Referendum e allarme del Financial Times: ‘Con vittoria del No dubbi su Italia nell’ euro’

La stampa inglese torna a parlare del Referendum costituzionale in Italia, sostenendo la sponda del Premier Matteo Renzi e del voto favorevole al sì, con un allarme non troppo dissimulato in caso di vittoria del no. Il Financial Times scrive infatti che, dopo la Brexit e la vittoria di Trump alla Casa Bianca, il voto in Italia rappresenta un test importantissimo per il futuro dell’Eurozona e per la permanenza dell’Italia nell’Euro, perché le dimissioni di Renzi ed il blocco delle riforme porterebbe creare un caos politico e spaventare gli investitori, con conseguenze disastrose sull’intera area della moneta unica. Il direttore associato del Financial Times, Wolfgang Munchau, ha affermato che, in caso si verifichi questa triplice condizione (Brexit, Trump, Renzi), ‘Mi aspetto una sequenza di eventi che metterebbe in dubbio la partecipazione dell’Italia all’Eurozona e di qui minerebbe la stessa Unione monetaria, che ora scommette su una maggiore aggregazione, sia politica che fiscale,  con la complicità della Germania. La sua opinione non ha a che vedere con una preferenza di tipo politico, quanto piuttosto con fondamenti di tipo economico, che fanno riferimento al crollo della produttività in Italia: dall’adozione dell’euro nel 1999 ad oggi l’Italia ha perso il 5% della sua produttività, mentre Germania e Francia l’hanno vista aumentare del 10% Quali sono le minacce all’esistenza dell’Eurozona? Per il Financial Times il futuro non dipende solo dalla sconfitta di Renzi, ma anche dall’eventuale trionfo di Marine Le Pen alle elezioni presidenziali, perché la leader dell’estrema destra ha già detto che farà un referendum sull’Euro e, dunque, una Frexit. Le ripercussioni di questi due eventi sarebbero disastrose sui mercati perché porterebbero alla maggiore insolvenza della storia: i detentori stranieri di bond italiani o francesi denominati in euro sarebbero rimborsati in lire o franchi francesi, che nel frattempo sarebbero svalutati, portando nei bilanci delle banche perdite massicce con conseguente aumento dei rischi di fallimento. Un’altra crisi finanziaria di matrice europea. Munchau detta anche una cura per i malanni dell’Eurozona, che passa per l’assenso della Germania ad un rafforzamento dell’Unione di stampo politico e fiscale e per un potenziamento dell’European Stability Mechanism (Esm), ossia il Fondo salva-spread, che era stato creato per contenere i danni di Paesi ben più piccoli di Italia e Francia. Una risposta che la Merkel potrà dare solo alla luce degli sviluppi politici e non prima delle elezioni de prossimo autunno. Frattanto il Premier Matteo Renzi, parlando a Radio24 stamattina, ha ribadito che il referendum è atteso da 35 anni perché tutti dicono che la carenza di riforme infrastrutturali è stato il primo elemento di deficit di competitività del Paese: ‘Siamo a un bivio in cui si può finalmente cambiare e se il referendum passa l’Italia ha una forza e una solidità anche rispetto ad altri Paesi europei impressionante’. La partita non è più in mano al sottoscritto, aveva detto ieri il Premier da Ercolano, tra quattordici giorni la parola, anzi la matita ce l’avete voi. ‘Se vince il No immagino che non ci sarà più il governo Renzi e che il presidente della Repubblica chiederà alle forze politiche cosa vogliano fare. Noi diremo che vogliamo andare alle elezioni il prima possibile. Il ‘No’ boccerà anche la stagione dei governi di scopo’,  ha detto il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5s): ‘Non vedo collegamenti tra la vittoria del No al referendum e l’uscita dall’euro. È chiaro  che se vince il No non portiamo il Paese nel caos delle dieci procedure legislative differenti’,  ribadendo come la questione della permanenza o meno dell’Italia nella moneta unica non sia legata al voto del 4 dicembre.

Cocis

 

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