Pd e Movimento 5 Stelle trovano l’intesa per la concessione della cittadinanza italiana per i figli degli immigrati. Il riconoscimento status dovrebbe essere riconosciuto al termine di un ciclo di studi. Uno Ius Cultarae più che uno Ius Soli quindi.
A rilanciare lo Ius Culturae è il Movimento 5 Stelle che in qualche modo risponde al pressing di Orfini, il quale aveva chiesto la rapida discussione e approvazione dello Ius Soli. I lavori per la modifica dei criteri per il conseguimento della cittadinanza italiana sono in uno stato decisamente avanzato. La prossima settimana la Commissione Affari Costituzionali analizzerà alcuni testi sulla modifica della legge di cittadinanza. L’iniziativa del Movimento 5 Stelle ha trovato, come prevedibile, il pieno sostegno del Partito democratico, lieto e soddisfatto di una ridiscussione dei termini della legge dopo l’inasprimento salviniano sul tema.
Alla Camera riparte in Commissione Affari costituzionali l’esame della legge sulla cittadinanze che introduce il cosiddetto ius culturae. Lo dice all’Ansa il presidente della Commissione Giuseppe Brescia (M5s), che sarà anche relatore alla riforma. L’esame riprenderà giovedì prossimo 3 ottobre. Il testo, a prima firma Laura Boldrini, era stato incardinato in quota opposizioni (Leu) nell’ottobre 2018 e il relatore era Roberto Speranza, ora divenuto ministro.
Secondo questo principio, la cittadinanza italiana deve essere riconosciuta alle persone, o meglio ai giovani, che hanno frequentato le scuole nel paese dove risiede da prima dei dodici anni. Un caso pratico: un bambino nato in Italia da genitori immigrati diventerebbe cittadino italiano al termine del ciclo di studi a patto che questo ovviamente venga iniziato e concluso in Italia.
Il leader della Lega ha promesso battaglia al nuovo governo. “La Lega si batterà contro lo Ius Soli – ha dichiarato Salvini – comunque lo chiamino, contro la cittadinanza facile, senza se e senza ma. Se questa è la priorità del governo, povera Italia…”.
Parole chiare che marcano una differenza tra l’esperienza di governo del Carroccio e quella appena iniziata di 5 Stelle e dem. E all’orizzonte spunta già la richiesta esplicita da parte dei dem di introdurre, dopo lo ius culturae, anche lo ius soli. Orfini sui social non usa giri di parole e manda un messaggio ai pentastellati: “Ecco. Il primo piccolo passo avanti: il 3 ottobre alla Camera comincerà la discussione sullo ius culturae. Si può fare. E si può fare subito”. Anche il dem Pedica mette in chiaro la sua posizione: “Bene la ripartenza dell’iter sullo ius soli alla Camera. Speriamo che sia la volta buona. Diamo subito un vero segnale di cambiamento. Ci siamo assunti l’impegno di promuovere una riforma della cittadinanza per i figli dei migranti e ogni promessa va mantenuta. Lo Ius soli deve essere approvato e mi auguro che questa sia la legislatura giusta”. Insomma lo scontro tra Lega e giallorossi sulla cittadinanza agli immigrati è solo all’inizio.
La Chiesa, tornata ad occupare un ruolo di primo piano nella scena politica italiana, si è espressa a favore della revisione della legge di cittadinanza, per arrivare alla formulazione di un regolamento più inclusivo per chi nasce, cresce e studia in Italia.
La discussione crea un’altra frattura nel Movimento Cinque Stelle. I vertici dovranno spiegare agli elettori e alla base quale sia la posizione ufficiale a riguardo. Dopo aver spalleggiato e rivendicato quanto fatto da Salvini, ora i Cinque Stelle combattono la crociata del Partito democratico allungando la scia dei delusi e dei confusi.