“Insieme per il futuro”: sarà questo il nome del nuovo gruppo di Luigi Di Maio che punta a raccogliere attorno a se circa 45 parlamentari in quella che è, a tutti gli effetti, una scissione dall’M5S, in rotta con Giuseppe Conte.
La diaspora grillina ha insomma preso il via con l’addio di Luigi Di Maio al M5S.
Sono ore in cui ci si sta scervellando, calcolatrice alla mano, su chi seguirà Di Maio e chi, invece, resterà con Conte.
Tra questi vengono annoverati l’ex-sottosegretario Gianluca Vacca, Sergio Battelli, Alberto Manca, Caterina Licatini, Luigi Iovino, Vincenzo Caso, Davide Serritella, Daniele Del Grosso, Paola Deiana e Filippo Gallinella.
Anche la deputata Elisabetta Barbuto starebbe accarezzando l’idea di lasciare il Movimento per seguire Di Maio, che la scelse candidandola al collegio uninominale di Crotone.
Anche al Senato in molti potrebbero seguire il ministro degli Esteri nella sua nuova avventura.
Tra i nomi che girano degli eletti a Palazzo Madama pronti a seguire Di Maio ci sono quelli di Emiliano Fenu, Fabrizio Trentacoste e Antonella Campagna, oltre a quelli di Vincenzo Presutto, Primo Di Nicola e Simona Nocerino.
La storia di Luigi Di Maio nel Movimento 5 Stelle è ormai giunta ai titoli di coda.
Lo scouting dei ‘dimaiani’ per costituire una nuova compagine parlamentare si è intensificato, di molto, tra ieri e oggi: “Telefoni roventi, stanno provando a sondare tutti…”, confida un eletto grillino.
“Al Senato – chiarisce un seguace del ministro degli Esteri – la questione numerica è ininfluente. Per formare un gruppo servirebbe un simbolo: che siano dieci o venti, la sostanza non cambia”.
Poi altri attacchi a Bergamo, durante la presentazione del suo libro Il Mostro. «Di Maio», afferma Renzi, «ha avuto il coraggio di dire che il M5S rischia di diventare il partito dell’odio. I 5 stelle hanno avvelenato il clima di questo Paese, considerando l’altro il nemico da abbattere. Se vuoi essere credibile caro Luigi chiedi scusa alla famiglia Boschi prima di parlare e a tutti gli amministratori messi ingiustamente sotto attacco. Di Maio era quello che disse che Mattarella aveva tradito la Costituzione. Dopo una settimana era ministro e Mattarella era il suo angelo custode. Diceva che si doveva uscire dall’euro. Diceva no al Tap e alla Tav». E infine: «Ha cambiato idea su tutto. Se cambiare idea è sintomo di intelligenza Di Maio è un genio».
“Bisogna arrivare a fine legislatura e preparare il dopo. Perché non ci possiamo affidare da un lato a Salvini e dall’altro a questi 5 stelle che sono morti”, incalza Calenda. Molto preoccupato da un’eventuale crisi di governo. “Questo è il momento di essere molto seri. Abbiamo un presidente del Consiglio che è in Europa il più autorevole. Dobbiamo sostenerlo tutti quanti facendo tutte le proposte nel merito che servono. Ma cercando di rompergli le scatole il meno possibile”.
Poi spara a zero contro Di Maio. “Non è protagonista da nessuna parte. È protagonista di aver fatto un sacco di cose sbagliate ai ministeri, che è la cosa che conta. È protagonista della presunzione di una persona al primo impegno di lavoro di non fare un ministro. Ma di volerne addirittura due. Sono tutti sintomi di una degenerazione del senso dell’etica e per me sono inaccettabili”. Insomma nessuna possibile candidatura del ministro degli Esteri grillino a capo di un eventuale schieramento di centro.
“Non credo”, conclude l’ex dem, “che quanto sta avvenendo nel Movimento 5 stelle possa avere ripercussioni sul governo. Perché i 5Stelle vogliono stare lì fino all’ultimo giorno utile della legislatura. Quello che sta accadendo in queste ore sia più la fine di un movimento politico. Il Movimento 5 stelle ha preso a queste elezioni amministrative il 3,6%. E noi che siamo un partito molto più giovane abbiamo preso il 4,2/il 4,3%. Quindi questo la dice sulla storia di un partito che inizia la legislatura al 33% e la finisce al 3%”.