Il fattore umano in crisi, la mancanza di leader

Il Brasile sta per cadere nelle mani di un personaggio che fino a qualche mese fa era considerato un fenomeno da baraccone. Due anni fa Gli Stati Uniti videro salire alla Casa Bianca Trump considerato uno strano personaggio dal colore dei capelli strano, che mai avrebbe potuto sconfiggere i candidati più autorevoli del suo partito per correre verso Washington. E a tal proposito a giusta ragione si parla di crisi della sinistra nel mondo. I suoi partiti tradizionali sono dappertutto sotto la soglia del 20%e anche più giù in Germania, Italia, Francia e Spagna.Negli Stati Uniti il partito democratico non trova un leader che riesca a far rivivere quell’animo riformista e radicale. Ma si parla meno della crisi del centrodestra dal cui seno sono nati quelli che definiamo , partiti populisti. Dove sono gli eredi di Helmut Kohl e della Merkel che ancora governa? O in Francia di Jacques Chirac? Dietro l’ondata populista non c’è soltanto la crisi che la globalizzazione ha generato,la paura dell’immigrazione, della mancanza del lavoro con conseguente impoverimento delle popolazioni, l’avvento di una rete spregiudicata e senza limiti di forma, che ha sdoganato il linguaggio scurrile e violento ed ha creato il rapporto diretto tra il capo e il popolo. C’è anche forse, soprattutto il fattore umano.Questi fenomeni sono reali e non se ne vedrà a breve la fine. Ma da soli non sarebbero sufficienti, se non fosse saltata la selezione di una nuova classe dirigente in grado di formare leader abili a governare il nuovo sistema politico ed economico mondiale in continua evoluzione e interpretare i cittadini senza usarli, come fanno i populisti, né tradirli come hanno fatto le élite.In Italia la situazione è particolarmente particolarmente grave. E non solo perché le aziende delocalizzano verso altri paesi stranieri o per l’immigrazione clandestina o perché la rivoluzione tecnologica crea nuovi disoccupati o il Web freddo e narciso mortifica i rapporti umani.In Italia il partito di centro che guardando a destra e a sinistra con intelligenza e moderazione, governando la ricostruzione del Paese e il Boom economico non produce più un leader. Anzi negli ultimi vent’anni ogni tentativo di occupare il centro da parte di un capo politico è miseramente naufragato, Da Berlusconi a Renzi. Rimpiangere il passato è inevitabile e inutile, ormai il sentimento del popolo italiano è di mettere sotto accusa l’intera classe dirigente, non si riconosce nelle tecnocrazie e nei corpi intermedi.Dove sono i grandi sindacalisti di una volta? O i rappresentanti di Confindustria che avevano dietro migliaia di operai e una cultura organizzativa e tecnica di livello internazionale? Ripartire dal fattore umano l’italia non ne può fare a meno.La selezione della classe dirigente non può essere affidata alla mediocrità.Serve saper ascoltare la voce dei cittadini senza farsene condizionare, elaborare programmi di sviluppo che guardino al futuro e non all’immediato per cercare il consenso elettorale. Sono processi delicati e lunghi che non si possono affidare ad una sorta di democrazia digitale che si propone con un clic.Già dalle prossime elezioni europee destra e sinistra dovrebbero organizzarsi per dare un segnale.L’alternativa è pagare un prezzo molto alto all’ondata populista.

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