Vatican Secretary of State Pietro Parolin speaks to Belarusian Foreign Minister Vladimir Makei during their meeting in Minsk, Belarus, Friday, March 13, 2015. Parolin is on a four-day official visit to the country. (ANSA/AP Photo/Sergei Grits)

Vatileaks 2, slitta il processo. I cardinali Parolin e Abril testimoni

CITTA’ DEL VATICANO. I cardinali Pietro Parolin, segretario di Stato, e Santos Abril y Castellò, presidente della Commissione Ior, richiesti dall’imputata Francesca Chaouqui, saranno tra i testi al processo Vatileaks 2.   Lo ha deciso il tribunale nell’udienza di oggi, dedicata alle eccezioni preliminari. Disposta anche una perizia informatica. Nuova udienza a data da destinarsi.  Il Tribunale Vaticano, nel processo Vatileaks, ha ammesso tutti i testimoni richiesti dalle difese. Mons.Vallejo Balda ha citato in aula Mario Benotti, indagato nell’inchiesta della Procura di Terni confluita a Roma; Chaouqui, oltre ai cardinali Parolin e Abril, l’elemosiniere mons. Konrad Krajewski, mons. Paolo Lojudice, Lucia Ercoli e padre Vittorio Trani. Nicola Maio ha citato mons. Alfredo Abbondi della Prefettura economica. Nuzzi porterà Paolo Mieli, Paolo Mondani e i librai Marco Bernardi e Paola Brazzale. Fittipaldi non porta testimoni. ‘Non mi attendo nulla dal Pontefice e comunque qualsiasi gesto non è quello che voglio. Sono innocente e voglio essere dichiarata tale, non si graziano gli innocenti, ma si assolvono’, dice Francesca Immacolata Chaouqui, ai cronisti che le chiedevano se si attendesse un gesto da Papa Francesco. Nell’udienza del processo Vatileaks 2, il Tribunale ha detto no alla richiesta della difesa di mons. Vallejo Balda di effettuare una perizia psicologica sull’imputato, in quanto non ammissibile essendo tale esame non previsto dall’ordinamento. Ha ammesso invece l’acquisizione agli atti di una perizia psichiatrica cui si è sottoposto lo stesso mons. Vallejo, tuttora detenuto in cella in Vaticano, il cui referto è attualmente conservato nel suo appartamento. Nell’udienza del processo Vatileaks 2, la Corte ha respinto le due eccezioni difensive di Francesca Immacolata Chaouqui, sia quella che contestava la competenza giurisdizionale del Tribunale vaticano, essendo a detta della difesa i presunti reati commessi in territorio italiano, sia quella con cui, sostenendo in base all’art. 22 dei Trattati Lateranensi il suo status di rifugiata politica in Italia, chiedeva ugualmente di essere giudicata da un Tribunale italiano.
   

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