Riforme in bilico

Il sonno della ragione genera mostri e Francisco Goya voleva indicare che non può esserci trasformazione della realtà se non attraverso la ragione. Diversamente, ed attraverso il sonno, ovvero il sogno che si svolge    attraverso la fantasia, non si modifica la realtà e tutto può apparire anche come sterile allucinazione.   Maria Elena Boschi, e ne parlavamo ieri, ha parlato di allucinazioni riferendosi alle proposte ed all’ostruzionismo dei Cinquestelle. La Giaguara, la Signorina Grandi Riforme, come viene etichettata dai settimanali popolari,  ha tirato fuori le unghie con decisione, forza e durezza. Sottolineata la vacuità delle tesi contrapposte dai contestatori dice che: “Non c’è nulla di autoritario nel superamento del bicameralismo perfetto, così come non c’è niente di autoritario nella riforma del Titolo V, nè nell’abolizione del Cnel”, continuando: “Si può essere d’accordo o meno con questa riforma costituzionale, la si può votare o no, ma parlare di una svolta illiberale nel Paese per la presentazione di questa riforma è una bugia!”. In realtà si è aperta una battaglia con la presentazione di settimilaottocentotrenta emendamenti che pongono il serio rischio di un rinvio a settembre. La discussione sulla riforma costituzionale gira intorno a codici e codicilli provenienti da frondisti del Pd, dissidenti berlusconiani, oppositori vendoliani, grillini e leghisti,  che chiedono elezione diretta e cancellazione dell’immunità per i futuri senatori. Richiedono poi l’allargamento delle competenze del Senato per evitare che una sola  Camera possa  eleggere premier, presidente della Repubblica, membri del Csm e della Consulta e chiedono la presenza di eurodeputati nell’elezione del Capo dello Stato. In realtà gli emendamenti vogliono allungare i tempi e durante il dibattito dissemineranno altre proposte per “forzare la mano”.  Gli emendamenti presentati propongono tutto e di più per recuperare altri temi. Afferma Matteo Renzi che Grillo, insieme a Vendola,  ha il dente avvelenato e vogliono rinviare la riforma a dopo l’estate. Renzi li avverte: “Li massacriamo e metteremo in piazza che sono loro che non vogliono cambiare, che vogliono tenere in piedi stipendi e poltrone. Faranno ostruzionismo? Bene, andremo a settembre ma devono sapere che io non tratto sui fondamenti della legge. Non possiamo fare accordi sul Senato elettivo e sulle competenze e tantomeno si può immaginare uno scambio sulla legge elettorale”. Con questi presupposti possiamo dire che in Senato ora è Vietnam.

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