‘Il virus dal punto di vista clinico non esiste più’, bagarre nel mondo della scienza dopo le parole di Zangrillo

In queste settimane abbiamo imparato che il mondo della scienza, sul coronavirus, naviga a vista. Sostanzialmente il sapere è limito e muta in continuazione. Sin da quando il Covid-19 era un lontano problema della Cina abbiamo visto e sentito esperti contraddirsi con gran facilità. Ma la bagarre iniziata l’ultimo giorno di maggio forse non ce l’aspettavamo.

Tutto inizia con una dichiarazione di Alberto Zangrillo a Mezz’ora in più su Raitre: “Circa un mese fa sentivamo epidemiologi temere a fine mese-inizio giugno una nuova ondata e chissà quanti posti di terapia intensiva da occupare. In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più. Questo lo dice l’università Vita e Salute San Raffaele, lo dice uno studio del direttore dell’Istituto di virologia Clementi, lo dice il professor Silvestri della Emory University di Atlanta“.

 Uno dei primi a commentare l’analisi di Zangrillo è Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità che abbiamo imparato a conoscere alla conferenza stampa delle 18.00 al fianco di Borrelli. Locatelli ha detto di accogliere le dichiarazioni di Zangrillo con ‘assoluto sconcerto’: ‘Non posso che esprimere grande sorpresa e assoluto sconcerto per le dichiarazioni rese dal Professor Zangrillo. Basta guardare al numero di nuovi casi confermati ogni giorno per avere dimostrazione della persistente circolazione in Italia del virus’.

Si unisce alla bagarre anche Luca Richeldi, direttore di Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma e membro del Comitato tecnico-scientifico. “Il virus circola ancora ed è sbagliato dare messaggi che non invitano alla prudenza. È indubitabilmente vero e rassicurante il fatto che la pressione sugli ospedali si sia drasticamente ridotta nelle ultime settimane. Non va scordato che questo è il risultato delle altrettanto drastiche misure di contenimento della circolazione virale adottate nel nostro Paese”.

Arriva un commento anche dalla sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa che tira il freno e avverte che la prudenza è fondamentale perché il virus continua a circolare: “È un messaggio sbagliato. In attesa di evidenze scientifiche a sostegno della tesi della scomparsa del virus, della cui attendibilità saremmo tutti felici, invito invece chi ne fosse certo a non confondere le idee degli italiani, favorendo comportamenti rischiosi dal punto di vista della salute”

 Dopo la valanga di polemiche che lo ha travolto, Zangrillo ha preso di nuovo la parola e non per ritrattare la sua analisi, anzi, per ribadire e rafforzare quanto detto in precedenza. “Mi viene chiesto di non fuorviare gli italiani? Sono d’accordo, il nostro dovere è proprio non fuorviarli, per questo ho detto, e confermo, che il virus clinicamente non esiste più. Gli italiani meritano di sapere la verità, e cioè che l’evidenza clinica ci dice questo. Il virus alberga ancora tra noi come decine di altri virus, ma quello che vediamo è quello che ho affermato. È opportuno continuare temporaneamente a osservare le norme prudenziali, ma gli italiani hanno il diritto di sapere l’evidenza clinica attuale sul virus”.

Dal punto di vista clinico i casi attuali sono oggettivamente meno pesanti. Bisogna capire se il virus sia davvero mutato”. Così il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, intervendo ad Agorà su Raitre, è intervenuto nel dibattito nato dalle parole del direttore di Anestesia del San Raffaele, Alberto Zangillo, secondo cui “il coronavirus non esiste più”.

“Zangrillo ha ecceduto nei toni” ma non è l’unico, ha detto Pregliasco: “Uno studio di Clementi del San Raffaele, su 200 casi, ha dimostrato che la carica virale ora è inferiore”.

Anche nel nostro ospedale – ha aggiunto – vediamo meno casi e meno pesanti. Il virologo ha spiegato che alcuni studi avrebbero mostrato delle varianti meno aggressive, ma non sappiamo quanto potrebbero essere diffuse.

Tra le ipotesi che spiegano questa ridotta aggressività del virus potrebbe essere che questa prima ondata abbia toccato in modo più massiccio le persone più fragili e con più comorbidità.

Pregliasco però invita a non abbassare la guardia: “Il virus ancora circola e ognuno di noi deve sentirsi potenzialmente contagioso”.

Parlando della Lombardia, il virologo ha detto che “la situazione è ora sotto controllo” e “oggettivamente è molto migliorata: grazie alla sistematica adozione di test sierologici e tamponi, ora ampiamente disponibili, sono riusciti a colmare gap nella ricerca di casi, che non sono di ieri ma dei giorni precedenti”.

Pregliasco si è poi detto d’accordo con la decisione di riaprire i confini regionali: “Con 2,4 casi di infezione a settimana per 10.000 abitanti il rischio di incontrare un infetto si è ridotto moltissimo”.

“Ci sarebbe voluto un lockdown più lungo per arrivare a zero casi di infezione ma, era oggettivamente impossibile”, ha concluso il virologo.

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