Coronavirus, Fontana punta il dito contro Roma

È di nuovo polemica tra la Regione Lombardia e il governo, che diverse volte dall’inizio dell’emergenza coronavirus hanno dimostrato di avere idee diverse e non sempre compatibili. Intervenuto ai microfoni di Radio Padania, il governatore della Lombardia non ha risparmiato critiche alla Protezione Civile e al premier Conte.

 Attilio Fontana ha iniziato la sua riflessione sulla reazione della Regione Lombardia, che ha sempre agito in base a riscontri scientifici certi e comprovati. “Regione Lombardia è una istituzione seria che agisce solo ed esclusivamente sulla base di riscontri scientifici. Sul tema dei test rapidi ho più volte ribadito che stiamo verificando il valore effettivo di queste procedure. Un modo di agire che necessita di un lasso di tempo tale da rendere i risultati solidi, a fronte delle molte perplessità sollevate dalla comunità scientifica. Infatti, sul mercato esistono molti tamponi inaffidabili che creano false speranze ai cittadini. Le nostre indagini sono in fase di conclusione e speriamo di avere una risposta nelle prossime ore. Agiremo solo nella direzione che ci indica la scienza e non sugli umori o le sparate di sindaci che non perdono l’occasione per fomentare la polemica”.

Il secondo tema, come prevedibile, è quello delle mascherine. Si tratta di una vera e propria caccia al tesoro. Ce ne sono poche, non soddisfano ancora la necessità dell’Italia e spesso non sono utilizzabili dal personale sanitario. “Per quanto riguarda invece mascherine siamo stati e continueremo ad essere i primi a segnalare il fatto che la Protezione civile nazionale, cui spetta il compito di gestire l’emergenza e garantire questi materiali, sia per buona parte inadempiente. Oltre a ciò la burocrazia di Roma ci impedisce di utilizzare le mascherine prodotte in Lombardia già ritenute conformi dal Politecnico di Milano”. Poi la stoccata a Roma, al cuore del governo. “È passato ormai quasi un mese e mezzo dall’inizio dell’epidemia e sostanzialmente da Roma stiamo ricevendo delle briciole. Se noi non ci fossimo dati da fare autonomamente, avremmo chiuso gli ospedali dopo due giorni», ha detto giovedì mattina Fontana, intervistato da Radio Padania. «Il numero di mascherine che ci arrivavano dalla Protezione Civile non ci avrebbe consentito di aprire gli ospedali. È una vergogna questa, non ci è arrivata se non una piccola parte di ciò che avevamo richiesto“.

Nella fase conclusiva del suo intervento Attilio Fontana ha voluto rispondere al premier Giuseppe Conte, che aveva fatto sapere che la Regione Lombardia avrebbe potuto chiudere la Bergamasca dichiarandola zona rossa. “Il premier Conte, che è anche un fine giurista, dovrebbe darmi due risposte. Primo, come faccio io che non ho titoli a bloccare un diritto costituzionalmente protetto. Secondo, con quali forze dell’ordine? Noi a Conte l’abbiamo chiesta questa zona rossa, il nostro rappresentante nel comitato tecnico ha insistito. Inutile che cerchi di scaricare su di noi”.

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