Si uccide in carcere il presunto assassino del gioielliere

ROMA. Si è suicidato nella notte nel carcere di Regina Coeli Ludovico Caiazza,  il presunto killer del gioielliere ucciso mercoledì scorso nel suo negozio in via dei Gracchi a Roma. L’uomo, 32 anni, era stato fermato sabato sera, a Latina, a bordo di un treno ed era arrivato nel pomeriggio nel reparto di Grande sorveglianza del carcere di Regina Coeli. L’allarme è scattato intorno alla mezzanotte. A trovarlo in fin di vita nella cella gli agenti della polizia penitenziaria durante un controllo dei detenuti. Gli agenti hanno chiamato il servizio ambulanze del 118 ma all’arrivo del medico e degli infermieri Ludovico Caiazza era già morto. Secondo quanto riferisce il segretario generale aggiunto della Cisl Fns Massimo Costantino, il presunto assassino del gioielliere si è impiccato ieri sera alle ore 22.50. L’uomo, che era solo in cella,  si è impiccato legando un lenzuolo alla finestra della cella. Per la grande sorveglianza è previsto un giro di controllo ogni 15 minuti. Tale suicidio rappresenta un doppio fallimento poiché da un lato non è stato data la possibilità alla famiglia del gioielliere di vedere riconosciuta la giustizia e far espletare in carcere la pena a Ludovico Caiazza ma, al contempo, non si è evitato di far compiere tale gesto. Ora la Procura di Roma ha aperto un fascicolo sul suicidio. Il procedimento, affidato al pm Sergio Colaiocco, è al momento ‘modello 45’, ossia senza indagati e ipotesi di reato. E anche il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) ha avviato un’indagine interna per ricostruire i fatti. Caiazza nel pomeriggio di ieri ha avuto un colloquio di oltre un’ora con il suo avvocato e ha incontrato poi anche una psicologa del carcere. La specialista avrebbe riscontrato “un forte stato di agitazione” ma nulla che facesse presagire il gesto estremo. Domani, intanto, verrà svolta l’autopsia. Probabili le polemiche sui controlli in carcere perché il detenuto in isolamento doveva essere tenuto sotto stretta sorveglianza fino all’interrogatorio di garanzia che si sarebbe dovuto svolgere stamattina. L’uomo si trovava nel settimo reparto del carcere, dove si trova la sezione ‘nuovi giunti’, che ieri pomeriggio contava 120 detenuti e due soli agenti in servizio.

Roberto Cristiano

 

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