Nasce HCView, la rivista dedicata all’epatite C

Mancanza di stime epidemiologiche aggiornate, accesso ai farmaci innovativi per tutti, sostenibilità economica dei trattamenti. Oggi i pazienti affetti da epatite C (Hcv) in Italia, oltre un milione e mezzo di cui circa 350mila quelli diagnosticati, si scontrano con queste problematiche e il più delle volte non sanno come affrontarle. In loro aiuto viene “HCView – Una finestra sulle politiche per l’epatite C”, la prima rivista interamente focalizzata sull’analisi dello scenario epatite con dati epidemiologici, bisogni dei pazienti e politiche sanitarie.La nuova iniziativa editoriale, presentata a Roma, è frutto del lavoro di un think tank composto da clinici e associazioni di pazienti e si pone obiettivi importanti: delineare delle proposte programmatiche per migliorare da un lato la gestione del paziente con Hcv in tutte le fasi del suo percorso e dall’altro individuare modelli di sostenibilità che coniughino accesso alle nuove cure e efficace gestione della spesa. Tra gli argomenti più urgenti ci sono l’implementazione effettiva del Fondo per i farmaci innovativi e il varo del Piano nazionale per la lotta alle epatiti virali (Pnlev) per ottimizzare la gestione e la cura dei pazienti, senza distinzioni né discriminazioni. Il primo numero della rivista si occuperà di come coniugare la sostenibilità del sistema sanitario italiano “obbligato a risparmiare” e al contempo garantire a tutti i pazienti l’accesso alle nuove cure. Una ricerca di Francesco Mennini, professore di Economia sanitaria dell’Università di Roma Tor Vergata, presentata al convegno, ha stimato il peso economico annuo sostenuto dalla società italiana, costi diretti sanitari e costi indiretti, per il monitoraggio, il trattamento e la gestione dei pazienti con infezione cronica da Hcv. «Dal modello emerge come la prevalenza dell’Hcv risulta essere il principale parametro epidemiologico capace di generare il livello di variazione più elevato nella stima dei costi assorbiti dalle patologie Hcv-indotte, che ammontano a 1,05 miliardi di euro. Di questi, 407 milioni sono costi diretti, mentre i costi indiretti, intesi come perdita di produttività attribuibile alla malattia, superano i 645 milioni di euro gravando per circa il 61% sui costi totali», dichiara Mennini. A partire da questi dati bisogna operare una allocazione oculata delle risorse, dicono gli esperti. Importante poi è fare chiarezza sul dato epidemiologico se si vuole un’efficace programmazione sanitaria. A tale proposito, clinici e associazioni pazienti chiedono un aggiornamento del Piano nazionale per la lotta alle epatiti virali, messo a punto nel 2012, in quanto non sarebbe più allineato alla realtà terapeutica ed epidemiologica, in continua evoluzione. L’arrivo, tanto atteso dai pazienti, di altri nuovi farmaci innovativi può portare a un aumento delle disomogeneità nei trattamenti, regione per regione, a seconda delle differenti disponibilità economiche, a discapito del diritto di accesso alle cure. Cosa che di fatto avviene oggi perché all’attivo in Italia i pazienti trattati con i nuovi farmaci sono solo qualche centinaio, in 12 regioni, nonostante il Fondo stanziato ne preveda almeno 50.000. “È sconvolgente e inaccettabile che a due mesi dalla determina Aifa sul primo dei farmaci innovativi ci siano ancora 3-4 regioni che non hanno neppure indicato i centri autorizzati alla prescrizione dei farmaci”, dichiara Massimiliano Conforti, vice presidente dell’Associazione EpaC onlus, che ha esortato le Regioni ad attivarsi per assicurarne la disponibilità ai pazienti come previsto dalla legge. “Riteniamo anche fondamentale costituire un fondo molto più corposo per i farmaci innovativi ed effettuare una revisione dei tetti di spesa della farmaceutica ospedaliera perché sono in arrivo altri farmaci innovativi, e non solo anti epatite C, ma soprattutto è improponibile mantenere un accesso limitato solo ai pazienti gravi per un lungo periodo di tempo”.

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