Amianto nella sanità, numeri inquietanti

Amianto nelle incubatrici, nelle sale operatorie e persino nell’impasto dell’amalgama delle capsule dentarie. Le fibre letali di amianto, fino a 24 anni fa, venivano impiegate per realizzare macchinari e strutture miscelate con il cemento, ma anche all’interno di elementi fondamentali dell’attività odontoiatrica inseriti direttamente nella bocca dei pazienti.

E’ il quadro della situazione analizzata dall’Istituto nazionale infortuni sul lavoro all’interno degli ospedali italiani, riportato da Panorama.
Secondo il V Rapporto Mesoteliomi redatto da INAIL, sarebbero 280 i casi di mesotelioma solo nel settore sanità e servizi sociali rilevati nel periodo compreso tra il 1993 e il 2012.

“Questi dati sono fortemente sottostimati e tali comunque da rappresentare l’1,9% dei casi su 15.014, il totale di quelli che sono stati denunciati al ReNaM nel periodo preso in considerazione- spiega l’avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Ona, Osservatorio Nazionale Amianto. “Purtroppo le prove acquisite sulla presenza e utilizzo di materiali contenenti amianto mostrano un impiego talmente massiccio che questi numeri sono solo la punta dell’iceberg”.

L’amianto, infatti, è stato utilizzato non solo in strutture e aziende private ma anche negli ospedali, in particolare quelli costruiti fino alla primavera del 1993, data nella quale è entrato in vigore il divieto dell’utilizzo del minerale.

“L’incidenza di mesotelioma, o di malattie correlate da asbesto, è notevole tenendo conto del numero limitato di coloro che hanno lavorato e lavorano nel settore sanità, rispetto ad altri settori produttivi dell’economia del Paese – continua il presidente Bonanni- e questo testimonia un utilizzo davvero importante di amianto anche in luoghi strategici e delicatissimi del percorso sanitario”.

In base alle ricerche effettuate dall’Osservatorio, da Nord a Sud Italia, l’amianto all’interno degli ospedali è stato impiegato sia nella realizzazione delle strutture che spruzzato nelle pareti, nella colla, nelle mattonelle. Tracce di amianto sono state ritrovate anche negli impianti: quello elettrico, di riscaldamento e idraulico. Ovviamente, coibentazioni in cemento-amianto sia delle caldaie che delle tubature. Insomma, ovunque.

Ma ci sono dei ritrovamenti – prosegue Panorama – che fanno rabbrividire più di altri: quello all’interno delle apparecchiature destinate ai neonati e quello all’interno dei materiali utilizzati dai dentisti. L’amianto è stato utilizzato nelle sterilizzatrici, incubatrici, mense, carrelli riscaldati portavivande, lavanderie, stirerie e persino nelle sale operatorie.

“Tra le mansioni più colpite dal mesotelioma pleurico quella degli infermieri professionali, con 7 casi, seguiti da 4 portantini– continua Bonanni – ma in base ad una ricerca dell’Ona sono stati riscontrati anche 3 casi di medici ai quali non fa riferimento il V Rapporto Mesoteliomi”.

Sembra quasi una cosa impossibile, eppure l’amianto il cui impiego ha conseguenze letali per l’uomo, è stato utilizzato persino dagli odontotecnici: 4 casi di morte per malattie da asbesto correlate sono state scoperte fino a questo momento.
L’inalazione di una singola fibra di amianto può rimanere in incubazione, all’interno del corpo umano, dai 25 ai 40 anni, per poi manifestarsi in un mesotelioma pleurico o in altre forme di asbestosi per le quali non vi sono cure ma morte certa.

Purtroppo fino agli anni ’60, l’amianto era utilizzato nell’impasto nella amalgama delle capsule dentarie oltre che nella microfusione a cera persa. “In molti ospedali italiani sono state rimosse quasi interamente le strutture in amianto, ma in moltissimi altri nosocomi sono ancora presenti- conclude Bonanni- e l’Ona sta lavorando per poter completare la rimozione”.

Le strutture ospedaliere dove è stata rilevata una quantità importante di amianto sono gli ospedali Civili di Brescia, in particolare presso Reparto di Cardiologia, l’ospedale “V. Cervello” di Palermo, nel reparto di Emodinamica, e l’ospedale Vittorio Emanuele” di Gela, reparto di Ortopedia.

Un’altra struttura interessata dalle fibre letali è il Policlinico Gemelli di Roma, dove è altissima la densità di amianto, in particolare nelle cucine. Qui,  negli edifici prefabbricati in cui sono state utilizzate lastre piane o ondulate in cemento amianto; nei rivestimenti di soffitti, più raramente di pareti; in ambienti come per esempio, le sale operatorie che necessitano di isolamento sia termico, sia acustico, sia soprattutto da rischio di incendio; rivestimenti anticondensa di locali dove si producono elevate quantità di vapore d’acqua; negli isolamenti termici di caldaie e tubazioni per il trasporto di fluidi ad alte o basse temperature.

Inoltre, nel Policlinico Gemelli in Roma, materiali contenenti amianto sono stati utilizzati oltre 3 mila applicazioni comprese le pitture e i rivestimenti con miscelazioni varie (con presenza tra il 5 e il 15%), stucchi, adesivi, mastici, stucchi per calafataggio.

Fino al 2012, inoltre, al Policlinico Umberto I di Roma sono rimasti componenti in amianto, in particolare, elementi che rivestono superfici, rivestimenti isolanti di tubi, forni, reattori e caldaie. Più una miscellanea di altri materiali comprendente, pannelli ad alta densità, pannelli a bassa densità e prodotti tessili; pavimentazioni in laminato plastico.
Un altro caso è quello dell’Ospedale Militare di Anzio le cui verifiche tecniche, eseguite negli anni, hanno confermato quanto la struttura fosse strapiena di eternit dalla tettoia fino all’intonaco spruzzato sulle pareti.

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