Vallettopoli, Cassazione: “Corona agì consapevolmente”

Fabrizio Corona ha causato volontariamente il fallimento della propria società. Ad affermarlo, la Cassazione, secondo cui l’ex fotografo dei vip, avrebbe agito con l’intento di “commettere irregolarità e, per questo, in “malafede”. Nelle motivazioni depositate oggi, la Suprema Corte ha precisato che Corona agì  con un “preciso disegno di spoliazione” e per questo spostò  fondi e personale in una nuova società allo scopo di eludere i creditori.  Con tale sentenza la Cassazione ha reso definitiva il 10 aprile scorso la sua condanna a 3 anni e 10 mesi per bancarotta fraudolenta documentale.  Per i giudici  Corona è un individuo “vivere legibus solutus (non soggetto alla legge, ndr) e come tale bisognevole di adeguata risposta rieducativa e di reazione repressiva da parte dell’ordinamento”. “Il ricorso ad operazioni in nero e fittizie”, ammesse e poi parzialmente smentite, “sta chiaramente a provare la malafede dell’agente e la sua piena consapevolezza della irregolarità, formale e sostanziale, della sua condotta”, scrivono i giudici della quinta Sezione penale. Nonostante, a sua discolpa, Corona avesse nel ricorso scritto di essere “ignaro del fatto” perché nello stesso periodo era detenuto nell’ambito della cosiddetta “Vallettopoli”. La sentenza di secondo grado dalla Corte d’Appello di Milano emessa nel luglio dello scorso anno, scrive la Suprema Corte, “chiarisce come, a fronte di annotazioni contabili inesistenti, imprecise e di dubbia interpretazione, l’imputato abbia fornito giustificazioni oscillanti, sposando ora l’una, ora l’altra versione dei fatti”. Corona ha sottratto 50 mila euro in favore dell’ex moglie, Nina Moric, ma “non ha saputo chiarire se si trattava di un compenso per consulenze, non meglio precisate, o di somma erogata a fronte di un’opera di ristrutturazione di un immobile. Fatto sta che tutte tali operazioni non hanno riscontro contabile adeguato”. Inoltre “costituì  la società  Fenice proprio allo scopo di travasare in essa beni, attività, quadri dirigenti e personale della Coron’’s, ormai avviata al dissesto e al fallimento”. Esiste dunque “un preciso disegno di spoliazione della vecchia struttura produttiva” e la consapevolezza di operare “in danno dei creditori”.

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