Bruno Vespa tra Agcom e mancato duello TV Meloni-Schlein

Bruno Vespa, storico conduttore di Porta a Porta, ha espresso il suo disappunto riguardo la decisione di annullare il confronto televisivo tra Giorgia Meloni e Elly Schlein, presa dall’Agcom. Durante la trasmissione “Cinque Minuti”, Vespa ha fatto riferimento agli attacchi mediatici subiti da Silvio Berlusconi nel 2001, sollevando dubbi sul concetto di pluralismo mediatico, come riportato da fanpage.it.

In un contesto di rigida applicazione della par condicio, Vespa ha ricordato come già nel 2001, sotto il governo di centrosinistra, fossero negati confronti televisivi equilibrati. All’epoca, Bruno Vespa propose una doppia serata con Silvio Berlusconi e Francesco Rutelli, entrambi candidati a Palazzo Chigi, ma l’idea fu respinta. Parallelamente, sulle reti Rai, andavano in onda programmi con attacchi diretti a Berlusconi, condotti da Marco Travaglio e Michele Santoro.

Bruno Vespa non ha nascosto il suo disappunto, dichiarando al Tg1: “Due donne, per la prima volta nella storia d’Italia, un Presidente del Consiglio e un capo dell’opposizione donne e non possiamo farle incontrare per una serie di cavilli burocratici. Pluralismo? E lo venite a dire a noi?“.

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) aveva condizionato il via libera al confronto televisivo all’accettazione da parte di una larga maggioranza delle liste in competizione elettorale. Questo consenso non è arrivato, portando i vertici Rai a cancellare il dibattito tra Meloni e Schlein, come riportato da fanpage.it.

Solo quattro delle liste parlamentari hanno accettato l’invito della Rai per il confronto. La Rai, in una nota ufficiale, ha dichiarato: “In assenza della maggioranza richiesta dall’Agcom, non possiamo programmare alcun confronto nei termini proposti. Il Servizio Pubblico continuerà a garantire il rispetto della par condicio nei notiziari e nei programmi di approfondimento.” Fanpage.it sottolinea come questa decisione abbia sollevato diverse critiche da parte del pubblico e delle forze politiche.

“C’è un sistema proporzionale” alle elezioni europee ed è “giusto” fare ascoltare in un confronto televisivo tutte le voci.’’ Lo ribadisce, all’indomani della decisione della Rai, dopo la pronuncia dell’Agcom, di annullare il previsto duello tv tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani parlando con i giornalisti a Firenze.

Il mancato confronto tv Meloni-Schlein “in qualche modo giova gli altri partiti…”. Ne è convinto il sondaggista Renato Mannheimer, che spiega: ”Si avvantaggiano sicuramente gli altri. Non è che il confronto televisivo avrebbe spostato voti dalla destra alla sinistra e viceversa, ma sicuramente avrebbe attirato voti sui partiti principali, da parte dei sostenitori di quei partiti”, Fratelli d’Italia e Pd.

Il ‘duello’ tra la segretaria dem e la presidente di Fdi, sottolinea il sociologo, “serviva a mobilitare all’interno della destra e della sinistra. Mi spiego: se uno di sinistra vede la Schlein in tv, si entusiasma e la vota. Stesso discorso vale per la Meloni”. Mannheimer non ha dubbi e insiste: con l’annullamento del faccia a faccia Meloni-Schlein ”si avvantaggiano gli altri, ma voglio vedere che confronti ci saranno”, fallito questo.

“Sarebbe stato terapeutico per il male della politica. Avrebbe alimentato la passione, il dibattito, il tifo di cui si sente un gran bisogno”. Luigi Crespi non ha il minimo dubbio sullo stop all’attesissimo big match televisivo Meloni-Schlein. Che anche uno spin doctor, già sondaggista di Berlusconi ed esperto di comunicazione da lunga data come lui, attendeva come si aspetta un derby. Credo che la legge sulla par condicio vada abolita in toto. E mi auguro che il governo Meloni prenda l’iniziativa, spero che possa riformare le regole dei processi democratici. Ha perso la democrazia con l’annullamento del confronto, perché la democrazia è confronto, è dialogo. L’intelligenza della gente non si basa sui bilancini dei burocrati, l’intelligenza è selettiva, per fortuna, sa distinguere e lo ha dimostrato. Credo che in Italia l’ultimo confronto a due sia stato quello Berlusconi-Prodi nel 2006. Ancora oggi discutiamo del faccia a faccia tra Kennedy e Nixon, che perse perché sudava. E noi rinunciamo al faccia tra due donne leader delle principali forze politiche italiane? Pazzesco.  Due donne che si confrontano su un’idea di Europa, da posizioni opposte,  sarebbe stato grandioso, un valore per la democrazia del nostro splendido paese. Certo sarebbe stata un’operazione win win. Non conosco nessuno che ha votato Meloni che dopo il duello potesse votare Elly o viceversa. Però l’operazione sicuramente avrebbe rinforzato e animato, esattamente quello che serve. Poi c’è una fascia che non sa per chi votare e che avrebbe potuto decidere di andare alle urne. In questa fase un confronto Meloni-Schlein sarebbe stato  terapeutico per il male della politica. Io fossi nella premier andrei al confronto con Mentana. Però a una condizione minima: che il confronto sia tra i candidati. Conte, che non lo è, scegliesse il suo candidato, il suo frontman televisivo. Lo stesso faccia Salvini. Tajani giustamente aveva il diritto di dire ‘perché io no?’.  La mia idea è: facciamo questi confronti e aboliamo la par condicio. A queste due donne straordinarie dico ‘non mollate’. Ci sono personaggi pesanti come Bettini che in maniera disgustosa, come avvoltoi, aspettano che la Elly inciampi per tornare indietro, senza argomenti se non la logica del potere. La Schlein sta lavorando per il cambiamento anche se è ondivaga, compressa  tra le correnti e la voglia di distruggerle. Mi viene in mente l’esempio del Gladiatore, che si è guadagnato l’eternità nel cinema cadendo nell’arena. Quello che conta, che resta è la lotta, il conflitto. Il solo fatto di aver accettato la sfida con la premier la rendeva simpatica, che non è il suo forte. La Giorgia avrebbe giocato un po’ come il gatto con il topo consentendole una via d’uscita. Sarebbe stata magnanima non avrebbe infierito, avrebbe dimostrato di essere il  grande leader che è. Schlein riesce a rendere non comunicativo anche il ‘ciao’. È involuta nel linguaggio, problematica nelle argomentazioni, disarmonica. La sua postura è rigida, non parla con il corpo. Meloni parla fin troppo con il corpo. Nel corso del tempo è riuscita a mantenere un profilo identitario di donna del popolo, sofisticato ma non raffinato. Coniugando la postura con il suo tratto di ironia, riesce ad arrivare fino a Bolzano. E poi è molto seria sui contenuti. Anni fa, quando FdI era al 4%, le dissi ‘vedrai, presto il tuo partito arriverà a 2 cifre”.

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