Governo tra manovra e reddito di cittadinanza

Manovra, reddito di cittadinanza, grandi opere: tutto sembra minare la stabilità del governo. Tria s’affanna a tranquillizzare Bruxelles e i mercati assicurando che la legge di stabilità attualmente in cantiere  non violerà la fatidica soglia del 3 per cento del rapporto deficit-pil , c’è subito un Di Maio pronto a portare all’incasso la cambiale del reddito di cittadinanza, il cui costo a regime si aggira sui 19 miliardi: ‘Bisogna invertire la rotta, mantenere le promesse, la credibilità e portare a casa i risultati per gli italiani, noi ce la metteremo tutta per portare in legge di Bilancio quello che abbiamo detto e lo faremo con tutte le nostre forze. Flat tax, reddito di cittadinanza e superamento della Legge Fornero  sono le tre priorità di questo governo e le dobbiamo portare avanti, sono tre questioni che rappresentano tre categorie cittadini rimaste indietro per troppo tempo’.

Il Def sarà presentato alle Camere il 20 settembre.

Palazzo Chigi e Mef dovranno mettere nero su bianco la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza con il quadro programmatico di finanza pubblica. Questo un passaggio, propedeutico alla legge di bilancio,  che sarà trasmessa alle Camere entro il 20 ottobre, sarà cruciale. È qui che saranno contenuti i numeri per il 2019, ossia le cifre macro che delineeranno lo stato di salute della nostra economia.

Il Def ereditato dal governo Gentiloni, infatti, che si è limitato a una fotografia della situazione esistente senza gli interventi programmatici, prevede che per il prossimo anno il rapporto tra il deficit e il Pil si fermi allo 0,8%. Ed è proprio sulla trattativa sullo sforamento del tetto che si apre il confronto, prima di tutto all’interno dell’esecutivo e poi con Bruxelles.

I Cinque Stelle vorrebbero spingere il deficit fino al 2,9% per ricavare 17 miliardi di euro da destinare al reddito e la pensione di cittadinanza.

 Per il reddito di cittadinanza servirebbero più di 4 miliardi ma per limitare il ricorso all’extra-deficit le risorse potrebbero fermarsi a quota 2-2,5 miliardi, questo significherebbe uno slittamento della riforma dei centri per l’impiego.

Ne servono almeno due per riorganizzare i Centri per l’impiego: ‘Deve partire dal 2019 e le relative risorse vanno trovate ora’.

Si potrebbe quindi pensare di introdurre per gradi la flat tax e il reddito di cittadinanza, attraverso un’opera di razionalizzazione di tutte le misure fiscali e assistenziali che oggi sono spesate nel bilancio pubblico.

 

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