Lavitola: “Non sono l’uomo nero. Ritorno in Italia”

Valter Lavitola si difende e sta valutando la possibilità di rientrare in Italia. Il direttore dell’Avanti decide di mettere nero su bianco la sua versione dei fatti sull’affaire Tarantini. “Finora sono stato in silenzio, ma sono stanco di passare per ‘l’Uomo Nero’. Unico artefice di una situazione venutasi a creare solo a causa delle serie difficoltà del Tarantini ed in cui io, per evidenti motivi di opportunità, mi sono limitato a fare da tramite con il Presidente che, come è noto, – scrive Lavitola in una lunga nota –  è sempre spinto da un forte sentimento di solidarietà con le persone che si trovano in disagio e, in particolare, con le persone che lui ritiene abbiamo avuto dei seri problemi solo per averlo frequentato o essergli state vicine”. Insomma non ha fatto nulla di cui è accusato, secondo quanto scrive il direttore ed editore del quotidiano online Avanti!, su cui pende un ordine di arresto nell’ambito dell’inchiesta che ha portato in manette l’imprenditore barese Giampaolo Tarantini e la moglie con l’accusa di estorsione ai danni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. “Sto preparando un memoriale che consegnerò all’autorità giudiziaria tra qualche giorno – annuncia Lavitola – dopodiché rilascerò una intervista alla stampa nella certezza di chiarire tutto, carte alla mano”. E annuncia il suo rientro in Italia. “ Ovviamente l’opzione più auspicabile sarebbe il mio rientro in Italia per chiarire al meglio l’intera vicenda. Con il mio avvocato stiamo studiando gli atti e seguiamo le concitate indagini in corso, e non appena avremo un quadro generale esaustivo – chiude la nota il faccendiere –  valuteremo la opportunità del rientro per sottopormi ad un ampio interrogatorio”. Non si sono fatte attendere le prime rispose alla nota di Lavitola. Per Italo Bocchino, vice presidente di Fli, il giornalista vuole continuare a colpire il presidente della Camera, Gianfranco Fini. “Sul caso Lavitola sarebbe opportuno che la magistratura approfondisse le ragioni della sua latitanza a Panama e del ruolo di collegamento che lo stesso ha tra il presidente panamense e il premier italiano”, attacca Bocchino. “Potrebbe scoprire – aggiunge il deputato – interessanti risvolti relativi al tentativo, avvenuto attraverso Panama, di costringere alle dimissioni Fini con la produzione e la propalazione di documenti anomali gestiti dallo stesso Lavitola e negoziati attraverso Panama”.

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