Matrimonio gay e la lezione irlandese

La Chiesa in Irlanda deve fare i conti con la realtà, dice l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, che all’indomani della travolgente vittoria dei ‘sì’ al referendum sulle nozze gay fa una sorta di autocritica: “Ci dobbiamo fermare, guardare ai fatti e metterci in ascolto dei giovani. Non si può negare l’evidenza”. Martin naturalmente ha votato ‘no’ al referendum ma riconosce che il risultato è una rivoluzione sociale. La valanga di sì al referendum per le nozze tra persone dello stesso sesso in Irlanda dimostra come alla lunga le campagne d’odio nei confronti delle persone “lgbt” sono sconfitte dal buon senso popolare, è il commento di Aurelio Mancuso, presidente della rete per i diritti civili Equality Italia. Per Mancuso “il risultato di oggi parla anche al nostro paese, dove alcuni settori della gerarchia cattolica appoggiano gruppi integralisti che propugnano esclusione e discriminazione, utilizzando un linguaggio che si sperava fosse stato sconfitto dalla storia”. Rispetto per gli elettori irlandesi ma insieme tristezza, è la reazione al risultato del referendum irlandese sulle nozze tra persone dello stesso sesso dei comitati ‘Sì alla famiglia’, che riuniscono associazioni cattoliche ed evangeliche contrarie al riconoscimento delle unioni omosessuali. Certamente, ragiona il sociologo torinese Massimo Introvigne, presidente di Sì alla famiglia, ha pesato sul voto la tristissima vicenda dei preti pedofili, che ha tolto autorevolezza alla voce della Chiesa irlandese. Quanto alla sostanza del referendum, il sociologo nota come “l’esito è stato pesantemente condizionato dalla decisione del governo di introdurre nel gennaio 2015 la legge che consente alle coppie omosessuali l’adozione di bambini senza alcuna limitazione. L’argomento più forte di chi si opponeva in Irlanda al matrimonio omosessuale era ‘attenzione che se passa il matrimonio arriva anche l’adozione’, e all’adozione la maggioranza degli irlandesi era contraria. Introducendo l’adozione prima del referendum, governo e parlamento hanno svuotato la consultazione di gran parte della sua sostanza. In questa vicenda, i comitati Sì alla famiglia vedono una lezione per l’Italia. In Italia anche un referendum non potrebbe estendere l’istituto del matrimonio alle coppie omosessuali perché la Costituzione lo riserva alla famiglia naturale in quanto aperta alla procreazione. Cosa diversa e’ riconoscere alle persone che convivono diritti e doveri di mutuo soccorso morale e materiale. Non, tuttavia, le adozioni nel nome dei diritti dei minori, ne’ la pensione di reversibilità perché connessa alla potenziale procreazione e cura dei figli, dichiara il senatore di Area popolare Ncd-Udc, Maurizio Sacconi. La parlamentarizzazione del dibattito potrà creare convergenze inedite, polarizzazioni che non mettono in discussione la stabilità del governo, visto che Ncd-Udc è contrario a una legge sulle unioni civili, mentre due fondamentali forze d’opposizione non lo sono: Forza Italia e Movimento Cinque Stelle. Si può accettare il principio di maggioranza per una legge giusta ed equilibrata che garantisca pari diritti alle coppie omosessuali. Si può e si deve accettare che chi non è d’accordo proponga referendum abrogativi e manifesti tutti gli argomenti contrari a una legge. Purché si decida.

Cocis

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