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Gaetano Quagliariello fa sapere al premier che dire no alla riapertura della discussione sull’Italicum sarebbe grave e avrebbe conseguenze sulle riforme. Immediata la risposta del vicesegretario del Pd Lorenzo Guarini: ‘Facciamo chiarezza, per quanto riguarda le riforme ci sono varie ipotesi di accordo e le troveremo; quanto all’Italicum, non si tocca’. Il discorso del coordinatore di Ncd fotografa il comune sentire della maggioranza del suo partito, almeno di quella che non si sente garantita e non crede a un’intesa futura con il Pd. Se non si da una prospettiva politica all’area centrista modificando la legge elettorale, e il testo approvato a maggio, passando dal premio alla lista al premio alla coalizione nessuno riuscirà a convincere i senatori dissidenti a votare sì alle riforme. ‘Noi chiediamo una modifica della legge elettorale, per rispetto della nostra identità, della nostra storia e anche della storia d’Italia. Non è un ricatto, e le riforme non sono in discussione. Ma, per quel che ci riguarda, un diniego o un’alzata di spalle ricevuto su questo terreno da un alleato di governo sarebbe grave. E nessuno potrebbe ritenere che il diniego a comprendere le ragioni della propria identità e di uno spazio di autonomia che ci consenta di far andare avanti la nostra esperienza resti senza conseguenze’, afferma Quagliariello. E’ facile immaginare che senza atti concreti si possa arrivare al voto contrario di un nutrito gruppo di senatori se non proprio a una scissione. Anche perché alla richiesta di Ncd si aggiunge quella dell’Udc, che con Lorenzo Cesa reputa utile e intelligente per tutti modificare la legge elettorale: ‘Sul tema delle riforme l’importante è che non si giochi una partita tutta interna al Pd. Per quanto forti siano, senza di noi in questa legislatura Renzi non è in grado di andare avanti, e farebbe bene a non dimenticarlo mai’.
Cocis
