Il partito unico costruito in vitro è un boomerang, un’operazione inutile, che rischia di essere il doppione del predellino del Partito delle Libertà. Ora, come allora, avrebbe un respiro corto, come ben capirono all’epoca Pierferdinando Casini e Lorenzo Cesa, che non aderirono a quel progetto perché a ragione lo ritenevano improvvisato e non adeguatamente approfondito. Il risultato fu che nel giro di due anni nacque Futuro e Libertà di Gianfranco Fini e poi a seguire l’Ncd di Angelino Alfano e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Non è evidentemente sbagliata l’idea di costruire un’area politica liberale, conservatrice e cristiana. Il tema è con quali mattoni. Se i mattoni sono calati dall’alto, sono destinati a non tenersi insieme. Se, invece, il partito unico di centrodestra fosse il risultato di un progetto serio con un dibattito approfondito e la partecipazione di pezzi importanti del mondo produttivo, sociale, culturale e politico, compresi i partiti nelle loro diramazioni periferiche, potrebbe diventare in prospettiva un palazzo solido, frutto di una progettualità feconda e molto pertinente rispetto allo scopo di partenza. Matteo Salvini ha capito che non è riproponibile l’alleanza del primo Governo Conte. I tempi del cantiere vanno, però, rispettati, in nome di una liturgia che non deve essere canonica, ma sostanziale. Se facciamo calare il partito unico dall’alto, è fatale che siano in pochi ad appassionarsi perché sarebbe vista come un’operazione meramente attica. Il Presidente Berlusconi, da tempo promotore e sostenitore di questo progetto, non voglia farlo cadere dall’alto.
Le nostre ultime stime sul partito unico Lega-FI arrivano al 25-26% massimo. Recenti sondaggi, invece, dicono che la somma matematica del consenso dei due partiti si attesta tra il 27 e il 28%. La maggiore contrarietà si registra tra gli elettori di Forza Italia: solo un elettore su due è favorevole all’unione dei due partiti, ha spiegato il sondaggista, chiarendo che l’ostilità al progetto aumenta ulteriormente se si guarda al territorio.
Se analizziamo in termini territoriali l’elettorato di Forza Italia, al Sud il 63-65% non gradisce la federazione con la Lega che, nonostante l’exploit alle europee, ancora sconta una certa percezione nel Mezzogiorno. E infatti – ha proseguito – l’exploit delle europee non si è ripetuto ad amministrative e regionali. Il Sud sarebbe certamente il territorio più critico per l’alleanza. Poi è chiaro che molto dipenderà anche da come si comunicherà sul partito unico. Può darsi che i demotivati di oggi – ha concluso Noto – diventino i motivati di domani.
Per Antonio Tajani quando si parla di federazione tra Forza Italia e Lega si parla solo di una maggiore collaborazione dei due partiti di centrodestra che stanno al governo: ‘Berlusconi è un federatore, lo è sempre stato, e ha un progetto ambizioso, il partito unico del centrodestra nel 2023, quando ci saranno le elezioni. L’obiettivo è che il partito unico si generi nel 2023. O in concomitanza con le elezioni o subito dopo. Ciò che ha in mente Berlusconi è un forza come i Repubblicani negli Stati Uniti, in grado di governare l’Italia fino al 2050. È un progetto che coinvolge tutto il centrodestra, quindi non solo Forza Italia e Lega, ma anche Fratelli d’Italia. Lasciamo stare la partita dei leader. Non basta mettere uno a comandare. Prima viene il progetto. Non si può far nascere una forza unitaria dalla mattina alla sera. Lavoriamo su una visione di futuro, che deve avere come stella polare l’Europa, la Difesa unica, la politica estera comune, ma anche il rapporto decisivo con gli Stati Uniti. Quella impostata nell’incontro di Villa Certosa tra Berlusconi e Salvini è una maggiore collaborazione dei due partiti di centrodestra al governo. Niente gruppi unici. E non è un progetto contro qualcuno visto che Fratelli d’Italia, nonostante non sia al governo, condivide con noi l’appartenenza al centrodestra e il confronto deve essere continuo’.
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