Ex Ddr. Prigionieri politici ai lavori forzati nelle fabbriche Ikea

Prigionieri politici della Ddr costretti ai lavori forzati nelle fabbriche dell’Ikea per produrre il divano Klippan, uno dei pezzi “classici” dell’industria svedese. E’ questa la sconcertante scoperta, frutto di una lunga inchiesta giornalistica della rete televisiva tedesca Wdr, sulle fabbriche del gigante svedese dell’arredamento nella Germania dell’Est. La collaborazione tra Ikea e Ddr, la Repubblica democratica tedesca, è stata molto proficua negli anni Settanta, quando nel paese comunista vennero aperti diversi stabilimenti di produzione. Uno di questi, quello di Waldheim, – rivelano gli archivi della Stasi consultati dai giornalisti tedeschi – era situato nei pressi di una prigione, dove erano rinchiusi numerosi prigionieri politici, costretti a lavorare senza remunerazione. A raccontare come si lavorava nella fabbrica di mister Ikea è Otto Klare, uno dei tanti detenuti a dover lavorare per la fabbrica svedese. “La nostra squadra viveva nel piano superiore della fabbrica, con le finestre coperte”, ricorda Klare, rinchiuso in prigione perché aveva tentato di rifugiarsi nell’allora Germania Ovest. “I macchinari erano al piano terra e c’era poco altro. Non c’erano posti per sedersi, non avevamo cuffie per proteggerci dal rumore, né guanti da lavoro. Le condizioni erano ancora più dure che nel resto della Germania orientale, si trattava di lavori forzati”.

Da un file della Stasi emerge che, Ingvar Kamprad, il fondatore di Ikea, avrebbe detto di non essere a conoscenza del ricorso al lavoro di detenuti nelle sue fabbriche, ma che “se anche fosse, sarebbe nell’interesse della società”.

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