Mafia Capitale, Renzi: no a dimissioni per avviso garanzia. Indagato anche il sottosegretario Castiglione

Sta scuotendo il mondo della politica, capitolina e non, la nuova ondata di arresti del secondo tempo dell’inchiesta su Mafia Capitale che ha scoperchiato un nuovo giro di denaro e di interessi sporco nel quale, addirittura, si calcola il prezzo per migrante delle tangenti sborsate dalle cooperative interessate ai centri per la gestione degli immigrati .Dalle ultime carte emerge che a essere indagato, per la vicenda del Cara (il Centro di accoglienza richiedenti asilo) di Mineo in Sicilia c’è anche il spttosegretario all’Agricoltura di Ncd Giuseppe Castiglione. Bisogna agire con “severità contro illegalità e corruzione”, è il monito di Giorgio Napolitano. E mentre dall’opposizione arrivano le richieste di dimissione del sindaco capitolino Ignazio Marino e del presidente della regione Nicola Zingaretti, il Pd prova a fare quadrato. “Marino e Zingaretti sono completamente altro rispetto alla cricca. Bisogna riconoscere i colpevoli veri, per troppo tempo si è sparato sul mucchio”. A sottolinearlo il segretario del Pd,  Matteo Renzi, che assicura: “Non chiederò mai le dimissioni per un avviso di garanzia. Io ho anche un padre indagato a Genova. Se ragiono su avvisi di garanzia i miei figli non avrebbero dovuto vedere il nonno. Ho 5 sottosegretari indagati io credo che un cittadino è innocente fino a prova contraria”.  I rapporti con Odevaine? Nel luglio 2011, in piena emergenza immigrazione, “chiedo garanzie su di lui al Viminale e le ottengo, anche se non è ascrivibile alla mia parte politica, militavo nel Pdl”, afferma in un’ intervista a Repubblica il sottosegretario all’ Agricoltura Giuseppe Castiglione, indagato nell’ inchiesta sul Cara di Mineo. In quell’ estate, spiega Castiglione, “il ministro degli Interni Maroni lancia un appello agli enti locali per accogliere quanti più migranti. Io sono presidente di tutte le Province, oltre che di Catania, e mi mobilito. Maroni fa requisire il villaggio della solidarietà, l’ ex residence degli Aranci a Mineo. Odevaine allora è il direttore della polizia provinciale di Roma al fianco di Zingaretti, è stato capo di gabinetto di Veltroni, persona autorevole e nota in quanto tale”. Il sottosegretario assicura di aver avuto con Odevaine solo rapporti istituzionali. A pranzo credo di esserci pure stato. Ma non certo per parlare di appalti. L’ accusa che sia stato favorito un consorzio locale? “Io non ho lavorato di certo per alcun consorzio, né ho fatto mai parte di commissioni di gara. E Odevaine non ha concordato con me un percorso preferenziale per alcun raggruppamento di imprese”. Castiglione esclude di lasciare l’ incarico: “non c’ è motivo perché lo faccia. Non so di cosa mi si accusi se non dai giornali”. Il premier? “Spero di sentirlo”.  Prima tornata di interrogatori di garanzia per i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare emesse nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta Mafia Capitale. Oggi saranno sentiti dal gip Flavia Costantini tutti coloro che sono stati reclusi a Regina Coeli: tra questi Mirko Coratti, già presidente dell’Assemblea Comunale; Francesco Ferrara, dirigente della cooperativa “La Cascina”; il dirigente comunale Angelo Scossafava e l’ex assessore della giunta Marino, Daniele Ozzimo. Domani sarà la volta di tutti gli indagati condotti ieri nel carcere di Rebibbia. Indagata Gabriella Errico, la presidente della cooperativa “Un sorriso” finita sotto i riflettori alcuni mesi fa durante le violente proteste scoppiate nel quartiere della periferia romana di Tor Sapienza tra i residenti e gli immigrati del centro d’accoglienza gestito dalla cooperativa. Il reato che le viene contestato è quello di turbativa d’asta, anche se il gip ha deciso di rigettare la richiesta di misura cautelare spiegando che nei suoi confronti “possa essere effettuata una prognosi favorevole, in ordine all’astensione dalla commissione di ulteriori reati, tenuto anche conto della pena che ragionevolmente potrà essere irrogata”.Il contrasto all’illegalità e alla corruzione deve essere severo e bisogna recuperare il bene comune che si fonda su legalità e trasparenza, ha detto il capo dello Stato. Diverse le richieste di dimissioni del sindaco Ignazio Marino sul quale, però, il Pd fa quadrato sottolineando che un suo passo indietro, come quello di Nicola Zingaretti, sarebbe un favore ai corrotti.Personaggi della politica con ruoli di raccordo tra l’organizzazione e le istituzioni, fiumi di denaro e cooperative coinvolte nel giro d’affari sporco, dove, si legge nell’espressione contenuta in un’intercettazione, “la mucca deve mangiare per essere munta”. Una nuova ondata di arresti che scuote ancora il mondo politico, nel secondo capitolo dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”, su Mafia Capitale, condotta dalla procura di Roma e dai carabinieri del Ros. In manette anche l’ex assessore alla Casa del Campidoglio, Daniele Ozzimoe Angelo Scozzafava, ex assessore comunale a Roma alle Politiche Sociali. I Ros hanno arrestato anche i consiglieri comunali Giordano Tredicine, Massimo Caprari e l’ex presidente del X Municipio (Ostia), Andrea Tassone. I provvedimenti hanno riguardato anche alti dirigenti della Regione Lazio come Daniele Magrini nella veste di responsabile del dipartimento Politiche Sociali. Arrestati anche Mario Cola, dipendente del dipartimento Patrimonio del Campidoglio e Franco Figurelli che lavorava presso la segreteria di Mirko Coratti. Infine posto ai domiciliari il costruttore Daniele Pulcini. Il blitz dei carabinieri è scattato nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L’Aquila, Catania ed Enna. Nell’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, vengono ipotizzati a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori ed altro. Altre 21 persone indagate per gli stessi reati. Delle perquisizioni in corso nell’ambito di Mafia Capitale, una riguarda la cooperativa “La Cascina”, vicina al mondo cattolico.Gestisce tra l’altro il Cara (Centro Accoglienza per Richiedenti Asilo) di Mineo, in Sicilia. La perquisizione rientra nel quadro degli accertamenti sulla gestione degli appalti per i rifugiati. I manager della cooperativa ‘La Cascina’ erano “partecipi degli accordi corruttivi con Luca Odevaine” e hanno commesso “plurimi episodi di corruzione e turbativa d’asta” dal 2011 al 2014, mostrando così una “spiccata attitudine a delinquere” per ottenere vantaggi economici: è l’accusa che il Gip di Roma rivolge a Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara, tutti manager della cooperativa. Per Ferrara è stato disposto il carcere, mentre nei confronti degli altri tre sono scattati i domiciliari. Secondo il Gip, Odevaine avrebbe ricevuto dai quattro “la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014, per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione”. Nello specifico, Odevaine avrebbe tra l’altro orientato le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, in modo da creare creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo La Cascina. Avrebbe inoltre fatto pressioni finalizzate a far aprire i centri per immigrati in luoghi graditi alla cooperativa e concordato con i manager il contenuto degli stessi bandi di gara, che venivano poi predisposti in modo da garantire l’attribuzione di un punteggio elevato alla stessa La Cascina.

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