio critico verso la abrogazione del reato di abuso d’ufficio “un tentativo – a suo dire – di ridurre l’incidenza dell’azione giudiziaria”. Santalucia, che ha espresso l’auspicio che sul dibattito in corso a Palermo non si attiri “l’usurata critica della politicizzazione, che si rinnova con puntualità quando la voce e l’azione dell’Associazione nazionale magistrati hanno la pretesa di uscir fuori dall’ambito, pur nobile, della difesa degli interessi di tipo impiegatizio”, ha rivendicato il diritto delle toghe di partecipare al dibattito politico sulla giustizia.

Santalucia replica anche ai dubbi esposti pubblicamente dal Guardasigilli Carlo Nordio sulle indagini e sulle decisioni del gip: “Creare sospetti e insinuazioni fa male alle istituzioni. I provvedimenti vanno contestati nelle aule di giustizia. E se ci sono stati errori, il ministro può agire perché ha il potere di avviare l’azione disciplinare”.

“Quanto annunciato sulla separazione delle carriere vede la nostra ferma contrarietà”,  ha detto, tra gli applausi dei magistrati presenti, la segretaria del Pd Elly Schlein intervenuta al 36esimo congresso dell’Anm a Palermo. “Noi riteniamo che la separazione delle carriere, oltre a non risolvere i problemi della giustizia, sia l’anticamera della sottomissione dei magistrati all’Esecutivo e comprometta il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale”, ha aggiunto, sostenendo che “non possiamo fare a meno di constatare come questo disegno” di riforma della giustizia “si inserisca in un mosaico di scelte e dichiarazioni che celano il retropensiero del governo: una certa insofferenza verso l’equilibrio dei poteri e l’attuale assetto costituzionale”.

“La magistratura mal tollerata con atteggiamento muscolare e aggressivo: vale la pena di ricordare una nota che la accusava di fare l’opposizione – ha aggiunto la leader dem -. Pensate ad alcune affermazioni, che il Pd ritiene gravi, sentite ieri da parte di alcuni membri del governo”.

E’ un intervento tutto politico quello della segretaria dem Elly Schlein. Dal palco di Palermo parla di un contrasto muscolare alle opposizioni, da parte del Governo. Affronta il tema delle riforme, a partire da quella della giustizia con la separazione delle carriere a quella del premierato che “scardina l’equilibrio sancito dalla Costituzione”. Sull’Autonomia differenziata dice: “Aggrava le differenze territoriali che invece dovremmo ricucire. Non ci devono essere pazienti di serie A o di serie B in base alle regioni in cui vivono”.

“Il sorteggio per il Csm, insieme alla norma sui test psicoattitudinali, sembrano diretti a instillare un sentimento di sfiducia nella magistratura, e così facendo si indeboliscono gli anticorpi di legalità e la lotta al crimine e alla mafia”, denuncia la segretaria del PD. “Si vogliono limitare gli spazi di azione della magistratura, renderla mero esecutore burocratico, contro il senso stesso che la Costituzione le affida”.

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