L’Inps fa le pulci ai pensionati

Da qualche settimana l’Inps sta inviando a tanti pensionati una nota con la richiesta di restituzione di un importo pagato e non dovuto pari a circa 154 euro e riferito agli anni 2013 e 2014. Si tratta di un importo aggiuntivo corrisposto agli interessati, in base alla legge numero 388 del 23 dicembre 2000 (Legge Finanziaria 2001), destinato ai titolari di una pensione inferiore o pari al trattamento minimo Inps. La somma viene, però, data in via provvisoria in attesa della verifica reddituale, che viene fatta dopo qualche anno, così come sta accadendo al momento per gli anni 2013 e 2014.

Dall’Inps spiegano che non si tratta di un errore, ma di un ricalcolo a conguaglio. Difficile dire quante di queste lettere siano partite, ma si tratta dei conti precisi, fatti a distanza di anni, di quanto dovuto sulla base di quanto percepito. Ci sono delle prestazioni, che vengono erogate sulla base del reddito, sottolineano dall’Istituto, attribuite in maniera presuntiva in base al reddito presunto. Sennò dovremmo aspettare troppo per darle. In pratica vengono erogate delle cifre, partendo dal reddito ipotizzato e, una volta fatti i calcoli su quello reale, si chiedono i soldi indietro o si danno perché, precisano, il calcolo può anche essere favorevole al pensionato. E’ un meccanismo, previsto dalla legge, che porta a questo tipo di lettera. Nessuno, però, in caso di soldi in più, di saldo positivo, ci ha mai contattato,  concludono dall’Istituto di previdenza.

 L’Istituto nazionale di previdenza sociale parla di ‘un normale ricalcolo a conguaglio’ come quello delle bollette e non di un errore, mentre la Federazione dei Pensionati sostiene che la Corte di Cassazione nel gennaio scorso ha stabilito una volta per tutte che ‘il rimborso non può essere richiesto’. L’ente erogatore, ha chiarito la Corte di Cassazione nella sentenza numero 482/2017, può rettificare le pensioni per via di errori di qualsiasi natura, commessi in sede di attribuzione o di erogazione, a meno che l’indebita prestazione sia dovuta a dolo dell’interessato (il pensionato).

L’Inps  ha scritto ad una pensionata  il 18 marzo del 2015 dicendo che ‘dal calcolo effettuato’ sulla base della dichiarazione dei redditi per l’anno 2012 ‘le è stato pagato un importo non dovuto pari a 154,53 euro’ e che sarà ‘trattenuta presso la sua pensione per 12 rate mensili a partire dal mese di aprile 2015. La signora paga anche se a malincuore visto che non arriva a 500 euro di pensione al mese.

Non fa ricorso, ma certo non si aspettava di vedere arrivare un’altra lettera. La mattina del 29 marzo del 2017 l’Inps le scrive di nuovo, precisando che ‘in seguito alle necessarie verifiche reddituali’, relativi all’anno 2013, è risultato che le è stata corrisposta la somma di 154, 88 euro non dovuta. ‘Siamo pertanto costretti a provvedere al recupero di questo importo’,  scrive l’Istituto di Previdenza,  ‘mediante trattenute mensili sulla sua pensione, a partire da aprile 2017 per complessive 12 rate’.

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