epa05939378 French presidential election candidate for the 'En Marche!' (Onwards!) political movement, Emmanuel Macron delivers his speech during a rally in Paris, France, 01 May 2017. Far-right Front National (FN) party candidate Marine Le-Pen and 'En Marche!' (Onwards!) party candidate Emmanuel Macron arrived in the lead positions in the first round of the presidential elections. France will hold the second round on 07 May 2017. EPA/IAN LANGSDON

Le elezioni in Francia e il potere del denaro

Il vero discrimine nelle elezioni presidenziali francesi è stato quello tra cittadini ‘garantiti’, che non temono capovolgimenti economici nella propria vita, e cittadini ‘vulnerabili’, esposti invece al vento del mercato. Categorie che hanno soppiantato del tutto, come già nell’esperienza americana, il voto di classe decidendo del futuro del Paese. E se Emmanuel Macron ha fatto incetta di voti tra i garantiti, Marine le Pen si è imposta tra i ‘vulnerabili’. È questo quanto emerge dall’analisi del voto francese effettuato da Tecnè, l’istituto di ricerca e di sondaggi d’opinione. È stato infatti quel 66% di ‘garantiti’ che hanno optato per Emmanuel Macron, insieme a quel 34% che si sente invece ‘vulnerabile’, a incoronare l’ex ministro dell’economia francese. Mentre a Marine Le Pen sono affluiti oltre al 38% dei voti dei cittadini ‘garantiti’, il 62% di quelli che si sentono ‘vulnerabili’. Il vero discrimine è proprio questo. Le classi sociali sono ormai al tramonto e lo dimostra il fatto che operai e imprenditori, che si considerano vulnerabili, si trovano a votare insieme.

Una lettura che trova conferma anche nell’analisi del voto per classe di età: secondo Tecnè infatti il 39% dei voti andati a Macron derivano da elettori over 60, presumibilmente pensionati e dunque ‘garantiti’, gli stessi crollano al 31% per Marine Le Pen che invece raccoglie il 46% di sì tra i 35-60enni.

Anche i giudizi sulla situazione economica personale riportano a questa sorta di dicotomia. Per il 21% di quelli che hanno votato Macron la situazione è migliorata, per il 56% è rimasta uguale mentre per il 23% è peggiorata. Diversa la ripartizione per Le Pen: per il 15% dei suoi votanti la situazione è migliorata ma per il 48% è rimasta uguale mentre il 37% ne denuncia un peggioramento. Andando invece ad analizzare il voto per classe economica la ricerca evidenzia come il serbatoio maggiore di voti inespressi sia stato quello relativo ai ‘poveri’: il 37%, dice ancora Tecnè, non si è recato neppure alle urne contro il 33% del ceto medio ed il 31 dei benestanti.

A vincere,nel confronto diretto,  è l’espressione del continuismo, del candidato che magari non convince, ma rassicura rispetto ai paventati timori per il ‘salto nel buio’, offerto, in questa occasione, da Marine Le Pen.

Il nuovo ‘Potere’ è ben più permeante rispetto ai condizionamenti di un tempo. E’ invasivo avendo di fronte non i partiti a struttura ideologica di un tempo, ma il cosiddetto no-party system, un sistema senza partiti o a struttura leggera. E’ globale, nella misura in cui a spezzarsi è la storica catena Stato-territorio-ricchezza. E’ incontrollabile non tanto,  o non solo,  per l’inadeguatezza degli Stati, ma per le tendenze della cultura economica liberista, che ha depotenziato ogni controllo.

 

Si parla di un progetto che associa chiunque, riconoscendo l’importanza spettante al denaro nel funzionamento della società e   consegna al capitale finanziario  la piena indivisa titolarità del potere, la scelta degli uomini politici e dei loro programmi attraverso l’investitura dei consensi attribuiti con i mass-media che la finanza controlla.

Al ‘potere del denaro’ che svuota le democrazie si possono  opporre argomenti, programmi ed aspettative serie. Da evitare sono le semplificazioni e le parole d’ordine fini a se stesse per  costruire credibili vie d’uscita.

Sarà quasi certamente Berlino la mèta della prima visita all’estero del neopresidente francese. La notizia è stata confermato dall’eurodeputata centrista, Sylvie Goulard, molto vicina a Emmanuel Macron e indicata come uno dei possibili membri del futuro governo. Prima, ha detto, è possibile che vada a salutare le truppe francesi. Anche François Hollande, nel 2012, scelse Berlino come prima tappa del suo tour ufficiale in Europa.

La prima tappa di Macron  è un chiaro omaggio alla cancelliera Angela Merkel, prinicipale sponsor del leader di ‘En marche’, campione di europeismo senza se e senza ma. La corsa a Berlino del giovane inquilino dell’Eliseo è un segnale che non lascia dubbi sulle intenzioni di rafforzare l’asse Francia-Germania al tavolo europeo. La visita di cortesia del giovane inquilino dell’Eliseo in Germania conferma non solo il rapporto privilegiato con Angela Merkel ma il ritratto di Macron che si inchina alla corte di Berlino.

Certo è che la cancelliera tedesca è stata tra i primi a congratularsi con Macron per l’elezione e lo fa con una telefonata calorosa:  ‘Macron incarna la speranza di milioni di francesi e anche di molti in Germania e Europa’, ha dichiarato la Merkel sottolineando che il neoeletto presidente francese ha condotto una campagna filo-europea coraggiosa, che difende l’apertura al mondo ed è decisamente a favore dell’economia sociale di mercato.

 

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