Vatileaks: al via il processo. Nuzzi: “Non ho potuto scegliere un avvocato”

ROMA. Francesca Immacolata Chaouqui, Emiliano Fittipaldi, Gianluigi Nuzzi, il monsignor Lucio Vallejo Balda e Nicola Maio. Sono i cinque imputati che oggi saranno alla sbarra per la prima udienza in Vaticano nata dall’inchiesta Vatileaks 2 sulla diffusione di documenti riservati della Santa Sede. “In Vaticano è reato fare il cronista e raccontare i fatti. Ma io continuerò a fare il giornalista”, ha detto Nuzzi intervenendo a La telefonata di Belpietro, su Canale 5. “Mi sto preparando per andare ad assistere a questa prima udienza. Credo sia giusto essere presente a questo processo che si basa su leggi molto diverse da quelle italiane. Da noi c’è per fortuna il diritto costituzionale di cronaca e d’informazione che lì non c’è”, spiega il giornalista e autore del libro ‘Via Crucis’.

“Non sono stato nemmeno libero di scegliermi un avvocato, me ne è stato assegnato uno d’ufficio”, sottolinea Nuzzi che, riguardo alle pene dice “sono abnormi, si rischia fino a otto anni”. Si tratta, sottolinea “di una reazione oscurantista al diritto miliare di ogni democrazia. Come alcuni giuristi, anche cattolici, hanno affermato, si rischia di mettere il Vaticano contro il diritto europeo ormai consolidato che afferma la libertà di stampa e di pensiero”. E rimarca: “Non è mettendo le manette a un libro che si risolvono i problemi”.

“Poche ore al processo. Prego e mi chiedo la ragione per cui Gesù mi sta sottoponendo a questa prova”, ha scritto stanotte Chaouqui su Facebook. “Saremo in sei. C’e’ un mini imputato di 17 millimetri che con sua madre andrà in aula senza il suo avvocato di fiducia: Giulia Bongiorno a cui avevo scelto di affidare non un processo penale, ma quello all’anima di una cristiana che per il Papa avrebbe dato la vita e che ora è accusata di averlo tradito”.

Intanto la Rappresentante dell’Osce per la libertà dei media, Dunja Mijatovic, ha chiesto alle autorità vaticane di non processare Gianluizi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi rispettando “la libertà di stampa e i diritti dei cronisti di riferire questioni pubbliche”. I giornalisti, prosegue Mijatovic, “devono essere liberi di riferire su questioni di interesse pubblico e di proteggere le loro fonti confidenziali”. La Rappresentante ha poi un invito alle autorità “a non procedere con le accuse e proteggere i diritti dei giornalisti in conformità agli impegni con l’Osce”. E proprio l’Organizzazione ricorda che le accuse sono relative al contenuto dei libri di recente pubblicazione, nei quali i due giornalisti hanno pubblicato documenti sulla presunta cattiva gestione finanziaria e la corruzione nella Citta’ del Vaticano.

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