L'Arabia Saudita pagherà a caro prezzo l'esecuzione del leader sciita Nimr al-Nimr. È quanto afferma il ministero degli esteri iraniano secondo media internazionali. Mappa dei Paesi sunniti e di quelli sciiti in Medio Oriente (134mm x 100mm)

Arabia Saudita, giustiziato l’imam al-Nimr

Tensione alle stelle tra sunniti e sciiti dopo che l’Arabia Saudita, bastione dell’Islam sunnita, ha annunciato sabato l’esecuzione di 47 persone indicate come terroristi, tra i quali uno Sheikh sciita, Nimr al Nimr. Immediata la condanna degli sciiti, e in Iran la risposta è subito violenta, con l’ambasciata saudita a Teheran presa d’assalto da decine di manifestanti, che hanno lanciato bombe incendiare contro la rappresentanza diplomatica e l’hanno saccheggiata, prima di essere dispersi dalla polizia. Le proteste spaziano dall’Iraq al Libano e allo Yemen, dove tra l’altro la Coalizione araba a guida saudita che combatte i ribelli sciiti Houthi ha annunciato oggi la fine di una tregua cominciata il 15 dicembre per l’avvio di negoziati. L’Iran, potenza rivale di Riad nella regione, ha detto che l’Arabia Saudita pagherà ‘a caro prezzo’ l’esecuzione di Al Nimr. E la Guida Suprema Ali Khamenei ha ricordato in un tweet, con la sua foto, il monito: ‘Il risveglio non si può sopprimere’. Prima dell’assalto all’ambasciata si era avuto notizia di un primo attacco al consolato saudita a Mashaad, nel nord dell’ Iran e su twitter sono rimbalzati foto e filmati in cui si vedono alcuni dimostranti scalare la recinzione che protegge il consolato ed impossessarsi della bandiera saudita. Decine di sciiti hanno dato vita a una marcia di protesta nelle strade di Qatif, nell’Est dell’Arabia Saudita, dove viveva Al Nimr. Altre decine hanno manifestato nel vicino Bahrein e la polizia ha fatto ricorso a gas lacrimogeni per disperderli. Il Paese, dove la maggioranza della popolazione è sciita, è retto da una dinastia sunnita. I governi dello stesso Bahrein e quello degli Emirati Arabi Uniti hanno invece espresso approvazione per le esecuzioni, giudicandole parte della lotta al terrorismo. Soltanto quattro dei 147 giustiziati di oggi erano sciiti. Tutti gli altri, tra cui un cittadino egiziano e uno del Ciad, erano sunniti. Tra di loro, Fares al Shuwail, considerato il leader di Al Qaida nel Regno, in carcere dal 2004. Secondo il ministero dell’Interno di Riad, la maggior parte dei giustiziati era stata condannata per attentati compiuti dalla stessa Al Qaida tra il 2003 e il 2006 in cui erano rimasti uccisi numerosi sauditi e stranieri. Mentre il portavoce del ministero della Giustizia, Mansur al Qufari, ha negato ogni discriminazione confessionale, affermando che i processi sono stati regolari e hanno visto garantiti i diritti della difesa. Il portavoce del ministero dell’Interno, generale Mansur al Turki, ha detto che alcuni dei condannati sono stati decapitati e altri fucilati. Le esecuzioni sono avvenute a Riad e in altre 12 città. Lo Sheikh Al Nimr, che nel 2009 aveva fatto appello alla secessione delle province orientali, ricche di petrolio e dove vive la maggioranza dei due milioni di sciiti del Regno, era stato condannato lo scorso anno da una Corte speciale a Riad per ‘sedizione’ e per avere posseduto armiSono state almeno 158 le persone giustiziate nel 2015 in Arabia Saudita. Si tratta del numero più alto di persone messe a morte negli ultimi 20 anni, con una tendenza che vede L’Arabia Saudita accomunata al nemico sciita nella regione, l’Iran, che ha visto una crescita esponenziale delle esecuzioni nell’ultimo ventennio e che detiene il record del più alto numero di persone giustiziate al mondo rispetto al totale della popolazione. Secondo l’Onu, le esecuzioni capitali in Iran fino alla fine della scorsa estate sono state 694, di cui 33 in pubblico, ma secondo Amnesty International il numero potrebbe aver superato i mille entro la fine dell’anno. Sia in Arabia Saudita che in Iran, inoltre, si può essere giustiziati per crimini commessi da minorenni. Si ritiene comunque che il Paese con il più alto numero in assoluto di esecuzioni al mondo sia la Cina, anche se non esistono dati precisi in materia perché sono considerati segreto di Stato. In Arabia Saudita, dove spesso le esecuzioni avvengono tramite decapitazione e in pubblico, i reati più comuni per i quali si è condannati a morte sono l’omicidio, il traffico di stupefacenti e lo stupro. In teoria la pena capitale è prevista anche per l’adulterio e l’apostasia. La medesima situazione si registra in Iran, dove è prevista la condanna a morte anche per l’omosessualità e le esecuzioni avvengono per impiccagione. ‘Nessuno Tocchi Caino’ teme che il 2016 vedrà un’ulteriore escalation nella pratica della pena di morte in Arabia Saudita in nome della guerra al terrorismo, dopo che Riad si è posta alla testa della Grande Coalizione anti-Stato Islamico.

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