Truffa e riciclaggio: sequestro da 47 milioni e 21 indagati

Fabbricati, terrerni e quote societarie per un valore complessivo di 47 milioni di euro. Sono i beni sequestrati dalla Guardia di Finanza di Rovigo nell’ambito dell’inchiesta della locale procura che vede 21 indagati (13 italiani e 8 stranieri) per per truffa, riciclaggio ed autoriciclaggio. L’inchiesta, che nel febbraio scorso aveva già portato al sequestro di altri 14 milioni, ha fatto emergere un sistema di frode che prevedeva l’avvicinamento di imprenditori o di privati, bisognosi di finanziamenti, da parte di sedicenti commercialisti o broker nazionali che prospettavano l’interesse, da parte di investitori stranieri (bulgari), all’acquisto di società nazionali o di immobili di proprietà privata (in alcuni casi di particolare pregio per la zona territoriale in cui erano ubicati, come ville con piscine a S. Teodoro, ovvero per le caratteristiche tecniche degli immobili). Un modo per spingere le vittime a cedere le quote societarie ovvero i propri immobili a società bulgare o inglesi (talora intestate a prestanome), con previsione di un pagamento del corrispettivo con scadenze dai 6 mesi ad un anno e con fittizie garanzie fideiussorie, concretizzando una spoliazione dei beni di cui si appropriavano gli autori della truffa. Nell’attività di intermediazione è intervenuta una società romana, prospettata dagli indagati come economicamente solida (ma in realtà fallita nel settembre dell’anno 2019) che, come garanzia delle compravendite, avrebbe dovuto rilasciare polizze fideiussorie rivelate poi false. Il legale rappresentante era contestualmente amministratore di una delle società bulgare o inglesi.

I procuratori speciali intervenivano nelle operazioni economiche anche attraverso procure rilasciate in rappresentanza delle persone offese e in un caso veniva addirittura creata una mail fittizia per far figurare una procura a vendere. In sostanza, attraverso vari passaggi negoziali, le vittime perdevano sia la titolarità delle società in cui erano confluiti i beni, che i beni stessi. All’esito della spoliazione venivano poi operate ulteriori alienazioni dei beni ovvero delle quote societarie delle società interessate, in modo da frapporre ostacoli all’identificazione della provenienza delittuosa dei beni medesimi, così integrando le condotte di riciclaggio e facendo in modo che le proprietà rimanessero sempre sotto la sfera di influenza degli artefici della frode. A tal fine venivano appositamente costituiti dei GEIE (Gruppo Europeo di Interesse Economico) nel cui patrimonio confluivano i beni precedentemente sottratti. Allo scopo di frapporre un ulteriore schermo a protezione di tale patrimonio veniva inoltre creato un trust o venivano simulate cessioni a terzi.

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