Dal 19 al 23 aprile al Teatro India di Roma in scena ‘Un quaderno per l’inverno’ spettacolo di Massimiliano Civica su testo di Armando Pirozzi

Dal 19 al 23 aprile al Teatro India di Roma  va in scena ‘Un quaderno per l’inverno’,  uno spettacolo di Massimiliano Civica su testo di Armando Pirozzi, interpretato da Alberto Astorri e Luca Zacchini, con le scene di Luca Baldini e i costumi di Daniela Salernitano.

 ‘Un quaderno per l’inverno’, testo per due attori in tre scene, racconta la storia di un introverso professore di letteratura che, rientrando in casa, vi trova un ladro, armato di coltello, che vuole da lui qualcosa di molto insolito: è una questione di vita o di morte. Durante la notte che segue i due personaggi, in bilico tra speranza e disperazione, si confrontano su idee, sentimenti, interrogativi dolorosi, in un dialogo per entrambi nuovo e inaspettato. I due si ritroveranno anni dopo, ancora in qualche modo segnati dall’esperienza di quella notte che, seppure vissuta e ricordata in modi molto diversi, ha tracciato forse la possibilità di un cambiamento, di una più ampia comprensione.

                

Il tema centrale del testo è la scrittura e la sua possibilità di incidere direttamente sulla realtà,  annota l’autore Armando Pirozzi, la forza miracolosa della poesia, non come semplice esercizio di tecnica letteraria, ma per la dirompente carica vitale che suscita, nonostante tutto, nelle persone.

Nel Teatro all’Antica Italiana, di uno spettacolo che era stato un successo si diceva che aveva ‘incontrato’ il pubblico. La parola ‘incontro stava dunque per successo’. È stato un incontro, è stato un bell’incontro: è tutto quello che si può e si deve pretendere dal Teatro,  racconta Massimiliano Civica,  con ‘Un quaderno per l’inverno’ non vogliamo dire qualcosa agli spettatori, ma condividere qualcosa con loro. Qualcosa che sentiamo che ci riguarda, come persone ed esseri umani. Alla fine delle repliche saremo sereni se, in piena onestà, potremo dire: è stato un incontro.

                   

Note della regia:

Cosa accomuna ognuno di noi a Dante, a Michelangelo, a Ramsete II, a Giulio Cesare o a Emily Dickinson? Che anche noi, come loro prima di noi, soffriamo e gioiamo per amore, abbiamo paura di morire, piangiamo per la scomparsa dei nostri cari, ci preoccupiamo per i nostri figli, patiamo delle ingiustizie che subiamo, soffriamo per i mali del corpo e per quelli dell’anima. L’amore, la morte, la lotta per la sopravvivenza, e i sentimenti ad essi legati, rappresentano la persistenza dell’umano: sono ciò che ci rende uguali, che ci permette di capirci e soprattutto di provare compassione per gli altri.

Le storie dei grandi poeti, drammaturghi e scrittori ci interessano e ci commuovono appunto perché sentiamo che ci riguardano: con Shakespeare abbiamo in comune gli stessi sentimenti della tragica inesplicabilità della nostra esistenza, con la ‘sola’ differenza che lui riesce ad esprimerli in forme più compiute e artisticamente evidenti. E di questo gli siamo grati, per l’immenso dono di non farci sentire soli.

A teatro ci riconosciamo umani ed effimeri, e la condivisione degli stessi sentimenti ci rende meno soli e ci apre alla compassione: quando c’è teatro noi ci perdoniamo e perdoniamo. Ma questo può avvenire solo attraverso gli attori. A teatro noi abbiamo la possibilità di entrare in empatia e di commuoverci solo per e con quegli esseri umani che sono lì davanti a noi ad agire una storia. Se il teatro vuole tornare ad essere un bisogno vitale per le persone, allora gli attori devono tornare ad essere i sovrani della scena. Perché, come dice Blaise Pascal, ‘All’uomo ciò che interessa veramente è l’uomo’.

Come regista la mia nuova ambizione è quella di sparire, di rendere invisibile la mia presenza per servire gli attori e, dunque, il pubblico. Non ci si può commuovere per ‘una regia’, ma solo per gli attori e per le loro storie; si può entrare in reale empatia solo con degli altri esseri umani, non con un segno scenografico, con un gioco di luci o con dei simboli che un deus ex machina utilizza per spiegarci analiticamente la sua visione della vita. Questo voler sottrarsi e nascondersi come regista serve a portare ancora di più in primo piano, rispetto a quello che ho fatto in passato, il rapporto tra esseri umani nel qui ed ora del rito teatrale, l’incontro ‘al presente’ tra gli uomini sulla scena e quelli in platea. Un teatro che ‘toglie’ scorie per giungere ad una maggiore purezza, un cancellare per far risaltare di più i tratti identificativi del quadro. Invece della ‘bella regia’, della regia che fa mostra e spettacolo di sé, una regia che miri alla purezza, che ‘serva’ il teatro a dispiegare la sua essenza, che renda più prossimo e quasi senza precauzioni l’incontro “faccia a faccia” tra attori e spettatori. Lavorare ancora di più a togliere, limare e asciugare per riuscire a dare di più.

Con il drammaturgo Armando Pirozzi e gli attori Alberto Astorri e Luca Zacchini abbiamo deciso dunque di provare a ‘non farci notare’ e cercheremo di non far notare il lavoro sulla regia, sul testo e sulla recitazione. Vogliamo che gli spettatori si trovino davanti ad un ‘fatto’, non alla nostra interpretazione e al nostro giudizio di quel fatto. Metteremo davanti al pubblico due esseri umani e la loro storia, sperando che quella storia ci riguardi tutti e che, per la durata della rappresentazione, il pubblico stesso si dimentichi di essere a teatro. Perché il massimo dell’arte e della tecnica è non far notare l’arte e la tecnica.

Uomini che sanno ‘fare accadere’ una storia davanti ad altri uomini, questo per noi è oggi la vocazione del teatro. In fondo vogliamo semplicemente raccontare una storia, lasciando liberi gli spettatori di esserne i coautori, ovvero di viverla ed interpretarla ognuno a modo proprio, riconoscendosi, con quelli che sono in scena, uomini tra gli uomini. Tutti alle prese con le stesse fondamentali questioni: l’amore, la morte, l’amicizia e lo sforzo di trovare un senso alla vita.

Se durante ‘Un quaderno per l’inverno’  lo spettatore non si sorprenderà a pensare ‘che bella scelta registica’ o ‘com’è bello questo testo’ o ‘come recitano beni gli attori’, ma rimarrà costantemente dentro la storia ed emotivamente addosso ai ‘personaggi’, allora sapremo di aver fatto una grande regia, di aver scritto un grande testo e di averlo recitato al meglio.

Dal 19 al 23 aprile al Teatro India

‘Un quaderno per l’inverno’

di Armando Pirozzi

uno spettacolo di Massimiliano Civica

con Alberto Astorri e Luca Zacchini
scene Luca Baldini
costumi Daniela Salernitano

luci Roberto Innocenti

Produzione Teatro Metastasio di Prato

con il sostegno di Armunia Centro di Residenze Artistiche Castiglioncello

 

INFO TEATRO INDIA

Lungotevere Vittorio Gassman (già Lungotevere dei Papareschi) – Roma

Biglietteria Teatro di Roma _ tel. 06.684.000.311/314 _ www.teatrodiroma.net

Orari spettacolo: tutte le sere ore 21 _ domenica ore 18

Durata spettacolo: 50 minuti

 

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