La linea politica di Matteo Renzi sulle migrazioni riguardo al numero chiuso con più soldi alla cooperazione soffre di strumentalità legata al fatto che questa nuova posizione è il prodotto dei risultati elettorali, soprattutto quelli di alcune grandi città.
Contestualmente Renzi parla di aiutarli a casa loro. Cosa che non ha senso prendendo atto che alla base delle ondate migratorie vi sono principalmente problemi economici figli di squilibri alimentati dall’Occidente ricco.
‘Aiutarli a casa’ equivale a dire che dobbiamo produrre un bel taglio sulla nostra ricchezza favorendo, una grande redistribuzione internazionale. Di questo ne parlava in tempi non sospetti, anni ’80, Gianni De Michelis che anticipava, e di fatto, l’ondata migratoria nata a fronte di azioni mosse da Claudio Martelli.
Oggi la redistribuzione garantirebbe l’arricchimento dei satrapi che popolano da sempre il Terzo Mondo e che spesso sono i migliori partner dell’Occidente. In tal senso ‘aiutiamoli a casa’ è uno slogan ipocrita.
Non lo sarà più nel momento in cui le classi dirigenti nazionali e internazionali diranno alla parte più ricca del mondo, cominciando soprattutto dai personaggi che monopolizzano le classifiche di Forbes, che è venuto il momento di stringere la cinghia per consentire agli altri di allargarla. Ma non risulta che qualcuno sia disposto a fare questo annuncio.
Renzi tocca poi il problema dell’accoglienza. È evidente che esiste un punto di rottura, soprattutto se quelli che dovrebbero essere i nostri partner decidono di chiudere le proprie frontiere e di rispedire nel nostro paese chi prova a bypassare i posti di polizia.
È chiaro che in questo quadro non governato cresce l’irritazione dell’opinione pubblica. Non possiamo certo spacciare per accoglienza i migranti che finiscono nella maggior parte dei casi agli angoli delle nostre strade, senza una prospettiva di vita e di lavoro. Il punto di rottura non è lontano e fa male la sinistra a non prenderne atto perché solo prendendone atto potrà mettersi a tavolino per provare a mettere a punto una politica coerente. Perché se è pericolosa una destra che strumentalmente solletica ed esaspera paure ancestrali, allo stesso modo è dannosa una sinistra che si barrica dietro l’inconcludenza per il timore di smarrire presunte purezze ideologiche.