In Francia nascono i ‘Foulard rossi’

La doccia fredda arriva con un pugno di parole affidato, immancabilmente, ai social. “Signor Luigi Di Maio, i gilet gialli hanno cominciato un movimento apolitico sin dall’inizio, senza questo non sarebbe oggi ciò che è diventato. Rifiuteremo ogni aiuto politico, non importa da dove provenga! Rifiutiamo quindi il suo aiuto. Abbiamo cominciato da soli e finiremo da soli. I gilet gialli”. Lo scrive su Facebook il falco dei gilet gialli, Eric Drouet, e per il M5S sembra chiudersi una porta in Europa.

Eppure Luigi Di Maio ancora poche ore prima aveva enunciato il suo programma per le future alleanze nell’emiciclo di Strasburgo. “Vogliamo essere l’ago della bilancia del parlamento europeo, stiamo lavorando a un manifesto condiviso di 10 punti e saranno essenziali i diritti sociali e la democrazia diretta”.

Così Di Maio affermava in una intervista al quotidiano La Nuova Sardegna rispondendo a una domanda su una possibile alleanza tra M5s e Gilet Gialli. Di Maio aveva anche assicurato che nei prossimi giorni avrebbe incontrato alcuni rappresentanti del movimento d’oltralpe: “Nel nostro progetto d’Europa trovano spazio anche altre forze politiche. A Bruxelles ho incontrato polacchi, croati e finlandesi. Leader di forze politiche giovani e alternativa all’establishment”.

A soffiare sul fuoco delle polemiche ancora una volta il governo francese. “Chi finanzia i casseurs, i violenti? Potenze straniere?”: a chiederselo il segretario di Stato per la parità di genere, Marlene Schiappa, dopo che, nel giro di poche ore, ha raggiunto quota 100 mila euro il fondo a sostegno del pugile, Christophe Dettinger, che sabato scorso durante le proteste dei ‘gilet gialli’ ha picchiato due agenti.

“Non chiedo un foglio Excel di ha partecipato alla colletta, non mi riguarda”, ha esordito il ministro in un ‘tweet’, in cui pone la questione di “chi finanzi i violenti” e evoca l’ombra di “potenze straniere”. “La domanda – conclude – non è incongrua considerando la posizione dei dirigenti italiani”

La reazione in Italia a questa accusa non troppo velata arriva a stretto giro di posta. “Lega e M5s, anche attraverso Fondazioni o associazioni, stanno finanziando le attività dei gilet gialli in Francia?”, chiedono, in un’interrogazione urgente al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro degli Esteri, Moavero, i senatori Pd Simona Malpezzi, Ernesto Magorno e Dario Parrini. “Dopo la denuncia della ministra Marlène Schiappa, urge una immediata verifica. Sostenere anche economicamente un movimento, che si contraddistingue in questa fase anche per la violenza che usa, e che opera in un Paese vicino ed amico – si osserva ancora – sarebbe di una gravità inaudita”.

Nato in sordina, in Francia guadagna consensi nel frattempo il movimento dei ‘Foulard rossi’, che protesta contro le violenze dei ‘gilet gialli’ ed è pronto a scendere in piazza il 27 gennaio per dire la sua sulla crisi sociale che paralizza il Paese da novembre scorso.

Il movimento dei ‘Foulard rossi’, creato nel sud-est della Francia lo scorso 26 novembre, conta 35 mila persone registrate sul suo sito. Il volto più noto è il suo portavoce, un giovane panettiere bretone, il 23enne Théo Poulard. Nelle ultime settimane i ‘Foulard rossi’ hanno guardato con interesse all’iniziativa di un altro detrattore dei ‘Gilet gialli’: un ingegnere di Tolosa, che si presenta soltanto col suo nome, Laurent, con simpatie neanche tanto nascoste per il presidente Emmanuel Macron. Lo scorso 10 dicembre, poco dopo il discorso distensivo pronunciato dall’inquilino dell’Eliseo, Laurent ha aperto una pagina Facebook intitolata “Gilet gialli, ora basta”, poi rinominata “Stop. Ora basta”, spiegando di non essere contrario al movimento nel suo insieme ma a quanti si sono radicalizzati.

La sua proposta di organizzare una manifestazione di “sostegno alla Repubblica” ha riscosso successo e Laurent è stato contattato da Théo Poulard e dai suoi ‘Foulard rossi’, con posizioni molto vicine.  La prima manifestazione dei ‘Foulard rossi’ a sostegno della Repubblica è convocata per il 27 gennaio, a Parigi, nella simbolica piazza della Repubblica. “Sarà l’appuntamento della Francia silenziosa che rispetta la democrazia ma vuole difendere le libertà. Sarà una marcia repubblicana, pacifica, allegra e portatrice di speranza” si legge nel comunicato a firma di Laurent, Théo Poulard e dai membri del movimento formalmente costituito in associazione lo scorso 21 dicembre.

La marcia, presentata come “apolitica” intende protestare contro “aggressioni, inciviltà e reati” commessi da alcuni ‘gilet gialli’, precisando tuttavia che “i foulard rossi non sono anti gilet gialli, in quanto le cause iniziali delle proteste – l’aumento del prezzo dei carburanti – sono condivisibili”. Poulard e i suoi difendono il diritto di espressione e di protesta, ma deplorano la strumentalizzazione del movimento dei Gilet gialli da parte di forze politiche estremiste – sia di destra che di sinistra – che “mettono in pericolo la democrazia e le istituzioni, in vero e proprio golpe”.

La giornata del 27 gennaio si preannuncia come complessa nella capitale francese: lo stesso giorno e nello stesso luogo vorrebbero manifestare gruppi ambientalisti e non si escludono proteste dei Gilet gialli. La prefettura di Parigi deve ancora pronunciarsi sulle richieste presentate dai vari movimenti.

 

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