Il premier Matteo Renzi al Clinton Global Initiative, l'evento organizzato ogni anno dalla fondazione della famiglia Clinton, New York, 27 settembre 2015. ANSA/CHIGI PALACE PRESS OFFICE/TIBERIO BARCHIELLI +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Renzi a Ue: ‘Quali tasse ridurre lo decidiamo noi’

A margine dei lavori dell’Assemblea generale dell’Onu Matteo Renzi fa un bilancio della riunione: ‘Un anno fa ero venuto qui con la lista delle cose da fare. Ora il 90% di quelle cose le abbiamo fatte, o le stiamo completando, e c’è apprezzamento per quelle promesse che non sono cadute nel vuoto come in passato ma sono state mantenute. Prima chiedevano all’Italia le riforme. Oggi che la direzione di marcia è molto più chiara, e per alcuni in maniera sorprendente, il nostro Paese è considerato molto più solido e stabile. E le domande degli investitori non sono più tanto legate ai nostri problemi, ma piuttosto alla linea politica dell’Europa. Vogliono sapere qual è’. Il problema è che la Ue non ha una linea coerente’. Un affondo che diventa scontro quando, parlando con i giornalisti nel Rose Garden del Palazzo di Vetro, commenta l’ennesimo pressing di Bruxelles per non togliere la tassa sulla prima casa: ‘Quali tasse ridurre lo decidiamo noi, non un euroburocrate a Bruxelles. Ognuno deve fare il suo mestiere e la Ue pensi a farlo sulle materie che le competono, vedi la crisi dei migranti’. Quello che interessa all’Unione Europea è come si finanziano eventuali tagli di tasse, come si copre quel vuoto, se con tagli di spesa oppure facendo deficit. L’Unione dice la sua perché con questa ipotesi che prevede l’eliminazione della tassa sulla prima casa, si aumenta il deficit dall’1,4 al 2,2 %, calcolato come differenza tra tendenziale e programmatico. Aumenta, ovvero, di uno 0,8% che tradotto in euro sono circa 10 miliardi di deficit in più. La domanda da porre è vedere se sia possibile per le casse dello Stato sostenere un impegno del genere, che è sostenibile nella misura in cui la finanza taglia la spesa corrente, cosa che non fa perché si orienta verso il deficit. Il governo ha ragione quando dice che tanta spesa pubblica è a livello di enti locali, e la questione è che ci sono tanti trasferimenti dal governo a enti locali. Resta poi la questione legata alle Regioni che sono fonte di spese e sprechi. L’Italia porta il peso di una pressione fiscale molto elevata ed uno dei primi annunci del premier Renzi riguardò proprio la riduzione di questo carico. Cominciando dall’Irpef, che assicurava una entrata nelle casse dello Stato pari a circa 150 miliardi di euro all’anno, tanti se messi a confronto con i 100 miliardi provenienti dall’Iva, i 35 miliardi assicurati dell’Irap e i circa 30 miliardi di Ires. Tra Imu e Tasi, invece, il gettito dichiarato nel 2014 è stato di circa 24 miliardi di euro. Entro il 15 ottobre, comunque, la trattativa tra il premier Renzi, il ministro Padoan e la Commissione Europea dovrebbe concludersi. Per l’Italia l’obiettivo è quello di ottenere uno sconto sui conti pubblici ricavandone una cifra pari a circa 27 miliardi di euro, cifra che viene definita un nuovo tesoretto. E’ vero che l’economia va un po’ meglio ma quello che il governo fa è aumentare la differenza tra uscite e entrate, con un 134 % di debito”. E sulla ripresa economica in atto questa è avvenuta anche grazie a stimoli esterni, come quello venuto dalla Banca Centrale Europea, che fa una politica espansiva, emettendo più moneta e dando più risorse a banche affinché possano concedere più prestiti e quindi aiutare le imprese, i cittadini, favorendo la ripresa.

Roberto Cristiano

 

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