La Gente predilige la “democrazia dal basso”

Quando i cittadini si rendono conto che con le loro scelte possono determinare il futuro della politica e con esso quello  del Paese accorrono numerosi più di quando sono chiamati a scegliere tra minestre già precotte dalle segreterie politiche. E’ così che le primarie del PD, che per la prima volta non sembrano una sterile ratifica a scelte già compiute da altri, hanno attirato l’interesse della gente, che ha percepito che i due contendenti, Bersani e Renzi, rappresentano due diverse ed opposte concezioni di intendere e fare politica. Nello stesso tempo le primarie hanno fatto crescere verso il PD il gradimento dei cittadini. E sull’onda di queste primarie del PD, a ruota, segue la PDL che con Alfano, nonostante l’avversione del Cavaliere, tenta di metterle in campo; lo stesso Grillo incomincia a parlare di scelte di candidati che vengano determinate con i voti dei simpatizzanti. Quindi le forze politiche sembrano ormai pronte per la campagna elettorale che si preannuncia lunga e stressante, tenuto conto della grave e stagnante crisi economica che soffoca il nostro Paese nonostante la cura dimagrante a cui l’ha sottoposto il governo tecnocratico. Ma resta l’incognita della legge elettorale. I continui moniti del Capo dello Stato che ha più volte richiamato l’attenzione delle forze politiche sulla necessità di riformare la legge elettorale, sottolineando che nell’opinione pubblica c’è una pressione in tal senso, non hanno, a distanza di un anno sortito l’effetto voluto, nonostante le tante  proposte avanzate e le decine di elaborazioni effettuate. Questa tacita e consenziente rinuncia a riformare la legge elettorale in vigore, desta il sospetto che  le opposte convenienze dei partiti siano difficili da  superare,tanto da lasciare in vita il Porcellum. In effetti la legge Calderoli, sembra essere la più conveniente soprattutto per i due partiti più grandi, sia per quello di maggioranza che per quello di opposizione,per tre aspetti fondamentali. Il primo è la certezza di assicurarsi il 55% dei seggi alla Camera alla sola condizione di ottenere, alle elezioni, almeno un voto in più rispetto a tutti gli altri. Per la coalizione che va, invece, all’opposizione, l’attuale legge è conveniente perchè il più delle volte rende difficile formare una maggioranza al Senato. A coronamento del tutto c’è la possibilità per le segreterie dei partiti di scegliere e nominare i propri parlamentari. Quindi questi interessi di parte giustificano la ritrosia delle forze politiche a procedere rapidamente al varo di una nuova riforma elettorale e tutto questo a vantaggio dell’antipolitica e di un pericolo concreto di forte astensionismo da parte dei cittadini elettori. Ma auguriamoci che non sia così anche perchè in queste ore il pressing del Capo dello Stato sulle forze parlamentari perchè decidano in tempi brevi si è fatto pressante. Infatti sembra che in parlamento si stia ragionando su di una legge elettorale che prevede che si voti per un terzo con il vecchio sistema dei nominati e per i due terzi con il sistema proporzionale, prevedendo uno soglia minima del 5% per le liste autonome ed il 4% per le liste coalizzate. Se fosse realizzabile sarebbe un grande passo avanti sul cammino verso la”democrazia dal basso” che i cittadini prediligono in quanto li rende più protagonisti nelle decisioni sul futuro del proprio Paese.  

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