Renzi e Draghi

Matteo Renzi e Mario Draghi si sono confrontati sulla situazione economica di un’Italia ancora in recessione, alla della preoccupazione espressa dal presidente della Bce per l’incertezza delle riforme strutturali, che condiziona gli investimenti in Italia, e del cammino intrapreso dal giovane premier.  A settembre si entrerà nel vivo di capitoli importanti come il lavoro, la P.a., la giustizia civile, le infrastrutture, mentre si metteranno al sicuro i conti con la legge di stabilità. L’incontro tra Renzi e Draghi avrebbe dovuto restare riservato. Nessun commento da Palazzo Chigi e dalla Bce, che hanno mantenuto una linea di massimo riserbo sui contenuti del colloquio. Finché non è stato lo stesso Renzi, in visita al cantiere dell’Expo a Milano, a confermare: “Sì, ho visto Draghi, lo vedo spesso”. E sarebbe stata l’occasione per Draghi da una parte, Renzi dall’altra, di spiegare le parole pronunciate pubblicamente la scorsa settimana e fare un’analisi della situazione, alla luce dei prossimi appuntamenti, italiani ed europei. Quando la settimana scorsa Draghi per la prima volta ha scandito parole di attenzione preoccupata per lo stato delle riforme dell’Italia, nello stesso discorso in cui auspicava la cessione di sovranità dei Paesi dell’Eurozona all’Ue per le riforme strutturali, quelle parole sono suonate alle orecchie italiane quasi come un avviso di commissariamento. Ma Draghi avrebbe spiegato a Renzi che i due passaggi erano distinti, non componevano un attacco o un avvertimento all’Italia o a singoli Paesi. “La stampa italiana ha letto le parole di Draghi in una chiave negativa per l’Italia e quindi il mio non ci facciamo commissariare come una replica. Ma non è così”, con Draghi “era già tutto a posto da prima dell’incontro, spiega Renzi ai giornalisti. Poi assicura che l’Italia non è osservato speciale in Europa: “Non è così”, non siamo nella situazione del 2011, quando Draghi firmò con Trichet una lettera al governo italiano in cui chiedeva riforme puntuali. “Io non ero qui, ero il sindaco di Firenze”, dice con un sorriso Renzi. Al presidente della Bce il premier italiano avrebbe ribadito che concorda dalla A alla Z sull’invito a non indugiare oltre nelle riforme strutturali. Sono talmente d’accordo, avrebbe detto, che spingo come un forsennato sull’agenda e ho ingolfato il Parlamento di provvedimenti. Dopo il primo via libera alla riforma del Senato, a partire dal Consiglio dei ministri del 29 agosto si riprenderà a correre sulle riforme strutturali che riguardano anche l’economia e sulle quali Palazzo Chigi è al lavoro anche a ferragosto. Dallo Sblocca Italia, alla P.a., alla riforma del lavoro senza dimenticare un’attenzione particolare allo stato dei conti pubblici, nel rispetto dei parametri europei, e alla necessità di intervenire sul taglio della spesa pubblica.

 

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