Il ministro delle Riforme e Rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi in aula alla Camera durante la discussione della mozione di sfiducia individuale presentata da M5S per la vicenda banche, Roma, 18 dicembre 2015. ANSA/ANGELO CARCONI

Riforme al rush finale

La Camera vota nel pomeriggio il ddl Boschi con la riforma costituzionale e il testo che verrà approvato sarà quello definitivo, sul quale i cittadini dovranno esprimersi in ottobre al referendum. Prima però servirà un breve passaggio nei due rami del Parlamento che dovranno pronunciarsi con un ‘sì’ o un ‘no’. La riforma, contro la quale il Comitato per il ‘no’ sta già affilando le armi in difesa della Costituzione con un convegno alla Camera che si svolgerà proprio in contemporanea con il voto in Aula, modifica e completa quella del Titolo V del marzo 2001 che ha introdotto il federalismo. La Camera sarà l’unica a votare la fiducia. I deputati restano 630 e verranno eletti a suffragio universale, come oggi. Il Senato continuerà a chiamarsi Senato della Repubblica, ma sarà composto da 95 membri eletti dai Consigli Regionali (21 sindaci e 74 consiglieri-senatori), più 5 nominati dal Capo dello Stato che resteranno in carica per 7 anni. Avrà competenza legislativa piena solo su riforme e leggi costituzionali. Per quanto riguarda le leggi ordinarie, potrà chiedere alla Camera di modificarle, ma Montecitorio non sarà tenuta a dar seguito alla richiesta. Se il Senato chiede alla Camera di modificare una legge che riguarda il rapporto tra Stato e Regioni, l’ assemblea di Montecitorio può respingere la richiesta solo a maggioranza assoluta. La legittimazione popolare è la novità introdotta in Senato su richiesta della minoranza Pd. Saranno i cittadini, al momento di eleggere i Consigli Regionali a indicare quali consiglieri saranno anche senatori. I Consigli, una volta insediati, saranno tenuti a ratificare la scelta. I 95 senatori saranno ripartiti tra le Regioni in base al loro peso demografico. I Consigli Regionali eleggeranno con metodo proporzionale i senatori tra i propri componenti; uno per ciascuna Regione dovrà essere un sindaco. I nuovi senatori godranno delle stesse tutele dei deputati. Non potranno essere arrestati o sottoposti a intercettazione senza l’autorizzazione del Senato. Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come energia, infrastrutture strategiche e sistema nazionale di protezione civile. Inoltre, su proposta del governo, la Camera potrà approvare leggi anche nei campi di competenza delle Regioni, quando lo richieda la tutela dell’unita’ giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale .I Regolamenti parlamentari dovranno indicare un tempo certo per il voto dei ddl del governo; vengono introdotti limiti al governo sui contenuti dei decreti legge. Il presidente della Repubblica Lo eleggeranno i 630 deputati e i 100 senatori. Per i primi tre scrutini occorrono i due terzi dei componenti, poi dal quarto si scende ai tre quinti; dal settimo scrutinio sarà sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti (oggi il quorum è più basso, maggioranza assoluta degli aventi diritto dalla quarta votazione in poi). Dei 15 giudici Costituzionali, 3 saranno eletti dalla Camera e 2 dal Senato. Introdotto un quorum minore per i referendum sui quali sono state raccolte 800.000 firme anziché 500.000: per renderlo valido basterà la metà degli elettori delle ultime elezioni politiche, anziché la metà degli iscritti alle liste elettorali. Salgono da 50.000 a 150.000 le firme necessarie per presentare un ddl di iniziativa popolare. Però i regolamenti della Camera dovranno indicare tempi precisi di esame, clausola che oggi non esiste.Introdotto il ricorso preventivo sulle leggi elettorali alla Corte Costituzionale su richiesta di un quarto dei componenti della Camera. Tra le norme transitorie c’è anche la possibilità di ricorso preventivo già in questa legislatura. Anche l’Italicum potrebbe finire dunque all’esame della Corte. Le Provincie vengono cancellate dalla Costituzione, atto necessario per abrogarle definitivamente. Abrogato il Consiglio Nazionale Economia e Lavoro, organo costituzionale secondo la Carta del 1948.

 

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