Legge elettorale e premio di governabilità

L’esito del referendum costituzionale e la sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum hanno segnato la fine di un’epoca e di un triennio di governo a guida di Matteo Renzi, con  scelte politiche in contrasto con ogni idea di centro-sinistra, come politica popolare e di progresso.

La cartina di tornasole è la nuova legge elettorale, che non deve essere, almeno per questa volta, una riedizione di leggi, che per la governabilità sacrifichino la rappresentanza in violazione dei principi costituzionali sul diritto di voto, eguale, libero e personale (art. 48 Cost.) e diretto per Camera (art. 56 Cost.) e Senato (art58 Cost.). Ogni premio basato su una soglia percentuale nazionale, che venga spalmato sui collegi viola il principio del voto personale e diretto. Proprio l’Avvocatura dello Stato per difendere davanti alla Corte Costituzionale il premio di maggioranza fissato in 340 seggi, cioè il 55% dei deputati eletti nel territorio nazionale, ha sostenuto che fosse necessario non essendoci alcun obbligo di un eletto di non cambiare casacca.

Un nuovo centro-sinistra non sarebbe altro che un sistema per legittimare un premio di maggioranza al primo turno e confermare i capilista bloccati, logica conseguenza di liste composite di diverse anime, come Campo Progressista, ex Pd, ex Sel e personalità indipendenti. Questo,   per garantirsi una quota di eletti.  Il referendum è stato vinto dagli elettori ignoti influenzati dalle ragioni del ‘No’, ma non solo, in ogni caso elettori ed elettrici, che si sono recati autonomamente alle urne, senza che nessun comitato o partito ve li conducesse per mano. Se non diamo una risposta politica adeguata alla loro protesta, ritorneranno delusi all’astensione.

In Italia non si ancora espressa una risposta politica adeguata ai risultati del referendum costituzionale ed alla sentenza del 24 gennaio 2017 di annullamento parziale, ma in parte essenziale, dell’Italicum, getta ombre sia sulla nuova legge elettorale, non c’è una soluzione condivisa a sinistra, che su una strategia politica.  Si ipotizza una riedizione, in qualche forma, di premio di maggioranza a una coalizione, cioè ricreare la gabbia nella quale la sinistra si è subordinata al Pd.

Se si vota con questa legge elettorale, si torna alle urne dopo 6 mesi e rischiamo il collasso della democrazia, afferma il  ministro Orlando:Non serve innamorarsi di una legge, bisogna farne una insieme. Il comune denominatore è il premio di governabilità: si tratta solo di capire quale sia la soluzione che può mettere insieme più consensi in parlamento. Il primo passo è comunque togliersi dal Mattarellum visto che gli altri non sono d’accordo. Poi si può cominciare a ragionare sui modelli di premio di lista o di maggioranza. Un punto di partenza può essere l’ipotesi formulata dal gruppo di lavoro del Pd che comprendeva i capigruppo, il presidente del partito e Cuperlo: un’ipotesi di legge con premio a una lista e i collegi uninominali. Se col premio una forza politica ottenesse una maggioranza abbastanza forte, avrebbe una capacità di coalizione che le permetterebbe di trattare con altre forze politiche’.

Il punto è evitare di costringere ad alleanze, dopo le urne, forze che hanno chiesto voti per ipotesi di governo alternative. Si rischierebbe di creare un cortocircuito. Diverso è costruire, dopo il voto, una coalizione fra forze di uno stesso campo che hanno articolato in modo diverso una proposta di governo ma che si possono ritrovare il giorno dopo.

 

 

 

 

 

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