Dal Salva Ilva di Renzi allo scontro con Di Maio: storia di una crisi annunciata

‘Tutto il mondo si domanda, anche a Bruxelles, quanto andranno avanti questi qua. Mi sembra che il governo abbia i giorni contati’,   ha detto, secondo quanto riporta l’Ansa, Matteo Salvini parlando a una manifestazione della Lega a Napoli per presentare il neo coordinatore regionale Nicola Molteni. “Conte si è montato la testa dall’inizio del suo percorso e farlo in politica credo sia un peccato mortale”, ha aggiunto.

Il leader leghista ha detto di sperare che la manovra economica cambi: “Il Governo è già rosso di vergogna, ne hanno combinate più in due mesi loro… Commentare la manovra è difficile, perché cambia ogni giorno, le tasse compaiono la mattina e scompaiono la sera”.

Se passa – ha aggiunto Salvini – la tassa sulla plastica e sulle bevande zuccherate e sugli euro 3 diesel, e poi fanno sciopero questi e quelli, mi sembra davvero che l’unica cosa su cui il governo sta mettendo d’accordo tutti è farli inca***re.

Leggeremo i numeri e faremo le nostre proposte, sull’ordine pubblico sicuramente, perché ci sono meno soldi rispetto all’anno precedente. Anche Fioramonti ha detto che non ci sono soldi per la scuola, vedremo di tagliare più tasse possibili, ha spiegato l’ex ministro.

A Napoli il leader leghista ha parlato anche della  vicenda dell’ex Ilva e della decisione di ArcelorMittal di lasciare: “Se il governo porta un provvedimento utile per salvare i posti di lavoro avrà il sostegno della Lega. Questo è il nostro impegno. Ma se il Governo va avanti aggrappandosi ai codicilli faremo barricate in Parlamento, non scherziamo proprio con il lavoro di 10 mila persone.

Al leader leghista ha risposto il viceministro allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni, a margine dell’inaugurazione di Eicma, il salone internazionale del motociclo che si apre alla fiera di Milano.

Buffagni, secondo quanto riferisce l’Ansa, ha parlato di “polemiche politiche che rispedisco al mittente perché Matteo Salvini con noi aveva votato un decreto per togliere l’immunità“.

Per cui  – continua Buffagni – non ho capito perché Salvini un giorno dice una cosa e un giorno un’altra. L’Italia ha bisogno di dimostrarsi unita e di difendere il proprio patrimonio industriale contro le multinazionali.

‘Arcelor Mittal ha deciso di andarsene da Taranto ancora prima del cambio di governance che ha il compito di traghettare la proprietà indiana fuori dall’Ilva’, così il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, che su Facebook attacca: “Il piano industriale dell’azienda è stato disatteso nei numeri, nella prospettiva di rilancio e non ha proiezione futura. Questo per via di errori macroscopici delle figure apicali e di contingenze macroeconomiche legate al mercato dell’acciaio” dazi, calo produttivo in Germania, crisi dell’automotive”, afferma Patuanelli.

Di chi è la colpa della crisi dell’Ilva? Difficile al momento dare le responsabilità ad un politico,  o partito,  preciso visto che la vicenda ha attraversato diverse legislazioni senza, però, riuscire a trovare una soluzione. E il ‘tirare acqua al proprio mulino’ da parte di tutti i leader di questo governo non fa sicuramente ai lavoratori che rischiano il posto dopo decisione di ArcelorMittal di abbandonare le trattative di acquisto. I primi passi di questa vicenda risalgono al 2012 quando l’Ilva è stata messa sotto sequestro. Un’ordinanza che non consente allo stabilimento di essere gestito senza le necessarie tutele legali fino alla conclusione del piano di risanamento ambientale. E tre anni dopo il governo Renzi ha varato il decreto ‘salva Ilva’. Un provvedimento che nell’articolo 2 prevedeva l’immunità per chi sarebbe subentrato nella gestione dell’acciaieria. Una norma che metteva in salvo da possibili sanzioni penali il commissario straordinario o la multinazionale che si prendeva in ‘affitto’ questa azienda in attesa dell’acquisto definitivo. E non si sono registrati problemi fino all’entrata del nuovo governo M5s-Lega con Di Maio al lavoro per l’abolizione di questo scudo penale.  Proprio l’intenzione di eliminare lo scudo penale ha portato allo scontro tra Di Maio e l’ArcelorMittal. Da ministro del Lavoro il leader M5s si è messo subito al lavoro per cancellare l’immunità. Un provvedimento destinato ad entrare in vigore il 6 settembre 2019 ma la caduta del governo giallo-verde ha portato un rinvio dell’approvazione del decreto crescita. La norma, però, è ufficialmente diventata legge il 3 novembre. E il giorno dopo la multinazionale ha fatto sapere la propria intenzione di lasciare il proprio ruolo di gestore dell’ex Ilva.

Matteo Renzi sarebbe al lavoro per una cordata alternativa ad Arcelor Mittal per la gestione degli ex stabilimenti dell’Ilva di Taranto, che coinvolgerebbe Jindal e Cdp. E’ quanto riporta il quotidiano “La Repubblica” secondo il quale il leader di Italia Viva “è già al lavoro per un’alternativa”.

La cordata sarebbe composta da Sajjan Jindal, già proprietario delle ex acciaierie Lucchini di Piombino (nel cui Cda c’è l’amico del leader di Italia Viva Marco Carrai), il gruppo Arvedi di Cremona e Cassa depositi e prestiti. Domani si prevede l’incontro tra Conte e ArcelorMittal. Patuanelli fa sapere che l’Esecutivo “non ne consentirà la chiusura”. I sindacati vedono oggi a Roma Federmeccanica, Confindustria e la ministra Catalfo.

Il premier, Giuseppe Conte, ribadisce che “è stato stipulato un contratto e domani saremo inflessibili sul rispetto degli impegni incontrando Arcelor Mittal. Hanno partecipato a una gara con evidenza pubblica e in Italia si rispettano le regole”.  “Ci sono impegni contrattuali da rispettare e su questo saremo inflessibili, non si può pensare di cambiare una strategia imprenditoriale adducendo a giustificazione lo scudo o il non scudo penale che tra l’altro non è previsto contrattualmente”, ha affermato ancora Conte,  spiegando: “domattina incontreremo i vertici della proprietà”. “Vorrei ricordare – ha aggiunto – cheß non stiamo parlando di un’acquisizione fatta tramite una vicenda di mercato, ma che c’è stata una procedura di evidenza pubblica, un’aggiudicazione all’esito di una gara ed è stato stipulato un contratto”. All’ex Ilva “non sono solo in gioco 9 mila famiglie ma c’è tutto un indotto molto più cospicuo. Faremo di tutto per difendere gli investimenti produttivi e questa comunità di persone che lavorano anche nell’indotto”, ha affermato Conte, a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Milano.

 

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