‘Lei non è laureato’: ‘Uno studente ad Harvard contesta il relatore Di Maio’

Si è svolto, come è noto,  il 3 maggio l’annunciato incontro tra il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio e gli studenti dell’Università di Harvard, Massachusetts, all’interno di un evento intitolato ‘A Conversation with Luigi Di Maio: Understanding the Five Star Movement and the Role of Direct Democracy in Italy’. Tra le domande da parte degli studenti ce n’è stata anche una da parte di un ricercatore napoletano che ha dichiarato di avere la stessa età di Di Maio, ed ha evidenziato la percepita avversità del Movimento e in generale dei nuovi populismi agli ‘esperti’, facendo notare anche esplicitamente il basso livello d’istruzione dell’onorevole, come quello dell’onorevole Paola Taverna, ex assistente in un laboratorio di analisi romano che dovrebbe prendere decisioni su temi come i vaccini, sui quali i ricercatori sarebbero più preparati. All’obiezione dello studente Di Maio ha risposto che  i deputati Cinquestelle sono impegnati per risanare i guasti realizzati proprio dai cosiddetti ‘esperti’.

Docenti e studenti di Harvard i quali, formatisi nella logica americana, pretendono quella preparazione che il vice-presidente della Camera non è riuscito a esibire.  Il medico italiano  ha sottolineato come  lui stesso, da sei anni in America, da sette anni impegnato a specializzarsi, gli ha illustrato con spietata chiarezza lo stato d’animo dei partecipanti all’incontro: ‘Non posso accettare che dei politici che non hanno studiato, lei che  non ha fatto l’università, vengano a parlare in un tempio di eccellenze universitarie’. E poi entrando nello specifico della sua impreparazione ha aggiunto: ‘Sono rimasto basito quando ho sentito parlare la signora Taverna di vaccini, e non so che tipo di preparazione abbia per parlare, lei che faceva la segretaria in un laboratorio di analisi, a me che sono chirurgo’.
Ricordiamo che ‘Populismo, politica e morbillo’ è stato il titolo di un editoriale delNew York Times che mette nel mirino il Movimento 5 stelle ed ammonisce sul pericolo che in questi tempi di post verità possono rappresentare ‘le bugie, le teorie cospirative e le illusioni diffuse dai social media e dai politici populisti’. Tra gli esempi citati, l’opposizione ai vaccini che ha portato a una grave diffusione di morbillo in Italia e in alcuni altri Paesi europei.
Il movimento populista Cinque stelle (M5s) guidato da Beppe Grillo ha fatto attivamente campagna su una piattaforma anti-vaccini, ripetendo i falsi legami tra vaccinazioni ed autismo. Per questi e altri scettici, la diffusione del morbillo in Italia dovrebbe suonare come un allarme forte’, ammonisce il Nyt citando l’aumento dei casi dal 2015.
Combattere lo scetticismo sui vaccini,  concludeva il quotidiano,  non è facile, perché neppure gli innumerevoli studi sanitari che negano qualsiasi legame tra vaccini e autismo sono riusciti a penetrare la coltre distesa da Grillo e persone come lui. La diffusione del morbillo fornisce alle autorità sanitarie un’opportunità di rafforzare la loro argomentazione sottolineando la concreta evidenza di quello che segue inevitabilmente quando le vaccinazioni calano.
Di Maio ha provato a replicare con le medesime argomentazioni che usa in Italia, non sembra però con grande successo. Infatti ha spiegato: ‘Penso di essere uno di quelli che rappresenta una forza politica che voleva avere più tempo per formarsi, per crescere, per prepararsi a governare questo Paese. Ma visto che gli esperti, quelli preparati lo avevano ridotto in queste condizioni, non hanno avuto tempo per riuscire a organizzarsi con lentezza e hanno deciso di abbandonare la vita che facevano e hanno deciso di impegnarsi in prima persona’.
Le argomentazioni di Di Maio, alla luce del suo curriculum vitae, appaiono piuttosto deboli. Il vice-presidente della Camera è nato ad Avellino il 6 luglio del 1986. Si è prima iscritto a ingegneria e subito dopo a giurisprudenza.  Alla laurea non ci è mai arrivato, al contrario è approdato a poco meno di ventisette anni alla Camera dei deputati (21 marzo 2013).
Cioè al palcoscenico più importante della politica ci è arrivato quando ragazzi come lui non solo hanno ottenuto una laurea ma hanno semmai conseguito anche un dottorato. E la sua risposta è in qualche maniera offensiva per quei giovani che hanno deciso di continuare con impegno gli studi, arrivando al traguardo e oggi non accampano la scusa di essersi dovuti impegnare ‘in prima persona’ per il bene della collettività.
Roberto Crstiano

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