Alcool in Italia, consumi e rischio in aumento per 8,6 mln persone

Diminuiscono gli astemi, crescono i consumatori, specie gli occasionali, non diminuiscono i consumi medi pro-capite e i bevitori a rischio, che sono circa 8,6 milioni (23 % circa dei maschi e il 9% delle femmine): oltre 2,7 milioni di anziani e 700mila minori (in particolare aumento tra le ragazze). Sono i nuovi dati dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanita’ (Iss), contenuti nella Relazione al Parlamento del ministro della Salute, e diffusi nel corso dell’Alcohol Prevention Day 2019. Non si arresta la tendenza al bere sino ad ubriacarsi (12% maschi, 3,5% femmine), con circa 4 milioni di binge drinkers, e sono stati registrati oltre 39mila accessi in Pronto Soccorso per intossicazione etilica. Diminuiti gli alcoldipendenti in carico ai servizi, circa 68mila (il 27% e’ composto da nuovi utenti) poco meno del 10% dei 690mila consumatori che hanno gia’ un danno da alcol che richiederebbe un trattamento non erogato, perche’ non intercettati dalle strutture e dal personale del Servizio Sanitario Nazionale, in sofferenza per l’aumento complessivo delle dipendenze. Invariati da anni i 17mila decessi annuali totalmente e parzialmente legati all’alcol, con mortalita’ prevalentemente per cancro, incidenti stradali e, in particolare, cirrosi epatica, che riconosce l’alcol come causa in oltre il 67% dei casi, spiazzando la causa virale. Ancora carente l’implementazione di politiche nei settori di contrasto all’intossicazione, di politiche dei prezzi e di riduzione della disponibilita’ degli alcolici. Il consumo rischioso e dannoso di alcol continua a connotarsi in Italia per un impatto sanitario e sociale sempre piu’ preoccupante per milioni d’individui di tutte le fasce di eta’ e si manifesta attraverso un ricorso ai servizi e alle prestazioni sanitarie che in termini di costo rappresentano solo una parte dei 25 miliardi di euro l’anno stimati dall’Oms che in Italia la societa’ paga anche a fronte di problematiche sociali legate: all’assenteismo, alla perdita di lavoro e produttivita’, agli atti di violenza, ai maltrattamenti che sfuggono alla stigmatizzazione sociale da parte delle persone che hanno anche scarsa consapevolezza dei rischi per la salute con la lunga serie di conseguenze a breve, medio e a lungo termine.

I consumi medi pro-capite non decrescono e, anzi, se riferiti ai soli consumatori, si incrementano accompagnati dalla diffusione delle modalita’ di consumo a rischio. – Invariati complessivamente, ma in leggero aumento per i piu’ giovani e gli anziani, i 4 milioni di binge drinker che consumano fino ad ubriacarsi. Anche i 5,5 milioni consumatori che eccedono quotidianamente sottolineano una cultura che non e’ influenzata dalla tradizione e dalla prevenzione che appare sbilanciata verso il rischio, per molti legato ad una sempre piu’ pervasiva cultura dell’intossicazione alcolica. Nel corso dell’anno si sono registrati oltre 39mila accessi in Pronto Soccorso caratterizzati da una diagnosi principale o secondaria attribuibile all’alcol, fenomeno ben lontano dal ‘bere’ inteso come momento conviviale. Manca da qualche anno, secondo le rilevazioni dell’implementazione delle politiche sull’alcol condotte dall’Oms e dall’Iss, la risposta di salute pubblica per carenza o inadeguatezza d’intervento pur previsto dagli obiettivi dal Piano Nazionale di Prevenzione e connessi Piani Regionali che non hanno ancora sviluppato il loro potenziale. I giovani, insieme agli anziani e alle donne, rappresentano un target di popolazione estremamente vulnerabile al consumo di alcol che risulta, per minori, adolescenti e giovani adulti, la prima causa di mortalita’, morbilita’ e disabilita’ (incidentalita’ stradale, tumori, cirrosi epatica e malattie cardiovascolari). La stima dei trend di mortalita’ parzialmente e totalmente alcol-attribuibile pubblicata dall’Oms per tutti gli Stati membri dell’Unione Europea conferma gli oltre 17mila morti stimati dall’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Iss come causati dall’alcol e vede il tasso di mortalita’ specifico di queste tre condizioni avviarsi ad una risalita. Trattandosi, poi, di una sostanza tra le piu’ caloriche assunte attraverso l’alimentazione (7 kcal/g, circa 90 kcal in 1 Unita’ Alcolica), l’apposizione in etichetta delle bevande alcoliche delle kcal/g di alcol contenuti in una Unita’ Alcolica, che in tutta Europa si attesta in media sugli 11 grammi di alcol (secondo quanto riportato dalla European Joint Action on Reducing Alcohol Related Harm-Rarha), potrebbe essere un alleato nella lotta all’obesita’, oltre che alla continua crescita del tasso di alcoldipendenza. Come rilevato dalle valutazioni dell’Ona-Iss acquisite nella Relazione al Parlamento del ministro della Salute, poi, dei 690mila consumatori dannosi di alcol “in need for treatment”, ovvero richiedenti una qualunque forma di intervento, solo 68mila risultano in carico ai servizi di alcologia (rispetto ai 72mila circa dell’anno precedente).

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