Matteo Salvini e il decreto Sicurezza bis

La tensione tra Lega e Movimento Cinque Stelle torna a far ipotizzare una crisi di governo. Le elezioni anticipate convengono più alla Lega che al Movimento Cinque Stelle e non sorprende che la base del Carroccio continui a spingere per andare alle urne.

 L’ipotesi del voto anticipato si sta concretamente insinuando anche nella testa di Matteo Salvini, uno dei pochi della Lega che continua a credere di poter arrivare fino alla fine del mandato.

 Ma tutto dipenderà dai prossimi tre appuntamenti con il destino. Il primo è il voto del parlamento sulla Tav. Il MoVimento Cinque Stelle, intenzionato a rivolgersi alla Camera, va verso una sconfitta sicura ma ha approfittato della situazione per ribadire come il progetto possa passare solo grazie all’asse delle Lega con il Pd.

 Il secondo appuntamento, quello forse cruciale, è fissato per il prossimo 6 agosto, quando il decreto Sicurezza Bis approderà in Senato. Una vera e propria del nove per il governo. Ad esprimere seri dubbi sulla tenuta del governo sarebbe stato Giorgetti, il quale avrebbe messo in conto una   bocciatura del decreto Sicurezza Bis che potrebbe portare alla fine dell’esperienza di governo giallo-verde.

O è una legge incostituzionale oppure è una legge inutile, riassunto  il senso di un decreto importante che proprio in queste ore il Parlamento italiano sta convertendo in legge. Il decreto in questione è quello  denominato dai partiti di governo ‘sicurezza bis’.

Per Matteo Salvini si avvicina sempre più il momento della decisione: chiudere o no con il ‘governo del cambiamento’. La data da segnare è il 6 di agosto. Quel giorno, in Senato, concluderà il suo iter il decreto Sicurezza bis, uno dei provvedimenti cruciali del ministro. Ed è lì che il governo rischia tutto. A non farne mistero, Giancarlo Giorgetti, che non solo ha esposto tale riflessione, ma che avrebbe anche rappresentato al Quirinale le sue convinzioni sulla difficoltà dell’esecutivo gialloverde. Nell’entourage della Lega c’è chi sostiene che per il sottosegretario leghista non esista un piano B. Nel senso riferisce Il Corriere della Sera – che se anche il progetto non andasse in porto, Giorgetti potrebbe dare le dimissioni dallo strategico incarico a Palazzo Chigi.

E così, al Senato potrebbe andare in scena la bocciatura del decreto. Nella riflessione attribuita a Giorgetti, la Lega potrebbe accettare una crisi pilotata che metta così in sicurezza la manovra finanziaria 2020, condotta  in porto da un governo di minoranza, guidato magari dallo stesso Giuseppe Conte. Ma senza l’opposizione della Lega, che si limiterebbe a non votarla. Una sorta, dunque, di ‘non sfiducia’ in cambio della garanzia di un ritorno alle urne in tempi accelerati, non oltre febbraio.

La Lega non si tirerebbe indietro in cambio di nuove elezioni in tempi realisticamente brevi. Entro febbraio. La Lega sarebbe intenzionata a correre da sola, senza l’appoggio della Meloni e senza lo spettro di Berlusconi alle spalle.

Arianna Manzi

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