Giovanni Toti arrestato per corruzione, posto ai domiciliari

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è stato arrestato ieri mattina  Il governatore è stato posto ai domiciliari. La Guardia di finanza di Genova ha proceduto all’arresto con l’accusa di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio. Lo comunica il procuratore capo di Genova Nicola Piacente. L’inchiesta è stata condotta anche dalla direzione distrettuale antimafia ligure e riguarda le elezioni regionali del 2020.

“Il presidente è sereno, convinto di poter spiegare tutto. La Regione continuerà a lavorare anche in sua assenza. Per quello che abbiamo potuto vedere fino a questo momento, sono tutti fatti a cui possiamo dare una spiegazione nell’ambito di una legittima attività di amministrazione nell’interesse pubblico“, afferma l’avvocato Stefano Savi, difensore del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.

“Non si parla di dimissioni- prosegue il legale- si sospende dalla funzione e poi vediamo che cosa succede. Il processo è ancora tutto fare, non basta una misura cautelare. Per i motivi etici, vedremo. Ora leggeremo gli atti e cercheremo di capire come portare elementi difensivi nel miglior modo possibile”.

Savi, già difensore dell’ex sindaco Marta Vincenzi, conferma che Toti è “molto sereno, molto tranquillo. Vuole affrontare il procedimento spiegando esattamente come possono essere interpretati alcuni fatti”. E proprio mentre l’avvocato parla, il governatore esce dal palazzo, accompagnato dalla sua scorta e dalla Guardia di finanza in borghese, che lo fa salire su un’auto che lo attende all’esterno. Prima di partire, il governatore saluta i giornalisti dal finestrino, con una mano.

Giovanni Toti è un ben noto politico, conosciuto inizialmente per il suo ruolo di giornalista televisivo. Dal 2015 è Presidente della Regione Liguria ma le elezioni del 2020 hanno gettato un’ombra sulla sua figura, visto che  l’alba di martedì 7 maggio ha condotto i militari della Guardia di Finanza di Genova ad attuare un’ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip. Il tutto connesso a un’inchiesta della Procura guidata da Nicola Piacente, il cui sguardo è stato rivolto alle elezioni regionali in Liguria svoltesi nel 2020.

L’arresto di Giovanni Toti è di certo la notizia che ha ricevuto maggior clamore, ma non la sola. Misure cautelari per altre 9 persone. Tra queste spicca Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Toti. L’accusa è di corruzione elettorale. Il tutto aggravato dall’ipotesi di agevolazione dell’attività di Cosa Nostra. Nello specifico si ipotizza un aiuto dato al clan Cammarata del mandamento di Riesi, con proiezione nella città di Genova. Contro di lui anche un’accusa di corruzione per l’esercizio della funzione.

Spazio poi ad Aldo Spinelli, ai domiciliari come gli altri. Si tratta di un noto imprenditore nell’ambito immobiliare e logistico. Altro nome di spicco è quello di Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. Oggi però ricopre la carica di amministratore delegato di Iren. L’inchiesta ha portato a un’accusa nei confronti dell’imprenditore d’aver dato denaro a Toti in cambio di favori come la concessione a Spinelli per le aree del terminal Rinfuse.

Merita un discorso a parte l’accusa contro Giovanni Toti, considerando la carica. Gli si contesta d’aver accettato da Aldo Spinelli e Roberto Spinelli promesse di finanziamenti. Al tempo stesso d’aver ricevuto 74.100 euro a fronte di differenti impegni:

trasformazione della spiaggia di Punta Dell’Olmo da libera a privata;

agevolazione dell’iter di una pratica edilizia connessa al complesso immobiliare di Punta Dell’Olmo;

velocizzazione e approvazione della pratica di rinnovo per 30 anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova S.r.l. (controllata dalla Spinelli al 55%);

assegnazione a Spinelli di spazi portuali ex Carbonile ITAR e Carbonile Levante;

assegnazione a Spinelli di un’area demaniale in uso al concessionariato Società Autostrade;

agevolazione dell’imprenditore nella pratica del “tombamento” di Calata Concenter.

Quella di Giovanni Toti è una lunga carriera, non solo politica. La svolta per lui è giunta nel 1996, con l’ingresso in Mediaset per uno stage. Un primo passo di una lunga storia professionale, durata fino al 2014. In questi anni ha scalato posizioni e ottenuto potere, fino al nuovo grande salto, quello in politica.

Molto legato a Silvio Berlusconi, venne scelto come suo consigliere politico. Fianco a fianco con l’ex Cavaliere, almeno fino al 2019, anno della fondazione di Cambiamo!, che però ha vita breve. Un “tradimento” perdonato, considerando l’appoggio di Forza Italia alle elezioni regionali in Liguria nel 2020, oggi sotto accusa.

Avendo ottenuto l’incarico di Presidente della Liguria, ha in passato detto addio al proprio posto a Bruxelles, valsogli per un anno uno stipendio tra i 16mila e i 19mila euro al mese (la variazione dipende dal grado di frequenza).

L’incarico che ricopre oggi, e ormai da un po’ di anni, ha un tetto massimo lordo non superabile. Si tratta di 13.800 euro. Lo stipendio che Toti percepisce è di poco inferiore, ovvero 13.764 euro. Nello specifico tale cifra va suddivisa in due tronconi. Il primo prevede 8.800 euro lordi di indennità della carica. Il secondo, invece, 4.884 euro lordi di rimborso spese per l’esercizio del proprio mandato.

Guardando a quelle che sono alcune sue dichiarazioni dei redditi, Giovanni Toti ha registrato un reddito complessivo di 102.481mila euro nel 2016. Un anno particolare, sotto l’aspetto politico e fiscale. Ha infatti trascorso alcuni mesi a Bruxelles e altri in Regione, con due differenti entrate. Cifra maggiorata nel 2020, con guadagni del 2019 pari a 107.678mila euro.

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